Istigare al sabotaggio e   mandare a quel paese

Dunque: istigare al sabotaggio di un’opera pubblica si può. Sarebbe una “libera espressione del pensiero” garantita dalla Costituzione nata dalla Resistenza e non ancora del tutto rottamata da Renzi.

Corollario: Vada a quel paese (ma l’espressione originale e più confacente sarebbe un po’ diversa) indirizzata ad una persona (che non necessariamente abbia espresso un tale atto di fede sui valori costituzionali ma...) è anch’essa una “libera espressione del pensiero” garantita ecc.?

La risposta potrebbe essere elusa secondo la giurisprudenza di quel Pretore (i vecchi, cari Pretori!) che giudicando un Tizio imputato di aver proferito l’espressione (quella originale qui omessa) nei confronti di Caio, lo assolse con la seguente motivazione: “L’ingiuria – contestata a Tizio – consiste nell’attribuzione ad altra persona di un fatto o di una qualità lesivi dell’onore o della reputazione. Ora l’espressione (quella proferita da Tizio, ossia l’”originale” di cui sopra, usuale, tanto per non sbagliarsi nel linguaggio del noto leader politico Beppe Grillo) anziché un’attribuzione dell’azione descritta (sommariamente) deve considerarsi un invito. Che, peraltro, come tale, poteva essere declinato da Caio”.

Pertanto potremmo benissimo commentare il giudizio sull’istigazione al sabotaggio servendoci dell’invito, lasciando a chi è così scrupoloso difensore della libertà di espressione del pensiero, l’onere di (eventualmente) “declinarlo”. O sbaglio? 

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:31