Melius operare quam disputatio

Anche Raffaele Cantone, da buon magistrato, non perde il vizietto di tanti suoi colleghi di emettere oltre alle sentenze giudiziarie, alle quali sono abilitati, anche quelle politiche e morali, dalle quali invece dovrebbero astenersi. Cantone ha semplicemente sbagliato, si è fatto prendere la mano, diciamo dall’atmosfera e ha finito col cappottare su un giudizio perlomeno criticabile.

Milano, infatti, se indiscutibilmente è la capitale economica e produttiva, resta molto lontana dall’essere quella morale, non solo perché è di pochi giorni fa la notizia di altri cosiddetti arresti “eccellenti”, ma perché non va dimenticato tutto quello che è accaduto intorno al programma Expo 2015. Per questo un magistrato come Cantone, al quale riconosciamo alcune virtù, dovrebbe evitare (speriamo che la lezione serva) giudizi affrettati e parziali, tanto più dal prestigioso e delicato ruolo che autorevolmente ricopre. Ciò detto, rimane purtroppo intatto il vizietto dei magistrati a sentirsi superiori al resto dell’umanità, un vizietto che nasce dalla storica impostazione sinistrorsa della categoria e che sembra davvero duro a morire. Non va infatti dimenticato che, come altri settori strategici dell’apparato statale, anche la magistratura dalla Costituzione in giù, cresce e si afferma in larga parte nel “sinistra pensiero”.

Per carità in linea di principio nulla questio, anche i magistrati come tutti noi hanno anima e idee, ma uscendo dal principio e andando a rileggere un po’ di storia, specialmente quella degli ultimi trenta anni, qualche inquietudine nasce. Basti ricordare libri come “La toga rossa” di Carlo Bonini e Francesco Misiani, il famoso “Resistere, resistere, resistere” di Francesco Saverio Borrelli, le riflessioni su alcune vicende di Tangentopoli ed ex PCI ,o i tanti casi che hanno colpito la magistratura anche in tempi recenti, per far nascere l’inquietudine e i sospetti. Insomma, da questo fondamentale settore di servitori dello Stato ci si aspetterebbe molto più silenzio e molto più equilibrio di quanto non se ne sia visto fino ad ora. Non solo perché la fiducia che i cittadini dovrebbero avere nei confronti della magistratura nasce innanzitutto dal loro esempio, ma anche perché in linea di principio nessuno può arrogarsi primati di moralità sugli altri.

Oltretutto, la fondamentale condizione che assicura lo stato di diritto si basa sulla divisione dei poteri, dunque l’invasione frequente dell’uno nell’altro, non può e non deve essere ammessa. Tanto è vero che in nessuna parte del mondo, o almeno quella diciamo più liberale e democratica, la magistratura e i magistrati si sognerebbero di intervenire con giudizi, interviste, ammonimenti, diffide, nei riguardi dei lavori parlamentari e dei provvedimenti in corso d’opera alle Camere. Questo è un fenomeno molto italiano, intorno al quale sarebbe ora di intervenire con chiari e perentori distinguo, che ponessero fine ad un certo atteggiamento comportamentale della magistratura, che non solo non le giova, ma alimenta quel cosiddetto conflitto perenne fra politica e giudici. Sia chiaro, l’Italia è piena di magistrati capaci e bravi, il nostro vuole solo essere un commento come tanti e tanti altri sul tema, ma proprio per questo lo riteniamo in qualche modo utile per riflettere ancora meglio. Del resto, se da noi ancora una vera e profonda riforma della giustizia non è stata fatta, qualche motivo ci sarà…. a meno che non si voglia definire riforma quella piuttosto ridicola sulle ferie, recentemente inserita dal Governo.

In questo senso, sarebbe tempo che alcuni facessero un passo indietro e altri un bel passo in avanti nel porre mano al tema giustizia con la dovuta importanza per renderla, per un verso più attrezzata e dotata, per l’altro più trasparente, efficiente e più giusta. Non deve esserci timore da parte di nessuno nell’affrontare a fondo questo argomento, innanzitutto perché ogni titubanza ulteriore creerebbe solo dubbi e poi perché una grande stagione di riforme non può escludere quella della giustizia, tanto più in Italia con quello che succede, da Nord a Sud…….. altro che capitali morali.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:26