
Uno scontro così violento tra giornalisti non si era mai registrato. Al centro delle accese polemiche e delle divisioni c’è, in primo luogo, la riforma delle pensioni o meglio i tagli che la maggioranza guidata dal presidente dell’Inpgi, Andrea Camporese, vorrebbe portare avanti con una delibera che è all’approvazione dei ministri dell’Economia e del Lavoro. Sulla riduzione forzosa dei trattamenti di quiescenza (spesso dopo 35/40 anni di salati versamenti di contributi previdenziali) si sono inserite le critiche per l’intera gestione dell’Istituto di previdenza.
I conti non tornano più. Anzi, vanno in rosso. Le prospettive calcolate dagli attuari sono preoccupanti perché gli ultimi bilanci si poggiano sulla svendita del patrimonio immobiliare, una volta sempre in crescita ed ora affidato ad un Fondo gestito sempre dall’Inpgi. Nel corso di due affollate e accese assemblee di pensionati a Roma e a Milano sono stati usati toni aspri con argomentazioni giuridiche e sindacali. E la proposta più dirompente emersa è quella di chiedere il commissariamento dell’istituto. Per vari motivi, sostengono quelli che il gruppo di maggioranza considera i “contestatori”; mentre, questi ultimi, si definiscono i paladini della salvaguardia delle regole e della sopravvivenza dell’istituto che porta il nome di Giovanni Amendola.
Alle obiezioni perché il commissario e non attendere il rinnovo dei vertici previsto per il 26 febbraio l’Unione nazionale pensionati per l’Italia e il gruppo Senza Bavaglio hanno precisato che “la nomina di un commissario è necessaria perché nessuno spiega come stanno i conti dell’Inpgi, perché nessuno risponde alle richieste di chiarimento fatte anche da giornalisti che si occupano di economia come Nicola Borzi del Sole 24 ore. Si arriva così al nocciolo Camporese. Il presidente, secondo la mozione delle due assemblee, deve dimettersi per le accuse giudiziarie contro di lui che sono andate in crescendo, anche sulla base del principio di garantismo il presidente Camporese è considerato da tutti innocente fino a sentenza definitiva.
C’è, però, un dato etico-morale da tenere presente. Per Camporese prima c’era soltanto l’accusa di corruzione ora invece è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio anche per corruzione a danno dell’Inpgi di cui è presidente. Mancano pochi mesi al rinnovo dei vertici di via Nizza a Roma e quindi si potrebbero attendere i risultati delle elezioni. Ma qui scatta la seconda circostanza di ordine politico-sindacale. Le elezioni, si sa, creano divisioni e lotte intestine e c’è il sospetto che i giochi siano già fatti. Nel senso che Camporese e la maggioranza che guida anche la Fnsi avrebbero raggiunto un’intesa per portare alla presidenza Marina Macelloni che viene dalla stessa cordata che al congresso di Chianciano di gennaio 2015 ha eletto “l’amico” Raffaele Lorusso. E guarda caso ci sono due circostanze che lasciano dubbi e perplessità. La Federazione nazionale della stampa ottiene dall’Inpgi (ente di diritto pubblico) la bellezza di 2,5 milioni di contributi l’anno per attività di sostegno all’ente di previdenza. E così il sindacato dei giornalisti è l’unico sindacato italiano che si è detto favorevole ai tagli sulle pensioni.
La Fnsi, dicono i “contestatori”, non ha alcuna legittimità a pronunciarsi sul taglio perché esula dai suoi compiti statutari, come d’altra parte per la federazione degli editori. Il problema di fondo resta invece un altro. Qual è il reale stato di salute dell’Inpgi? Quanto vale il patrimonio immobiliare dopo il miliardo e 200 milioni di euro trasmigrati nel Fondo immobiliare? Quali investimenti (saggi o sbagliati) sono stati fatti e qual è il loro rendimento netto? Per questi motivi gli organi istituzionali dell’Istituto sono messi sotto i riflettori. Forse si è perduta la ragione sociale (la previdenza) dell’Istituto tanto che la consistenza della riserva tecnica a fine 2014 (ultimo dato disponibile) era pari a 4,029 annualità e di conseguenza l’indice di garanzia generale (capacità di copertura del patrimonio netto delle 5 annualità di pensione) era diventato 81,3%. In pratica ogni 100 euro incassati per pensioni nel 2014 l’Inpgi ne ha spesi 130.
Secondo le due assemblee di Roma e Milano le decisioni adottate nella seduta del Consiglio di amministrazione dell’Inpgi del 27 luglio sono considerate violazioni di legge e viziate di legittimità. L’imposizione non ha tenuto inoltre conto del fatto che i pensionati Inpgi sono soggetti dal 2011 al blocco della perequazione che ha consentito all’istituto di risparmiare sull’erogazione delle pensioni incamerando circa 20 milioni di euro. A parte la dubbia legittimità i giornalisti pensionati dal primo gennaio 2014 sono già soggetti al taglio delle pensioni sulla base della legge 147 del 2013, legge che resterà in vigore fino al 31 dicembre 2016 mentre la decisione del Cda del 27 luglio ha stabilito il prolungamento fino al dicembre 2021 costituendosi così, illegittimamente, al Governo e al Parlamento.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:21