Roma interessa a tutti?

Ciò che sta accadendo nel centrodestra, sulla candidatura di Guido Bertolaso, è esattamente la sintesi e il concentrato delle ragioni che hanno portato al disfacimento totale di quella che, fino al 2008, era “l’invincibile armada” inventata genialmente da Silvio Berlusconi nel 1994.

Sia chiaro, in tutto questo triste e sconfortante riassunto, le colpe del Cavaliere sono purtroppo tante ed evidenti, è inutile qui e ora farne un elenco, ma certo non essere riusciti in dieci, quindici anni di vittorie eclatanti a creare una solida, coesa e affidabile area liberaldemocratica antagonista al centrosinistra, è la madre di ogni amarezza. È qui che nasce e probabilmente muore la speranza che, almeno per il momento, il centrodestra possa fare qualcosa di tangibile nel panorama politico italiano. Liti, tradimenti, invidie, gelosie e purtroppo tanta mediocrità nella scelta della classe dirigente, lasciano il segno, tanto più in un mondo come quello moderato di centrodestra, sostenuto da gente che tende a mollare più facilmente di altri. Per questo è aumentato l’astensionismo, per questo il crollo elettorale dell’ex Popolo della Libertà è stato ed è lampante e clamoroso.

Del resto, se così non fosse, non ci si potrebbe spiegare il putiferio che ha accompagnato la scelta di Guido Bertolaso a candidato sindaco per il centrodestra a Roma. Infatti, il paradosso vuole che, a guardare con razionalità le caratteristiche dell’uomo, non potrebbe esserci figura più azzeccata dell’ex capo della Protezione civile, per come è ridotta oggi la Capitale. Senza nulla togliere a tutte, ma proprio tutte le altre candidature di destra come pure di sinistra, l’esperienza, la conoscenza della macchina amministrativa, la capacità a gestire emergenze, la professionalità acquisita in anni di test difficilissimi, fanno di Bertolaso un candidato impareggiabile.

Come se non bastasse, non è un politico, non è un giovane arrivista e capriccioso, non è un enfant gaté e nemmeno un capo popolo fanfarone e arrogante. Eppure, non appena sceso in campo, il fuoco cosiddetto amico ha subito iniziato un impallinamento costante, incredibile ma vero. Passi, infatti, per gli ovvi attacchi degli schieramenti opposti, passi per i corsivi velenosi e sgarbati del giornalismo radical chic, ma che dal centrodestra si siano levate le frecciate peggiori, francamente la dice lunga su tutto. Si è tirato in ballo addirittura la magistratura, i processi e le vicende giudiziarie, dimenticando di colpo la storica battaglia del centrodestra a favore del garantismo fino all’ultima e definitiva prova contraria. Bene, simpatie a parte nei confronti di Bertolaso, non può non essergli riconosciuta grande capacità professionale, tecnica e specialistica, tanto da essere riuscito a portare la nostra Protezione civile ad un livello di eccellenza mondiale ammirato da tutti. Roma è da Protezione civile, è un’emergenza quotidiana, una catastrofe burocratico-amministrativa, un coagulo di sciagure accumulate in decenni di giunte inadeguate, improbabili, in parte disoneste e certamente incapaci. Piaccia o no, Roma ha bisogno di uno sgobbone fra gli sgobboni che si metta subito all’opera per ricucire un territorio devastato; l’Urbe ha bisogno di uno stakanovista che preferisca le periferie alle kermesse, di un professionista del disastro che in tuta da lavoro inizi subito un’opera di recupero che durerà anni e anni, per come è messa la città.

Per questo Bertolaso non ci dispiace e pensiamo che, con lui, Roma abbia una chance, per questo diciamo che al suo fianco dovrebbe esserci all’opera tutta la cittadinanza. Perché sia chiaro, senza un civismo partecipato, senza rispetto per la cosa di tutti e senza attenzione a chi sta peggio, Roma, purtroppo, finirà per sprofondare nel solco di Romolo e Remo.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:14