#ZeroZingaretti

Stando alla “Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni” stilata dalla Corte dei conti, le Regioni sono sedute su una montagna di debiti: nel solo 2014 il deficit finanziario ammonta a 10 miliardi di euro (da sommarsi ai 15 del triennio precedente) che vanno ad alimentare l’indebitamento salito alla cifra monstre di 67 miliardi di euro. Ciò ha generato, nel periodo di riferimento, un debito medio pro capite di 1043 euro per ogni singolo cittadino, che per i residenti nel Lazio arriva a 3380 euro. Sempre per lo stesso periodo di riferimento, la Corte segnala che l’indebitamento risulta “particolarmente evidente nella Regione Lazio, passando da 15,54 miliardi di euro a 19,94, per effetto della variazione in aumento della voce Altro” con un passivo sanitario salito ad 11,28 miliardi di euro.

Ma invece per Nicola Zingaretti va tutto bene, la Regione Lazio gode di ottima salute e le cose fatte sono tante e tutte eccellenti. Anche quando era presidente della Provincia di Roma, il nostro Nicola aveva la capacità di farsi eleggere e poi sparire dai radar della politica: solo occasioni pubbliche, inaugurazioni e dichiarazioni generiche al miele. Per il resto ha sempre avuto la grande abilità di eclissarsi, imboscarsi sapientemente non facendo parlare della sua Amministrazione in modo tale che non se ne potesse dire né bene e né male.

Per cercare le cose fatte ci vorrebbe la perizia investigativa di Montalbano, ma a noi è bastato scrivere una e-mail a Fabrizio Santori, l’energico consigliere regionale del Lazio da sempre impegnato nella denuncia dei misfatti targati Zingaretti. Ed è così che abbiamo appreso che il nostro presidente della Regione si vanta di aver assegnato le terre ai giovani. Peccato che il novello Fidel Castro non ricordi di aggiungere che dei 300 ettari menzionati nel primo bando Arsial molti non siano interamente o immediatamente utilizzabili perché in parte occupati, in parte senza vocazione agricola e in alcuni casi addirittura oggetto di contenzioso.

Oltre al tema agricolo, il presidente non se la passa meglio sulla questione rilancio del patrimonio immobiliare della Regione Lazio. Terreni, appartamenti, case, negozi, stabili (di proprietà) abbandonati, quando poi la Regione Lazio prende in affitto interi palazzi dai soliti palazzinari o società di gestione immobiliare pagando lauti affitti. Sul versante delle entrate, invece, tutti gli immobili a reddito generano degli introiti a dir poco miseri. Per comprendere il fenomeno basta considerare che, relativamente al patrimonio disponibile ad uso abitativo, su un totale di 295 unità immobiliari, ben 122 risultano sfitte (41%), mentre per le unità regolarmente concesse, il canone locatizio risulta spesso non idoneo. Casi emblematici: 20mila euro annui per 4 vani a Piazza Navona oppure 7 vani in zona San Giovanni a 3mila euro l’anno, 4 vani e mezzo in zona San Pietro a 2.045 euro annui. Guardando i dati aggregati relativi al 2014, rispetto al totale dei canoni dovuti (5,72 milioni di euro), i canoni versati nel medesimo periodo ammontano a 3,24 milioni di euro. Tralasciando quindi il dato relativo alle unità sfitte, anche su quelle affittate bisogna calcolare una non trascurabile morosità del 43 per cento.

Basta così? No, c’è anche Zingaretti in “versione moralizzatore” il quale afferma: “Abbiamo chiuso 10 società regionali ed eliminato 153 poltrone inutili tutelando i lavoratori. Risparmiamo 400 milioni di euro all’anno e miglioriamo i servizi”. Sulla carta si sono tagliate 150 poltrone, nella realtà non più di 15. Di tutti i riassetti societari annunciati, solo due si sono concretizzati ed addirittura solo in parte. Stiamo parlando di Lazio Innova (già Sviluppo Lazio), ovvero delle società operanti nel settore dello sviluppo economico ed imprenditoriale, e di LazioCrea, nata dalla fusione di Lait e Lazio Service. Per il resto è tutto sulla carta, come ad esempio la grande opera di riassetto delle Asl (ne sono sparite solo due) o la corposa spending review secondo cui ci sarebbero risparmi per 400 milioni di euro. Sarebbe bello conoscere i criteri di calcolo in base ai quali si è stimato un risparmio di 400 milioni dato che, tra dirigenti esterni (66), collaborazioni e consulenze esterne la Regione Lazio non sembra brillare per parsimonia tanto da sforare il patto di stabilità 2014 e presumibilmente anche quello del 2015.

Nota dolente, ovviamente, è la sanità, voce che costituisce buona parte del debito regionale. Su 53 aziende ospedaliere in perdita presenti in Italia, ben 6 sono di Roma. Nel 2014, tutte le 9 aziende ospedaliere romane hanno subìto perdite complessive per 660 milioni e 867mila euro: tra queste spiccano il San Camillo-Forlanini, il San Filippo Neri (104 milioni e 552mila euro), il Sant’Andrea (53 milioni e 708mila euro) e l’Umberto I (con un disavanzo di 89 milioni e 229mila euro). Questo risultato “lusinghiero” ha portato il Lazio a diventare la terza Regione col debito più alto da recuperare (solo Sicilia e Campania hanno saputo fare peggio).

Sarà forse per questo che la campagna elettorale per le prossime amministrative non vede Zingaretti tra i protagonisti? Un pizzico di vergogna?

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 16:17