Patti, paradigmi, “a prescindere”

Dunque, secondo l’oracolo “fogliante”, Claudio Cerasa, c’è un “paradigma Confalonieri” che impone non solo a Cerasa ed al Foglio, ma all’Italia, a tutti noi, di tenerci Renzi e che, allo stesso tempo, ed, anzi, come presupposto di questa “necessità”, costituisce la chiave del successo dell’ex Boy Scout. Il “paradigma Confalonieri”, sempre secondo Cerasa, viene dopo e come conseguenza, specificazione ed ampliamento del “Patto del Nazareno”.

Sono restìo a valermi di certe etichette e ad accettare le formule politiche che di etichette sono il frutto. E sono ignorante. Non posso nemmeno cavarmela come gli ignoranti oggi di moda (che la moda impone di non considerare tali) che di fronte a qualcosa che non avevano inteso mai nominare, possono dire “ah! sì… ma tanto c’è su Internet”. Perché io il computer non so nemmeno come si accende. Ma Cerasa questa storia del “paradigma Confalonieri” la spiattella oramai così spesso su “Il Foglio”, in televisione e chi sa in quanti altri modi (forse ci sarà pure su Internet) che, alla fine, ho capito di che si tratta. Il “paradigma Confalonieri” è quella cosa per cui Renzi, leader del Partito Democratico e della sinistra, presidente di un Governo di Sinistra, i voti li ha presi e soprattutto (secondo Cerasa e Confalonieri) li prenderà a destra facendo lui quello che una destra dovrebbe fare. Renzi “ha capito” che l’Italia è di destra. Poiché egli sostiene che la sinistra ha da governare (sennò che ci sta a fare?) che altro deve fare se non fare politica di destra e cercare i voti di destra? Elementare! All’epoca, delle grandi scoperte c’era un miraggio condiviso dai grandi navigatori “Buscar el levante por el ponente”. A parte l’ardire di una comparazione di Renzi con i grandi navigatori (che meglio si attaglia a lui il cabotaggio “Tirrenico”, cioè Etrusco), questa teorizzazione della ricerca del successo politico attraverso la propria sostituzione all’avversario non è nuova, specie in Italia. Una volta a definirla c’era un termine, “voltagabbana”, ma poi, la valorizzazione del genio di Machiavelli ha portato a definizioni diverse. Ma anche a sempre nuovi fenomeni più o meno uguali. I mazziniani che divennero monarchici o crispini, i cattolici che divennero “democratici”, i socialisti, i liberali, i repubblicani che divennero fascisti, i fascisti che divennero democristiani. E, naturalmente, i comunisti ed i democristiani che divennero “democratici”, preferibilmente renziani.

Ora Renzi ed i renziani vogliono diventare “Il Partito della Nazione”, qualcosa del genere di quell’altro “Partito Nazionale” che, piccolo particolare, si chiamava pure “fascista”. Se posso farlo senza incorrere nelle ire e nei propositi di vendetta di qualche musulmano permaloso, direi che Renzi, ed il teorizzatore del renzismo, Cerasa, ritengono che “se la montagna non va a Maometto, Maometto va alla montagna”. Con questo criterio, che sostituisce la mobilità dell’elettorato con quello del partito (unico, perché la sua mobilità rende superflua la pluralità) la vocazione monocratica del Pd e quella del suo segretario-padrone, avrebbero trovato la chiave dell’avvenire (ahimè!!) politico del nostro Paese. E, quel che è più importante il “nuovo” avrebbe la sua brava denominazione un po’ criptica, ma decisamente intellettuale-imprenditoriale! “Paradigma Confalonieri”. Superato sarebbe invece il riferimento al “Patto del Nazareno”, anche se Cerasa ci assicura dell’esistenza di una clausola “riservata” di esso decisamente avvenirista. Ma il “Patto del Nazareno” era, in fondo, null’altro che la realizzazione di un necessario “affidamento in prova” del Cavaliere ai “Servizi sociali”, rappresentati, invece che dal dare la pappa ai vecchietti, dalla “propria messa in condizione di non nuocere” nel rispetto dei programma della cosiddetta giustizia, che così lo aveva ridotto.

Ma il “Patto del Nazareno”, oltre alla scusante (per Berlusconi) dell’averlo dovuto subire in alternativa al carcere, aveva una “giustificazione” anche per i rapporti politici che ne erano conseguenza. Il sistema “monocratico”, la sinistra che va al potere con i voti di destra, lo si chiami “paradigma Confalonieri” o in altro modo meno elegante (ma più espressivo), è un sistema che nessun artificio retorico di Cerasa, e nemmeno di Giuliano Ferrara (che può permettersi di risultare insopportabile perché c’è sempre il sospetto che ci provi gusto e che si faccia beffa di quanti che così lo giudicano) non ha scusanti e nemmeno “lati” accettabili. Questa storia del partito di sinistra che “interpreta” la destra e ne “utilizza” l’elettorato, mentre è il prodotto di un molliccio e contorto trasformismo delle coscienze, del pensiero e (soprattutto) degli interessi, è un volgare (sì, caro Cerasa e compagni, volgare) pasticcio perché “prescinde”. Prescinde dal fatto che il “Partito della Nazione”, il partito di questo raffinato “Buscar el levante por el ponente”, della sinistra che realizza ciò che vuole o dovrebbe volere la destra, è quello che è, cioè una malformazione del residuato catto- comunista, che ci è stata imposta con la violenza. La violenza turpe perché camuffata da giustizia, la violenza di una “via giudiziaria” ad un socialismo falso ed imbroglione, una violenza che ha distrutto anzitutto la dignità, l’autonomia, i valori fondanti della politica come intenzionalmente salvò democristiani di sinistra o comunisti, anche se non poté mandarli subito al potere per l’”inconveniente” Berlusconi.

“Prescindere” da questo è come se si fosse voluto “prescindere” dal fatto che il fascismo (un’altra sinistra che interpretava la destra) si era imposto con la violenza dei manganelli (e, anche allora, con un uso politico della giustizia e delle forza pubblica e, poi, delle leggi repressive). Non è un “prescindere” da poco. E non è da poco l’eco nefasto del significato “in sé” del Partito della Nazione.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:05