Il conto alla rovescia

Mentre sia a destra che a sinistra la corsa per le elezioni amministrative si sta trasformando in una resa dei conti all’arma bianca, il cammino del Paese diventa sempre più difficile e a rischio.

È chiaro a tutti, infatti, che a partire da Matteo Salvini per il centrodestra e dagli agit- prop per il centrosinistra, a ogni cosa si pensa tranne che al bene dell’Italia. Il segretario padano, che era partito bene alla guida della Lega portandola a recuperare tanti consensi persi per strada dall’ex Pdl, da circa un anno non ne azzecca più una, dimostrando i suoi grandi limiti da leader “vorrei ma non posso”. Salvini, infatti, tra dichiarazioni improponibili, scelte debolissime di uomini per la sua squadra, posizioni troppo estremiste e vaghezze di programma, è rimasto inchiodato a quel quattordici per cento senza riuscire in quel salto necessario ad accreditarlo definitivamente.

Come se non bastasse, su Roma, il Matteo padano sta consumando un nuovo tradimento nei confronti di Silvio Berlusconi, a testimonianza che il lupo perde il pelo ma non il vizio. Fu proprio Umberto Bossi, allora segretario (parliamo del primo Governo forzista nel 1994), a tradire il Cavaliere mollando la coalizione e costringendo così Berlusconi alla resa. Dopo ventidue anni ci risiamo ed è di nuovo la Lega, stavolta con la scusa di Guido Bertolaso candidato sindaco nella Capitale, a tradire gli impegni per opportunismi inutili e mediocri, frantumando così l’unità del centrodestra. Si tratta di un grossolano errore politico che certifica l’incapacità di Salvini ad assumere una leadership che, per essere tale, da ben altri presupposti e comportamenti deve partire.

Al folle quadro di autolesionismo del centrodestra si contrappone quello del centrosinistra, che tra primarie barzelletta, litigi e spaccature interne, trappole e inciuci trasversali, è destinato allo sbando peggiore. Per questo Renzi è politicamente sempre più debole e governa a colpi di fiducia, propaganda esasperata, maggioranze pulcinella e demagogia a gogò sui grandi successi del Paese. In mezzo a tutto ciò c’è l’Italia in pieno affanno e gli italiani sempre più esasperati dalla condizione che vivono, c’è insomma una penisola che boccheggia, tenuta in piedi solo da Mario Draghi e dalla Bce. Con le sue ultime mosse, infatti, il presidente di Eurotower ha ancora una volta defibrillato quel cuore tricolore in stato di pre-rianimazione, garantendone così il battito. Ma il vero problema sta proprio in questa disperata scelta di Supermario. Infatti, questa volta per imporla ha messo in campo tutta la sua forza anche contro il volere dell’Europa germanocentrica. Una sorta di atto d’imperio molto maldigerito da chi conta e non ha particolari simpatie per l’Italia e per il Presidente della Bce; insomma, una frattura che non sarà priva di conseguenze per noi, a partire dai prossimi esami che subiremo. Dunque, c’è da mettere nel conto che da questo momento in poi non solo non ci sarà nessuna tolleranza nei nostri riguardi, ma che per Renzi e Padoan sono finiti i tempi delle parole a vanvera, degli illusionismi e dei bilanci facili. Ecco perché dicevamo che mentre la piccola politica italiana si accapiglia per ridicole questioni di bottega elettorale, disputando duelli e vendette per le candidature amministrative, l’Italia rischia l’osso del collo per davvero.

Che piaccia o meno, l’Europa ci costringerà alla sincerità sulla natura di un debito sempre più vertiginoso, sul reale stato dei conti di bilancio, sulla sostenibilità degli impegni presi e sul rispetto di quelli in corso. Insomma, passo dopo passo si sta tracciando la vera deadline di Renzi e della sua corte dei miracoli. Prepariamoci dunque alla resa dei conti e purtroppo con tutta probabilità a nuovi grandi sacrifici, ma finalmente anche a nuove elezioni politiche ed a quel punto spetterà solo a noi farci sentire sul serio.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 16:58