Tessere, territorio e coercizione (Capitolo 14)
La vita brulica di “segnali” che si susseguono con ritmo incalzante; coglierli e capirli, è essenziale. Diversamente, si rimanere al buio come a non sapere aprire gli occhi; i segnali parlano anche più delle parole. Questo corso è nato con lo scopo di dare informazioni sull’intrigato argomento della politica; è corretto che inviti alla riflessione ed è intrinseco che lanci dei segnali. Il linguaggio non è fatto solo di parole ma comprende tante altre cose e tutte, proprio tutte, si manifestano tra numerose sfumature; l’invito a coglierle, è senza dubbio un invito onesto.
È più facile, comodo e immediato assecondare le suggestioni dell’apparenza... ma ciò rinchiude l’intelligenza in un recinto. Le abitudini, gli apparati, i vizi, i meccanismi e i “veleni” della politica fin qui descritti, non esistono per caso e constano di una loro esteriorità, come di una sorta di dimensione occulta. Ci siamo occupati del tema del tesseramento nei capitoli n.5 e n.6, ma ora che sappiamo qualcosa in più sugli assetti locali dei partiti è opportuno aggiungere alcuni dati circa il rapporto tra iscritti e territorio.
A metà degli anni Cinquanta, in un’Italia che non raggiungeva i 50 milioni di abitanti, i cittadini iscritti a tutti i partiti erano quasi 4,3 milioni; oggi, con circa 62 milioni di abitanti, gli iscritti sono ben meno di 2 milioni. Arrotondando per facilità di conti, sia pure per difetto e ponendo come riferimento una provincia di un milione di abitanti, si può considerare che in quell’area la somma dei tesserati a tutti i partiti raggiunga un totale di 20mila unità, compresa la metà finta (elenco telefonico, lapidi cimitero, eccetera). È difficile crederlo, ma l’elenco reale degli iscritti non ce l’ha neppure la polizia di Stato e può perfino accadere che voi stessi siate iscritti a un partito, come si usa dire, a vostra insaputa. A parte le tessere false di cui ci occuperemo per dire a cosa servono, nella provincia in questione rimangono circa 10mila iscritti reali che, considerando nel nostro esempio una decina di partiti, formano una media di 1000 iscritti (vivi) l’uno. Le tessere sono più o meno proporzionali alle percentuali elettorali, dunque, nella nostra provincia in esempio, avremo il partito maggiore con circa 3.500 tessere vere più altrettante false, il secondo con circa 2.500 vere più altrettante false e così via fino al più piccolo che conterà due o trecento tessere tra vere e false.
Per certi aspetti, sappiamo già che il potere che si gioca nei congressi supera quello delle elezioni pubbliche. Inoltre, scopriremo come le esigue quantità di tessere descritte, tracciano la politica di tutta la nazione. Nel tavolo che preordina ogni congresso, i pacchetti di tessere vere e false sono volgari strumenti di coercizione... poi, la messinscena mostrerà “democraticamente” al pubblico ciò che vuole.
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 15:16