
È una guerra insidiosa quella che stanno giocando la Commissione Ue a guida Juncker ed il premier italiano Matteo Renzi. Fatta di scambi d’accuse e minacce velate, a volte anche palesi. Anche l’odierno antieuropeismo di Renzi non sembra produca alcun risultato, se non l’ulteriore logoramento dei rapporti tra Governo e Unione europea. Renzi è circondato, anzi bloccato: costretto a trasformare l’Italia in un campo profughi ed a torchiare i contribuenti. Andiamo con ordine. Circa una decina di giorni fa proprio la Commissione bacchettava il Belpaese sostenendo che “l’Italia non sa rimpatriare, è lenta sia nei rimpatri che nelle identificazioni”. Soprattutto Bruxelles obietterebbe che in Italia sarebbe scarsa, se non nulla, l’identificazione delle persone sulle strade urbane, cioè nelle città, e questo darebbe una sorta d’impunità ai cittadini non europei che, in attesa di un lavoro, delinquono. Parole facili, anche perché la situazione demografica italiana è ben diversa da quella tedesca, oppure olandese, austriaca o ancora belga… L’Italia è una Paese densamente popolato, quindi le forze di polizia solo nelle vie centrali di Roma saltuariamente fermano qualche passante sospetto. In tutto il Paese si limitano ad identificare chi circola sulle vetture. Anche su treni e autobus difficilmente oltre al biglietto viene chiesto un documento; esattamente l’opposto di quanto avviene in Germania, dove il controllore chiede biglietto e documento. L’Italia attualmente non ha le forze per espletare un controllo così capillare dei cittadini che si muovono sul proprio territorio, però starebbe impegnandosi perché vengano identificati tutti coloro che sbarcano lungo le coste.
Con l’acuirsi della crisi immigrazione, sul fronte balcanico si starebbero nuovamente accendendo i riflettori lungo i confini adriatici tra Albania, Serbia, Grecia e Puglia. Quest’ultima, secondo gli addetti ai lavori, potrebbe tornare ai livelli di traffico di esseri umani dei primi anni Novanta. Si dimostrerebbe oltremodo facile controllare la migrazione dai soli porti di Bari e Brindisi; il problema è tutto nei circa 600 chilometri di coste che potrebbero garantire sbarchi incontrollati. E dalla Germania ci fanno sapere che dalle coste pugliesi passeranno i migranti che ormai trovano sbarrata la porta balcanica: se ne prevedono più di un milione entro luglio.
Berlino stima 3,5 milioni di profughi entro il 2020, ce lo rivela la Süddeutsche Zeitung, citando le previsioni del ministero tedesco dell’Economia. Il governo Merkel conta che dal 2016 al 2020 entreranno in Germania in media 500mila profughi all'anno, sebbene i numeri potrebbero di anno in anno oscillare: si aggiungeranno al milione e 100mila arrivati nel 2015. Il ministero tedesco dell’Economia, pur confermando le rivelazioni del quotidiano, fa notare che “si tratta di un’ipotesi puramente tecnica”, elaborata per una discussione all’interno dei diversi dipartimenti del governo: non essendo al momento possibile una stima seria, il governo si astiene da previsioni ufficiali. Ma sotto l’aurea dell’ufficialità cova il solito modo di fare tedesco, e cioè sfoderare statistiche e stime utili a fabbricare prove contro l’Italia colabrodo d’Europa. Intanto la Grecia non s’è persa d’animo e ha subito richiamato l’ambasciatore a Vienna, Chrysoula Aleiferi, in seguito al vertice Austria- Balcani sui migranti. Lo ha reso noto un comunicato del ministero degli Esteri ellenico, per il quale le consultazioni con l’ambasciatore hanno “il fine di preservare le relazioni amichevoli tra i popoli e gli Stati di Grecia ed Austria”.
A conti fatti, entro metà marzo circa 100mila migranti rimarranno bloccati in Grecia, a seguito della stretta agli ingressi decisa dai Paesi balcanici. Lo confermano le stime del ministro delle politiche migratorie di Atene, Yannis Mouzalas, che ammette di “avere un piano di emergenza, ma ci auguriamo che l’Unione europea si muova più velocemente per affrontare la crisi”. L’Ue non è mai stata così debole, in ragione del fatto che i politici sono in subordine ai banchieri. Questi ultimi sanno bene come questi flussi migratori rappresentino un enorme costo, da spalmare sui contribuenti di tutta l’Unione. Ne consegue che, con tutta quest’ondata migratoria, Renzi non possa far calare la pressione fiscale.
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:07