
Ogni generalizzazione è solo una vittoria precaria sull’infinita complessità dei fatti. Ed a questo difetto non sono esenti i Magistrati, almeno in coloro che ritengono di rappresentarli. Nel XXXII congresso della Associazione Nazionale Magistrati, alla quale aderisce il 90% dei Magistrati italiani, sono riecheggiate le solite argomentazioni riproposte da oltre trent’anni. “Contro di noi la strategia della delegittimazione”; “la troppa enfasi sul nodo delle intercettazioni”; “la politica ci è contraria”.
I rilievi dell’ANM alla politica spaziano su vari fronti dalle ferie, alla responsabilità civile, alla prescrizione, alle intercettazioni. Poi i Magistrati fanno un passo indietro e si sottraggono allo scontro con il Governo. Leggono in buona fede la realtà del solo perimetro delle corruzioni negli appalti pubblici di ogni ordine e grado, pur importantissima, ignorando che l’universo della Giustizia conta circa diecimilioni di processi pendenti e venti milioni di cittadini coinvolti; cifre che vengono segnalate ad ogni inaugurazione dell’anno giudiziario, per non parlare di tutte le decisioni assunte ormai definitive, che hanno causato, in molti casi ingiustizie inescusabili e sofferenze inaudite di innocenti; parte della vita degli italiani è condizionata dalla Magistratura. Se tutti i Magistrati fossero come la Boccassini e Caselli non sarebbe necessario neppure proporre le riforme.
“Non c’è da meravigliarsi, quindi, se il mondo è pieno di opinioni errate ed effimere e così empie da causare danni irreparabili, immolati all’altare del bene ” scriveva Francesco Guicciardini (1483-1540). I Magistrati non sono cittadini al di sopra di ogni sospetto, il rispetto va garantito a tutti, in particolare agli utenti del servizio Giustizia. E’ comprensibile che magistrati impegnati a tempo pieno nel contrasto alla corruzione possano sottovalutare l’alta dimensione della mala giustizia, i danni e le sofferenze che subiscono milioni di cittadini senza che i responsabili vengano sanzionati e non ci si riferisce al risarcimento danni. E proprio coloro che sono chiamati a rappresentare una categoria ovviamente non possono distinguere tra coloro che compiono il loro dovere con abnegazione e spirito di servizio ed i negligenti, gli impreparati, gli arroganti, gli inoperosi, i solidali con l’opaco mondo dei favori e degli affari.
La retorica patriottarda dei Magistrati, la difesa della loro categoria risuona ancor più violenta e oscurantista del solito ricollocare storicamente e documentalmente la triste e degradante vicenda della Giustizia italiana. La Magistratura, ovviamente nelle sue componenti rappresentative, che dovrebbe essere terza e quindi forza propulsiva del cambiamento, ha svolto un’opera di negazionismo, con contenuti e toni di tale mistificazione da produrre, per più di trent’anni, solo la difesa dello status quo. Ogni proposta è stata infoibata. Anche il confronto con sistemi giudiziari esteri è stato utilizzato solo per sottolineare differenze negative, mentre quelle positive non hanno trovato ingresso. Il negazionismo della Magistratura nei riguardi delle proposte di modifica del Sistema Giudiziario sono state sempre bollate come tentativi impropri per delegittimare la categoria dei Magistrati ed impedire l’esercizio della azione giudiziaria, rilevando come lo scopo sia unicamente quello di "negare" la veridicità storica di un fallimento scritto su dati empirici inconfutabili.
I negazionisti rifiutano sdegnatamente queste realtà, ritenendole spregiative e fuorvianti, visto che essi sostengono di non negare nulla, ma ritengono che le riforme debbono essere esclusivamente quella proposte da loro. L’alta investitura attribuita ai Magistrati dovrebbe invitarli ad agire con quella diligenza e spiccato senso di equità giuridica non richiesti nelle occupazioni del cittadino medio. Solo in Italia l’operato dei Magistrati è immune da controlli. La Corte europea dei diritti dell’uomo condanna ripetutamente l’Italia per la mancanza di reali garanzie giuridiche per i cittadini. La Corte Costituzionale e la Corte di Cassazione hanno sancito che la convenzione dei diritti dell’uomo deve prevalere sulle norme ordinarie italiane, ma nelle decisioni dei Magistrati queste norme vengono sistematicamente disattese.
L’agire dell’uomo, il suo ruolo, la sua funzione, l’ambito operativo, la categoria di appartenenza, non è dettato esclusivamente dalla sua personalità, dalla sua morale, dai suoi valori scritti nel DNA, ma deve adattarsi alle condizioni del sistema organizzativo della società dove vive e delle forme dello Stato ordinamento, apparato, comunità, che posono favorire o far deviare le modalità dell’azione, per cui si parla di Sistema Italia. Come si sostiene: i delitti e le colpe degli uomini possono attenuare quelle del sistema, ma non le escludono né le riducono a misura 1 trascurabile. Solo un piccolo esempio. Dalla nascita di quella sciagura che sono state le Regioni la normativa statale e regionale sugli appalti pubblici (non solo delle grandi opere) si è sviluppata in volume e dimensioni, con un risultato quasi nullo sulla correttezza della assegnazione degli appalti ad evidenza pubblica e l’esclusione di forme di corruzione. Anzi più le carte sono perfettamente rispettose degli adempimenti più la corruzione cresce e si moltiplica.
Basti pensare alla necessità di presentare per i partecipanti alle gare di appalto la certificazione antimafia (la legge 19 marzo 1990, n. 55 “Nuove disposizioni per la prevenzione della delinquenza di tipo mafioso e di altre gravi forme di manifestazione di pericolosità sociale" di modifica delle leggi 10 febbraio 1962, n. 57, 31 maggio 1965, n. 575, 26 luglio 1975, n. 354 e 13 settembre 1982, n. 464). Dal 1965 ad oggi non è cambiato nulla. Sappiamo tutti che una parte dei Magistrati, senza visibilità, assolve il proprio compito con grande impegno e diligenza e che la Magistratura annovera nelle proprie file grandi eroi uccisi dalle BR e dalla mafia, ma non deve essere un alibi. I Magistrati militanti continuano ad oscurare la realtà della “Giustizia” italiana con il risultato che ci troveremo sempre a seguire in ritardo gli altri Paesi e non saremo mai protagonisti. Assicurare l’ordine pubblico, la sicurezza dei cittadini, la tutela dei diritti della gente, condannare coloro che delinquono, questo dovrebbe essere il compito dei Magistrati.
Il risultato non è dei migliori se pensiamo che il 90% dei furti e scippi con cadaveri rimane impunito, le donne vengono stuprate in pieno giorno, spacciatori, assassini, delinquenti comuni percorrono le strade delle città impuniti, con l’arroganza di essere intoccabili. L’apparato della Giustizia italiana non è in grado di assicurare neppure il pagamento di un credito. I fascicoli si accatastano negli archivi e l’esito dei giudizi viene risolto con la forza dell’oblio, secondo il principio che la legge è uguale per tutti. Da oltre trent’anni anni alcuni Magistrati deliberatamente debordano dal territorio di competenza per occupare spazi di altri poteri, violandone l’indipendenza. Sovente hanno dettato i tempi e i modi della azione politica, hanno condizionato il Governo del Paese. I simulacri dell’indipendenza della Magistratura e della obbligatorietà dell’azione penale possono tradursi in un forte potere discrezionale, che esercitato da qualche ben intenzionato, preso dal furore dell’onnipotenza, lo spinga a superare i limiti del consentito.
Ascoltiamo quotidianamente il grido di dolore di coloro che hanno subito una ingiustizia senza giustizia, delle donne violentate fisicamente e moralmente, percosse, schiavizzate; dei kamikaze in libera uscita; dei terroristi a parcheggio gratuito; delle rapine pret a porter; dei sequestratori dietro la porta; dei signori del raket legittimati dall’inerzia; della lunga catena di omicidi impuniti, di morti senza una ragione. Violenze quotidiane di ogni tipo, prevaricazioni, soprusi; cittadini vessati, mortificati subiscono la prepotenza dell’illegalità di fronte alla impotenza di una Giustizia che non c’è. Improprie amnistie, indulti, esecuzione della pena a go go, sconti, saldi a prezzi stracciati, riabilitazioni indolore, è il lungo elenco dell’inefficienza, della pochezza, del conclamato fallimento del nostro sistema Giustizia. Terroristi in cattedra, sugli scranni del Parlamento, in prima fila nelle istituzioni, accaniti sostenitori della abolizione della pena di morte.
Vittime del terrorismo dimenticate, umiliate, sbeffeggiate, ingannate da una giustizia inadempiente. Una buona parte di Magistrati esercitano la funzione giudiziaria con arroganza, con punte di megalomania, terrorizzando i difensori, forti del potere di decidere; impartiscono lezioni calpestando la reputazione e l’onore degli altri operatori del diritto. Non tutti sono eccellenti, saggi, colti, equilibrati, preparati; forse non sono molti coloro che hanno radicato il senso della Giustizia, che sono portatori sani della cultura della tolleranza, che sono consapevoli della inadeguatezza degli strumenti di accertamento della verità. I magistrati si giudicano da soli: controllori e controllati sono sempre magistrati. Personalmente ho denunciato dei magistrati ed una consulente dagli stessi nominata, forte di amicizie nei Tribunali. Le conseguenze sono state devastanti per il denunciante e per l’assistita ridotta in schiavitù, offesa nella sua dignità di persona per eccesso di tutela. L’omertà delittuosa è scattata, fingendo di essere adamantini.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:26