Torna la Tasi: consiglio di Germania e Unione

È concreto il rischio che torni la Tasi sulla prima casa. Perché l’Unione europea potrebbe costringere il premier Matteo Renzi ad una clamorosa retromarcia, e per tappare un buco di bilancio di oltre tre miliardi di euro.

Dalla Presidenza del Consiglio fingono che tutto vada per il meglio. Pur sapendo che tra Renzi e l’Ue è calato il gelo, infatti, i funzionari di Bruxelles continuano a rimandare le risposte sulla flessibilità per tutte le spese sostenute per la crisi dei migranti. Per l’Italia ballano circa tre miliardi, lo 0,2 per cento del Prodotto interno lordo. Quello che l’Ue stenta a riconoscere al Bel paese (al netto dei contributi alla Turchia) è la flessibilità per le spese sui migranti. Ora Renzi finge non vi siano preoccupazioni, pur sapendo che proprio la Germania ha suggerito che l’Italia reintroducesse la tassa sulla prima casa per tappare il buco di bilancio: “La valutazione - dicono i commissari dei conti pubblici Dombrovskis e Moscovici - sarà fatta solo in primavera e sarà determinata caso per caso ed ex post, sulla base delle spese fatte”. Ergo, Renzi farebbe in tempo a far pagare la Tasi a maggio, spiegando agli italiani che “ci siamo sbagliati”. Questo perché Bruxelles tiene il punto, rinviando l’esame della nostra “manovra di stabilità” ad aprile, quando s’abbatterà la scure della Commissione anche sulle spese dimostrate.

Gli attriti tra Roma e Bruxelles sono forti perché la Germania (che detiene il pacchetto di controllo della Banca centrale europea) ha caricato di dubbi europei la “sostenibilità dell'Italia nell'Eurozona”. Jean-Claude Juncker ha scritto direttamente a Renzi, specificando che “la Commissione ha dichiarato che i contributi nazionali non saranno tenuti in conto nel calcolo del deficit ai fini del Patto di stabilità e crescita”. Il premier italiano considera le resistenze di Bruxelles sulla flessibilità per l’immigrazione una “ottusità da euroburocrati”. Parole da euroscettico? Di fatto Renzi è ormai al palo, sa che per i “poteri forti dell’Ue” il suo tempo è ormai scaduto. Il Presidente del Consiglio sa anche che non potrà più contare sul trasferimento nei Paesi del nord Europa dei migranti ospitati nei centri italiani. Di fatto la Germania ha detto che accoglierà solo coloro che, potendo vantare lo status di rifugiato, provengono dal corridoio balcanico. Mentre Austria, Croazia, Slovenia, Danimarca, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Danimarca, Olanda, Svezia e Norvegia non avranno più frontiere permeabili ai migranti.

Nonostante l’attuale situazione, Renzi ha dichiarato in occasione dello sblocco dei fondi per la Turchia: “Noi pensiamo che tutti i migranti siano uguali. Pensare di considerare in modo diverso le spese per salvare i bimbi eritrei che arrivano in Sicilia mi sembra assurdo e illogico, solo una perversione burocratica. Ma noi, nonostante i professionisti della polemica provino a rilanciare ancora da Bruxelles come se ci fossero vite di serie A e di serie B, non cadiamo in provocazioni. Insomma, l’Italia continuerà a salvare vite umane in Mediterraneo come ha sempre fatto, anche quando l’Europa si girava dall'altra parte”.

L’Ue non si scompone e stigmatizza che certe opere l’Italia deve farle a spese dei contribuenti italiani. “E continuerà a farlo perché - esclama Renzi - prima del patto di stabilità c’è un patto di umanità. Se poi vogliono aprire una procedura contro l’Italia - ha insistito Renzi - facciano pure. Per noi Europa significa valori e ideali, non polemiche dai professionisti dello zero virgola”.

Di fatto, oltre al buco da tre miliardi di euro, pesa sul governo Renzi la scure di tutte le sanzioni non pagate, ed in tutti i settori, dall’immigrazione all’agricoltura, passando all’ambiente ed alla sanità, senza trascurare diritti civili ed i mancati adeguamenti in settori come infrastrutture e trasporti pubblici. Per l’Unione l’Italia sarebbe paragonabile al cattivo cittadino che non ha mai pagato le contravvenzioni ed ora non può intestarsi nemmeno un paio di mutande. Del resto proprio i tedeschi hanno sottolineato come la somma di tutte le multe Ue non pagate sarebbe bastevole a far fallire lo Stato italiano, se poi ci venisse caricato anche il debito pubblico e l’eventuale deficit di bilancio non coperto, non ci resterebbe che consegnare le chiavi del Bel paese alla Deutsche Bank. Intanto Renzi cerca di difendersi gettandola sull’umanitario, dichiarando che “non è possibile considerare le vite da salvare nel Mar Egeo diverse da quelle da salvare nel Mar Tirreno”. Intanto lo scorporo dal deficit è assicurato solo per i contributi al fondo per non far partire i profughi dalla Turchia.

Di fatto Renzi non si è dimostrato né soluzione ai mali dell’Italia né argine allo strapotere dei Paesi ricchi della zona euro. Evidentemente gli italiani, per tornare in buona salute, necessitano di un governo che cestini tutte le normative europee che ci hanno trasformato in un grande campo d’accoglienza. Soprattutto in un Paese dov’è vietato produrre e risparmiare.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:01