
Arriva il presidente iraniano Rohani in Italia e qualcuno pensa bene di coprire le statue che hanno in bella mostra i gingilli marmorei per non turbare la sua severa morale religiosa. Manco a dirlo, si scatena una polemica furibonda con annesso gioco delle “tre scimmiette”: Franceschini non sapeva, Renzi non ha visto, Rohani non ha chiesto di coprire le statue, la soprintendenza ha ricevuto l’indicazione da Palazzo Chigi, il Capo del cerimoniale non ne sa nulla e via discorrendo. Alla fine vedrete che sarà colpa dell’usciere perché in Italia generalmente paga il più fesso.
Che poi, a voler essere maliziosi, Renzi le statue censurate le ha viste ma non ha proferito verbo fino a quando anche l’ultimo blogghetto sfigato non ha montato una cagnara. Troppo facile in quel momento prendere le distanze. A questo punto ci sorge spontaneo un dubbio: ma siamo sicuri che sia proprio interessante questa caccia al colpevole? Siamo proprio certi che si debbano andare a scomodare concetti come l’orgoglio nazionale o la tutela del patrimonio storico e artistico?
Il fatto in sé ci interessa poco, convinti come siamo che forse sia più importante capire perché certi scivoloni si verifichino. Il mondo ride di noi oggi sui giornali (si badi bene, ride e non si scandalizza) e lo fa perché siamo i soliti italiani senza dignità e per giunta convinti di essere i più furbi di tutti. Un popolo che abbandona i propri Marò per una commessa di elicotteri, non ci pensa due volte a mostrare una sensibilità pelosa verso le usanze di un presidente iraniano in procinto di portare contratti miliardari ed appalti faraonici. Peccato che quando si esagera con il servilismo, anche un bigotto come Rohani potrebbe sentirsi coglionato da una nazione ipocrita che simula di essere più maomettana dei maomettani al solo scopo di fargli aprire i cordoni della borsa. Sono iraniani, mica cretini e noi siamo meno furbi di quanto presumiamo di essere.
Non può confessarlo, ma anche Rohani ha Internet e sa benissimo che quello attento alle pudenda delle statue è lo stesso Renzi che cazzeggia sulla “step child adoption” e sui diritti da concedere proprio a quei gay che gli Ayatollah sono soliti impiccare senza complimenti. Ma Renzi ha spiegato le sue convinzioni al Presidente Iraniano o pensa davvero di fare il furbo incelofanando un paio di tette di marmo? Facciamo i sessualmente austeri con Rohani un giorno dopo esserci accapigliati perché Sarri aveva dato della checca a Mancini con grandi litigate al bar davanti ad un bicchiere di vino. Già, quello stesso vino che Renzi ha preteso di eliminare dal menù per non indispettire l’uomo col turbante, facendo apparire Hollande uno statista allorquando, in una simile occasione, annullò la cena non volendo derogare alle abitudini occidentali. La nostra dignità invece è in vendita al miglior offerente, la cambiamo con la stessa frequenza delle mutande: oggi osanniamo Rohani perché porta soldi e domani facciamo il giorno della memoria per ricordare quegli ebrei che l’Iran vorrebbe cancellare dalla faccia della terra.
Domani, se dovesse servire ad ingraziarceli, saremmo pronti a lapidare qualche donna (ma che assomigli alla Carfagna o alla Santanché, per carità) perché gli usi ed i costumi degli ospiti vanno sempre rispettati, ecchecavolo. Il fine giustifica i mezzi, vero? Italiani brava gente.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:00