
“Libertà è partecipazione” sosteneva in tempi non sospetti Giorgio Gaber. Ma allora, quando la “partecipazione” è a percentuali ridicole, cosa vuol dire? Che non c’è libertà e, di conseguenza, non c’è democrazia?
Già, la partecipazione. È partecipazione, e quindi libertà e democrazia, quella rappresentata da extracomunitari, cinesi e rom in fila per esprimere la loro preferenza per un qualcuno che non conoscono né come persona né per il ruolo per il quale lo stesso è in corsa? È partecipazione offrire qualche euro per stimolare la presenza del singolo a Primarie di fatto già falsate con quell’offerta o aumentarne artificialmente l’affluenza “gonfiando” il numero di schede bianche e nulle?
È partecipazione (o “democrazia partecipativa” come a certi piace definirla) quella dove votano meno di trecento persone per decidere il candidato-sindaco di una metropoli di quasi un milione e mezzo di abitanti? Rappresenta poi davvero qualcosa se da quella consultazione viene fuori la vincitrice “forte” delle 74 (dicasi settantaquattro!) preferenze personali ottenute? È vera “democrazia partecipativa” questa?
Cosa rappresentano, con tutto il rispetto per i singoli, i 588 che hanno votato per le Comunarie del Movimento Cinque Stelle a Napoli? Che rappresentatività democratica potranno mai rappresentare? A Roma (oltre 2.800.000 abitanti che superano i 4 milioni con l’area metropolitana) sono stati spacciati per “successi” la partecipazione di 40mila persone alle Primarie del Partito Democratico (erano stati intorno ai 100mila ai tempi della candidatura di Marino) e quella dei 3862 militanti M5S (sui circa 9500 certificati) che hanno scelto Virginia Raggi a rappresentarli per la corsa a primo cittadino della Capitale attribuendole 1764 preferenze personali.
Ci scusiamo con gli interessati, ma crediamo che numeri di queste dimensioni riescono a rappresentare ben poco, sia dal punto di vista della partecipazione che della democrazia. Sulla libertà si omette, in questa sede, ogni commento. Come al solito sopra a tutti è “volato” Silvio Berlusconi, che è riuscito nell’ardua impresa di proporre una sorta di primarie ai cittadini romani che prevedono la scelta di un solo nominativo: d’altronde l’amicizia con Putin qualcosa avrà pure insegnato… “Libertà è partecipazione”, ma non sempre la partecipazione vuol dire libertà ma, soprattutto, certa “democrazia partecipativa” non sempre equivale a quella democrazia costituzionalmente intesa.
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:07