
Libertà, autonomia, disciplina volontaria e religione laica sono i concetti e gli ideali fondamentali liberali da affermare in Italia ed in Europa.
Il problema italiano così come in Europa è essenzialmente di autonomia e l’assenza di autonomia, di vite libere. Ciò costituisce l’ostacolo fondamentale all’esistenza di una struttura unita adeguata e di Stati europei in giuste dosi, minimi. Ed ecco che cosa si sta ostinando a fare l’Europa sbagliata, l’Europa tedesca di oggi, che sarebbe stata travolta dalla crisi anche se non ci fosse stata la crisi durante tutti questi ultimi lunghi otto anni. È chiaro infatti che la causa è la sua “costruzione” falsata rispetto a quella originaria ed originariamente voluta dai fondatori. È chiara a tutti oggi la sua inaffidabilità, veleno che la percorre e definisce.
L’Europa tedesca non è cioè caduta sotto i colpi della tremenda e grave crisi 2008/2015, ma per la sua stessa natura sbagliata e viziata che prima o poi doveva cominciare a fare acqua, dai lontani Regolamenti del 1997 circa sino ad oggi; quando cioè sono stati dolosamente sostituiti i Trattati a valenza generale con atti e provvedimenti, regolamenti privi di qualsivoglia valore generale, come ad esempio il Fiscal compact, autoproclamatosi Trattato senza minimamente esserlo.
All’incirca da una ventina d’anni l’Europa “unita” è sbagliata e non si riprenderà proprio perché errata. L’attuale sopravvivenza statica cioè non reggerà ancora per molto, così come è bene ed opportuno avvenga. Cosa prevedono oggi i “menù” europei eminentemente tedeschi, della Germania che ha preso il sopravvento, economico innanzitutto, dell’Europa falsata. Di recente, non si sa a quale titolo né con quale metodo e merito, l’attuale presidente della Bundesbank Jens Weidmann e il governatore della Banca di Francia, Francois Villeroy de Galhau, hanno avanzato proposte politico-istituzionali per l’Europa tedesca i cui vertici politici istituzionali non hanno avuto niente da ridire né tantomeno da stigmatizzare in proposito. In pratica il banchiere tedesco accompagnato dal codazzo prono e codardo francese ha presentato programmi per l’intera Europa (tedesca). Weidmann e Villeroy de Galhau hanno proposto, bypassando apertamente gli stessi Merkel e Hollande, i quali ultimi, soli, non sarebbero neanche loro stessi l’Europa unita, seppur evidentemente tedesca. Il banchiere tedesco Weidmann con al guinzaglio il cagnolino francese ha proposto che si facciano riforme strutturali nazionali, un’unione di finanziamenti ed investimenti ed ovviamente una migliore gestione dell’economia in Europa. Un primo progetto prevederebbe il rafforzamento, sotto il dominio tedesco, dei poteri centrali europei con la creazione dello spaventoso super ministro, tedesco ca va sans dire, e l’implementazione della burocrazia europea, cioè più burocrazia ancora, per il governo dell’economia europea, e ciò senza tuttavia né l’adozione di un debito pubblico con titoli propri pubblici del tipo eurobond che almeno renderebbero meno vulnerabili i debiti sovrani dei Paesi europei o servirebbero a finanziare investimenti pubblici europei volti alla convergenza dei Paesi membri, né si prevede un bilancio con entrate proprie. Secondo il proponente tedesco, maggiori finanziamenti arriverebbero dal mercato azionario ampliato.
L’altra ideona tedesca è vaga, seppur mascherata dietro grandi enunciati europeisti dal sapore molto poco comunitario, e consisterebbe nello stringere il Fiscal compact, l’atto cioè autoproclamatosi trattato senza esserlo, e segmentare i debiti sovrani dei Paesi membri sia scoraggiando le banche a detenerne troppi con penalizzazioni limitando il potere d’intervento del “Fondo salva Stati” e velocizzando le ristrutturazioni dei debiti con il coinvolgimento dei privati. È il famoso tetto che viene proposto a giorni alterni a detrimento di ogni discorso relativo alla garanzia comune dei debiti. Nessun riferimento o richiamo è stato fatto dal banchiere tedesco al progetto del giugno 2012 cosiddetto dei cinque Presidenti dal titolo “Completare l’Unione economica e monetaria” presentato dal Presidente del Consiglio europeo, da quello della Commissione, da quello del Parlamento europeo, dal Presidente dell’Eurogruppo e dal Presidente della Banca centrale europea.
In tale ultimo progetto dei presidenti si “punta”, entro il 2017, al rafforzamento dell’Unione in base all’uso dei Trattati, rilanciando la competitività e la convergenza strutturale e mirando al completamento dell’unione economica e finanziaria con l’attuazione di politiche di bilancio responsabili, nazionali e all’interno dell’Eurozona. Si prevede, dal 2017, l’introduzione di parametri di convergenza per l’Unione di bilancio ed, entro il 2025, l’Unione politica europea. Si prevede l’attribuzione ad un ente esistente europeo di strumenti di stabilizzazione macroeconomica in grado di reagire agli shock che si rivelino difficilmente gestibili a livello nazionale; non si parla di debito pubblico federale, ma di strumenti di potenziamento dell’economia reale dell’Unione per la crescita. L’Italia deve oggi smarcarsi dallo strapotere tedesco in Europa guardando verso il Regno Unito, in asse con gli Stati Uniti (e commerciando con la Russia), con il disegno ben preciso di definire politicamente l’Europa libera, dando attuazione, nei limiti del possibile, al progetto futuro dell’Unione politica europea, dell’Europa politica unita.
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 16:58