Muccino ne approfitta per straparlare di Berlusconi

Il mondo della cultura si interroga sulle ragioni del successo di Checco Zalone e ciò la dice lunga sull’attività febbrile che anima i nostri intellettuali. Ovviamente i critici cinematografici molto chic attribuiscono una simile popolarità alla stupidità del pubblico che si ciba di spazzatura mentre molti altri commentatori, Renzi per primo, plaudono al successo dell’attore Pugliese per cavalcarne la popolarità. Il tutto attraverso sofisticatissime analisi finalizzate a cercare motivazioni sociologiche che assomigliano tanto al vano gesto di estrarre il sangue da una rapa.

A nostro parere non ci sono grosse spiegazioni filosofiche per giustificare un simile trionfo al botteghino. La realtà è più semplice di quanto si possa pensare: Checco Zalone è bravo, fa ridere, costruisce dei film lineari, semplici, spensierati, ben raccontati e sovente si misura con un’offerta alternativa di scarso spessore.

Parlare poi di temi attuali come la mamma che ti vizia anche da adulto, la comodità del posto fisso statale, la raccomandazione del politico per “spiaggiare” in un ufficio pubblico, la tredicesima, le ferie pagate e tutte le opportunità che il welfare offre a chi vuole abusarne (non come gli sfigati con partita iva), è un tema di stretta attualità su cui riesce benissimo ironizzare. Specie in un frangente nel quale tutto ciò costituisce una risorsa scarsa e quindi un mito irraggiungibile. Chi si inerpica sul sentiero della catarsi che i film di Checco provocherebbero verosimilmente nel pubblico, forse sbaglia strada e confonde l’effetto che l’attore ambirebbe a generare attraverso le sue provocazioni con la verità dei fatti nuda e cruda.

Probabilmente sarebbe utile chiedersi se ridicolizzando le distorsioni comportamentali italiche, sotto sotto non si tocchino le corde di quelli che comunemente vengono definiti pubblici vizi e private virtù in una sorta di effetto specchio tra Zalone e l’utente comune dei suoi film. Sarebbe bello cioè sapere se gli atteggiamenti grotteschi descritti da Checco Zalone (strombazzare al semaforo, saltare la fila, cercare una situazione lavorativa comoda, utilizzare la raccomandazione, aggirare le regole, ecc.) non siano fenomeni condannati pubblicamente ma utilizzati in privato da una platea che forse inconfessabilmente si immedesima un po’ in quel personaggio che ha il solo difetto (comico) di palesare candidamente certi comportamenti furbetti e strafottenti. Ma questa è solo una digressione sul tema che non pretende di spiegare un fenomeno sul quale si può discutere all’infinito senza cavare un ragno dal buco.

L’unica nota stucchevolmente stonata in questo inutile ma simpatico dibattito è costituita dalla sparata di Gabriele Muccino il quale, in un lungo post su Facebook si scaglia contro chi storce il naso di fronte al successo di Zalone fornendo la sua spiegazione che non è altro se non la consueta e stanca pippa retorica contro Silvio Berlusconi: “… Dunque perché Checco Zalone fa questi numeri sconvolgenti? Perché evidentemente gli spettatori riconoscono in Checco quella faccia pulita, quella sua (reale) onestà (che anch'io ho percepito quando l'ho incontrato) e che passa attraverso quello che fa e che era nel Dna degli italiani fino al totale lavaggio del cervello fatto a colpi di diseducazione civica, leggi ad personam, menzogne ripetute infinite volte fino a farle divenire verità, annientamento del senso di una morale invalicabile, monopolio della disinformazione, annientamento della cultura e della dialettica, ecc. ecc., in cui Berlusconi ha avuto un ruolo enorme nei suoi 20 e più anni di legislatura (ma soprattutto di regime mediatico)… Oggi gli italiani sono arrabbiati, si sono ritrovati più poveri e depauperati anche del diritto alla speranza e ad un futuro migliore avendo creduto ottusamente e per decenni a sorrisi di porcellana e ad una realtà da avanspettacolo...”.

Quindi, se gli italiani cercano la raccomandazione, se sono inurbani e furbacchioni, se parcheggiano in doppia fila, se fanno il gioco delle tre carte appena possono, se barano e ne vanno orgogliosi, se cercano il posto fisso per non fare una mazza, è colpa di Silvio Berlusconi (che ha fatto l’imprenditore puro e non ha mai avuto il posto fisso). Questa roba, prima della discesa in campo di Berlusconi, era completamente estranea al Dna del Popolo Italiano noto per aver sempre osservato alla lettera la Santa regola benedettina “ora et labora”. Bizzarramente Muccino ci fa sapere che, se gli italiani premiano il film di Zalone al botteghino sono un popolo che “ci vede benissimo” perché qui si tratta di “numeri immensi” e “dietro ad un tale successo … c’è sempre un motivo” mentre se in massa votano Berlusconi sono dei babbei irretiti e plagiati mediaticamente. Tutto e il contrario di tutto nello stesso post insomma.

Giusto per capire da che pulpito venga la predica, abbiamo provato a cercare banalmente su Wikipedia le principali informazioni su Gabriele Muccino al solo fine di conoscere la sua storia personale: “Figlio di Luigi Muccino, dirigente Rai, e di Antonella Cappuccio, costumista (entrata in Rai nel 1967, ndr) e pittrice, Gabriele Muccino si iscrive alla facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza di Roma, ma abbandona quasi subito gli studi universitari per avvicinarsi al cinema, offrendosi in qualità di assistente volontario e frequentando il Centro sperimentale di vinematografia di Cinecittà nel corso di regia. Per anni dirige mini docu-fiction della durata di sette minuti, che ricostruiscono incidenti realmente avvenuti e terminati a lieto fine, per il programma Ultimo Minuto di Rai 3 (ma guarda un po’, ndr). Grazie a questa lunga esperienza Muccino avrà modo di esplorare e trovare un suo stile personale di racconto, che svilupperà in seguito negli anni in cui diverrà un cineasta… Gabriele è il primo di tre figli: gli altri sono Laura (che si occupa di casting) e Silvio (attore e regista)”.

Avendo Muccino un’intera famiglia che si divide tra la Rai ed il set cinematografico, ciò avrebbe potuto stuzzicare l’ironia del cronista malizioso cui sarebbe riuscito facile accostare le gag di Zalone alle vicende personali del regista fattosi “social- predicatore” antiberlusconiano. Noi non cadremo in questa tentazione perché nutriamo grande stima per Muccino e riconosciamo ai membri della sua famiglia delle notevoli qualità morali ed artistiche. Resta il fatto che la sparata su Berlusconi, che avrà tante colpe tranne quelle attribuitegli dal regista, sia da considerare un’uscita dettata dalla noia oltre che fuori luogo e senza senso.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:03