
Caro Polito lei ha ragione, condividiamo tutto, specialmente la prima parte, della riflessione che ha fatto domenica scorsa sulle colonne del Corriere della Sera, in Italia i comunisti prima, i postcomunisti e i cattocomunisti poi, hanno sempre avuto un rapporto ipocrita con la ricchezza. Basterebbe per questo fare l’elenco, che è lunghissimo, dei personaggi noti alla storia politica della nostra Repubblica, che per un verso si ergevano alla difesa dei meno strutturati, dei più deboli, degli emarginati e per l’altro approfittavano a mani basse dei privilegi e dei cosiddetti diritti acquisiti, per vivere nel più totale benessere di Stato.
Infatti, la stragrande parte di questi guru della moralità di sinistra ha vissuto e vive ancora con vitalizi, pensioni d’oro, benefici e prerogative di Stato, che gridano vendetta di fronte ai disagi e alle difficoltà economiche della povera gente. Eppure tanti, tantissimi paladini della lotta ai “padroni”, ai ricchi, agli sfruttatori del lavoro, ai benestanti, campano alla grande con accrediti mensili da nababbi, grazie a leggi vergognose, provvedimenti previdenziali, garanzie legislative e vantaggi di Stato. Lo fanno da sempre senza provare il minimo pudore nei riguardi di tanto spreco e della povertà. Anzi, quando poco poco qualcuno in Parlamento tenta di proporre la decapitazione di tali privilegi e l’eliminazione dei cosiddetti diritti acquisiti, alzano barricate e proteste di tutti i tipi pur di non rinunciarci, pur di non farseli togliere o anche solamente tagliare.
Stiamo parlando di cifre enormi, specialmente se moltiplicate per il numero degli aventi causa, ex burocrati, ex grandi manager di Stato, ex ministri, sottosegretari, ex politici, ex importanti funzionari di questo o quell’ente pubblico o carrozzone di Stato che sia. Come se non bastasse, a tali vantaggi spesso si sommano una quantità di ulteriori benefit incredibili che solo a citarli viene l’orticaria, tutto pagato con i soldi dei cittadini di un Paese che sempre più arranca soffocato da un debito ciclopico. Caro Polito, questa numerosissima platea di personaggi “di sinistra” se ne infischiava prima e se ne infischia adesso, sia della sostenibilità economica di tali vantaggi e sia dello schiaffo alla miseria rispetto ai disoccupati, ai pensionati minimi, ai disgraziati che non sanno dove battere la testa.
Per decenni quel partito (comunista e postcomunista) assieme ad altri sedicenti difensori dei diritti dei poveri cristi, ha votato in Parlamento leggi e provvedimenti, finanziarie e salvataggi, guarentigie e risoluzioni, che a tutto servivano fuorché alla gente disgraziata veramente. Del resto, se allora come ora si fosse pensato ai costi nel tempo di certe scelte, alla sostenibilità economica di alcuni privilegi, al peso sul bilancio del Paese di alcune prerogative, non ci saremmo ridotti così. Dalla materia previdenziale a quella sui finanziamenti ai partiti, dai vantaggi salariali per gli enti di Stato agli stipendi dei parlamentari centrali e locali, fino alle storie di liquidazioni e vitalizi d’oro, è sempre stato un susseguirsi di voti a maggioranza assoluta alle camere con il contributo decisivo della sinistra. D'altra parte, che una quantità smisurata di signori cattocomunisti, oltre che in Parlamento, abbia avuto carriere da capogiro a tutti i livelli negli apparati di Stato, è semplicemente arcinoto.
Caro Polito dunque, di cosa vogliamo parlare….. di lotta alla povertà da parte dei PCI, PDS, DS, PD e delle sinistre più radicali? Parliamo del nulla! Perché dovremmo iniziare dall’ ipocrisia che ha sempre permeato questa idea, questa filosofia e questa politica. Questi signori quando erano comunisti ritenevano i socialdemocratici dei traditori, quando c’era l’URSS ritenevano fascisti i filoamericani, quando gli imprenditori crearono il boom economico li definivano sporchi padroni, quando in Italia le piccole e medie aziende producevano ricchezza lanciarono le piazze alla “lotta dura senza paura”, insomma così ha funzionato, tranne che poi, crollato il muro, sono diventati tutti mercatisti, socialdemocratici, blairiani, amici dell’ America, estimatori del made in Italy e della privata iniziativa. Un falso storico caro Polito, è stato in larga parte proprio così, altro che pentimenti postumi per l’Ungheria, Praga, le accuse ai socialisti, il Patto di Varsavia e l’importanza del libero mercato.
Noi non gli abbiamo mai creduto prima e non gli crediamo adesso, noi che siamo sempre stati a favore di un progresso liberale, laico e democratico, non abbiamo mai abboccato all’ipocrisia cattocomunista, ché la povertà piuttosto di combatterla, l’ha sempre utilizzata demagogicamente ed elettoralmente. La testimonianza più plastica viene da Bersani che ritiene incostituzionale l’abolizione per tutti della ex ICI, facendo finta di non sapere che se qualchecosa di incostituzionale c’è sempre stato in questa tassa, è proprio l’ aspetto patrimoniale vietato dalla nostra Carta. Dunque, restiamo nella falsità ideologica che la sinistra da sempre ha fatto della ricchezza e della fiscalità solo per trascinare nel peggiore assistenzialismo il nostro Paese, anziché stimolarlo alla cultura dello sviluppo, della produzione e dell’intrapresa privata.
Del resto in un Paese ricco che crea e offre lavoro, che dispone opportunità per tutti, che fornisce servizi di qualità ai cittadini, che affianca e stimola alla crescita i meno strutturati, in cambio di una tassazione giusta e non da esproprio, potrebbe mai avere senso il cattocomunismo? Certo che no, perché il cattocomunismo per sostenersi ha bisogno che l’emarginazione e le difficoltà sociali esistano e resistano, così come di una classe benestante da spennare ad uso e consumo. Ha dunque ragione Antonio Polito, per questo noi diciamo che serve un cambiamento radicale, quella opzione democratica, liberale einaudiana che mai è stata veramente messa alla prova.
Semmai il problema da noi è come e con chi realizzare questa rivoluzione culturale, perché se l’ipocrisia è a sinistra, la demenzialità e l’autolesionismo sono a destra e si vede. Chi sa si fa per dire, forse solo Papa Francesco con la sua straordinaria diversità, se non fosse il Sommo Pontefice ma un più terrestre e semplice Premier, magari riuscirebbe ad applicarla davvero, ma forse anche in quel caso gli ipocriti di sempre sarebbero capaci di prendersela perfino con lui.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:22