
Cari i miei Omeri, abbiamo finito con le “Marineidi” le “Renzeidi”? Cos’è questa “rimborsopoli”? Una riedizione assai più stracciona di Tangentopoli? Già, ma allora quella, effettivamente, era opera di gente seria. No, perché chiunque sceglierete ed eleggerete a “Papa laico” (sindaco) di Roma sarà solo l’ennesimo poveraccio (magari pieno di sé ancora più dello scolorito e incauto Ignazio) che andrà a sedersi alla guida di una macchina amministrativa assolutamente ingrippata. Che fa, cioè, zero chilometri con mille litri di benzina. Ma, in assenza di vera ribellione da parte vostra, miei cari concittadini, mi chiedo: ma questo schifo di città a quanti di voi fa comodo, alla fine? No, perché, detto tra amici, tra Fasci, Falci e Falchi non se ne può davvero più! Chiedo alla politica attuale: ma davvero unno “normale” non ce lo avete, per Roma?
Tanto per esemplificare, la cosa raccapricciante, per me, è la volontaria incapacità dei colleghi di fare inchieste vere sulle pratiche clientelari che rendono Ama, Atac, assistenza, ecc., servizi pubblici da Terzo Mondo. Vi inviterei, quindi, a scoprire davvero la pentolaccia dei disfunzionamenti organizzativi; delle impunità degli iscritti al sindacato; di una polizia municipale completamente assente dal governo del caos quotidiano del traffico romano, che non reprime l’abusivismo, e non chiede mai a legioni di “vu’ cumprà” e “vu’ lava” quale siano i loro titoli validi di soggiorno, ecc.! Il degrado impressionante di Roma è causato da migliaia di dipendenti comunali che non fanno il loro dovere, con dipartimenti che sono dei veri bubboni clientelari e da una burocrazia demenziale e asfissiante, che non ha ancora scoperto le virtù della posta certificata per dialogare a pieno titolo di legge con i suoi cittadini.
Vorrei sapere, per esempio, non quello che hanno speso Marino o Renzi per i loro convivi, ma che fine abbia mai fatto l’inchiesta sui veri-falsi biglietti Atac, denunciato qualche tempo fa da “L’Espresso”. Ricordo in sintesi il fattaccio: per il mancato incrocio tra il database dei biglietti emessi e di quelli obliterati, accadeva che più biglietti, con lo stesso codice del primo, fossero emessi, utilizzati e pagati. Ergo: soldi in più incassati per i biglietti veri-falsi confluivano in un fondo nero di parecchi milioni di euro, che andava ad alimentare il sottobosco politico-clientelare romano e i vari manager/funzionari/impiegati al corrente dell’imbroglio. Vorrei sapere: 1) chi è stato condannato; 2) quanti sono stati licenziati; 3) la sorte dei responsabili politici e apicali di quella truffa. Colleghi cari, battete un colpo, se ci siete!
Insomma, possibile che tutti noi non si possa far altro che pensare: “Al peggio non c’è mai fine!”? Ecco: io vorrei che fossimo un Paese esattamente all’opposto. Prova d’appello, sì, per i politici che sbagliano, ma poi: fine. Scompari e ti ritiri dalla scena a vita! Come è accaduto a Marino, ma per una storiella da poco e non per i disastri veri combinati da decenni di amministrazioni di sinistra, bissate dalla parentesi più che imbarazzante della gestione Alemanno. Io avrei una mia robusta idea sulle candidature a sindaco. Se per condurre un’auto serve una patente, perché per guidare una macchina infinitamente più complessa, come una città di svariati milioni di abitanti, basta che un partito qualunque ti candidi, senza che tu abbia uno straccio di nozione su: management pubblico, amministrazione del personale; controllo di gestione; ecc.? Perché? Roma non dà lavoro allo stesso numero di impiegati (pletorici e fannulloni a detta di tutti) di una grande azienda automobilistica italiana, avendo per di più un budget di alcuni miliardi di euro all’anno?
Provocatoriamente: a me starebbe benissimo, che so, anche un De Luca romano. Con la scorza sullo stomaco, magari, ma in grado di rimettere in piedi una città devastata. E non mi interesserebbe assolutamente nulla se, per far questo, si consumasse qualche cena in più a spese mie! Perché avrei risparmiato un sacco di soldi vedendo funzionare i servizi pubblici locali e camminerei per la strada senza spaccarmi ruote o piedi! Chi di voi vive a Roma? Io da moltissimi anni. E, se fossimo una società sana, avremmo chiamato in tribunale le amministrazioni di sinistra e di destra per farci restituire tutti i miliardi di euro che non sono stati spesi per far funzionare decentemente questa città!
Perché, miei cari concittadini: il bubbone non sono i sindaci, gli assessori, i manager che appartengono alla politica. No: il cancro è un’amministrazione pubblica (locale e nazionale) che non solo è malata di “fancazzismo”, ma che è la sorgente e il maggior benefattore del clientelismo “molecolare e sistemico” e degli enormi sprechi di denaro pubblico! Il disastro semantico è - per esempio - chiamare “Azienda” (sanitaria) una cosa completamente lottizzata dalla politica e foraggiata con denaro pubblico. La politica (questa orrenda politica) decide i vertici manageriali delle Asl, i primari e i comprimari, raccomanda frotte di paramedici, che vanno ad affollare luoghi già affollati, sottraendosi completamente da quelli di prima linea (ospedali, pronto soccorsi, ecc., ecc.). No, davvero: io non ci sto!
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 15:22