
L’hanno chiamato “supercanguro”. Ma, non è il mammifero australiano. È solo la trovata del senatore Andrea Marcucci (Pd), pensata per battere l’ostruzionismo della Lega contro il disegno di legge sulle unioni civili. In realtà il supercanguro è un coccodrillo, contro cui hanno battagliato, oltre ai partiti di centro destra anche i grillini, che non amano essere digeriti nella pancia del Partito Democratico.
La tecnica del canguro, ideata a Westminster nel kangaroo, l’ha disciplinata soltanto il regolamento della Camera, ma si può fare anche al Senato. Quando vengono presentati su uno stesso testo di legge una moltitudine di emendamenti, tra loro differenti solo per “variazione a scalare di cifre o dati o espressioni altrimenti graduate”, il presidente - si legge nel regolamento della Camera - pone in votazione quello che più si allontana dal testo originario, poi quelli intermedi, sino all’emendamento più vicino al testo originario, dichiarando assorbiti tutti gli altri.
È l’empirismo britannico ad aver escogitato una tecnica antifilibustering così fatta. Permette di saltare a piè pari interi gruppi di emendamenti, tra loro omogenei. Salva le prerogative della maggioranza e stoppa le esasperazioni ostruzionistiche di chi ostacola il ragionevole svolgimento del calendario parlamentare.
L’astuzia italiana è andata oltre. Dentro la logica del canguro, ha introdotto gli emendamenti premissivi: “premissivi” “non permissivi”. Sono “premissivi”, perché collocano davanti all’articolo 1, un articolo 01, che anticipa l’intero testo di legge, “premettendo” in via generale, i contenuti, i caratteri e le finalità del provvedimento che segue. Dovrebbero avere la funzione di illustrare le finalità della legge, i principi generali, la definizione delle nozioni contenute nel testo, ma finiscono per fissare, riassuntivamente, gli stessi contenuti esposti dettagliatamente negli articoli che seguono.
In questo modo, con un’unica votazione, escludono tutti gli emendamenti capaci d’incidere sull’integrità del testo di legge della maggioranza. L’emendamento Marcucci riassume nell’articolo 01, “in premessa”, il ddl Cirinnà nella sua integrità. Per capire di cosa si sta parlando, si consideri che è composto da tre commi e nove lettere: una piccola legge nella legge. In particolare, il comma 2, alla lettera f), sulla stepchild adoption, detta: “la parte dell’unione civile può fare richiesta di adozione del figlio minore anche adottivo dell’altra parte dell’unione”. È tutto detto. Con questo finto emendamento, attraverso una sola votazione (che anticipa quello che si dirà meglio dopo), si decide anticipatamente tutto. Il resto è solo ripetizione di quanto già deliberato.
Una specie di questione di fiducia, da votare con voto palese, come ha deciso il presidente del Senato Pietro Grasso, senza il rischio della possibile caduta del Governo. Se ne sono accorti tutti. Da ultimi i Cinque Stelle. E adesso? La conferenza dei presidenti ha deciso il rinvio di una settimana. Vuol dire che Renzi non ha intenzione di mollare su niente. Ma le ostilità sull’adozione del figliastro continuano a dividere la maggioranza e i membri del partito di maggioranza.
Prenda atto il Partito Democratico che sulla stepchild adoption non c’è consenso. Porti a casa le unioni civili. La rabbia dei movimenti arcobaleno non ha ragion d’essere. Del resto non si sono date valide ragioni sulla legalizzazione dell’adozione del figliastro. Si obietta. Ma che differenza c’è, in concreto, nella vita quotidiana di una coppia omosessuale, tra un rapporto adottivo legalizzato dalla Cirinnà o la convivenza di fatto con il figlio del partner? La convivenza continuerebbe comunque, allo stesso modo, con o senza il riconoscimento legale. Un momento. Una cosa è riconoscere il “diritto” degli omosessuali di formare un’unione civile. Altro è affermare, in una legge dello Stato, che d’ora in poi i figli di una coppa omosessuale li puoi far nascere come ti pare.
Con la Pma eterologa monogenitoriale praticata in Spagna, oppure con la surrogazione della maternità acquistata in California, o con l’adozione monogenitoriale conseguita in Francia, la Cirinnà permetterebbe di estendere il rapporto monogenitoriale, conseguito all’estero, all’altro partner omosessuale. In questo modo si affermerebbe non solo il diritto alla legalizzazione della coppia omosessuale, ma anche il diritto a costituire un rapporto genitoriale omosessuale. Due cose molto diverse.
Come si può ben vedere, tutto il dibattito è sempre e soltanto incentrato sulla rivendicazione dei “diritti della coppia omosessuale”. Ma, i diritti dei figli non esistono? Si dovrebbe sapere che anche la Convenzione sui diritti del fanciullo firmata a New York il 20 novembre 1989, all’articolo 3, detta “in tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza sia delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l’interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente”.
Considerato che lo Stato democratico è lo stato delle libertà, non può essere indifferente nei confronti dei diritti degli omosessuali, ma non può neanche ignorare i diritti dell’infanzia. Di questi è chiamato a risponderne anche nei confronti delle generazioni future. Sul punto, la scienza non è in grado di darci le rassicurazioni che invochiamo sul fatto che la personalità di un bambino resti tale, sia che cresca in una famiglia tradizionale o cresca in un’unione omosessuale.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:02