La giustizia italiana  è politicizzata

Bisogna correre ai ripari ed è inutile che ci raccontiamo frottole. La magistratura italiana è corporativa e politicizzata, manifestamente legata ai centri di potere e continua a opporsi strenuamente a qualsiasi progetto di riforma vera dell’esistente.

I mali principali del sistema giudiziario italiano sono il protagonismo dei giudici tipo Ingroia, De Magistris, Cantone, Di Pietro, Grasso, Colombo, Bruti Liberati, Robledo, Sabella eccetera, il giustizialismo (si veda, solo da ultimo, l’arresto di Mario Mantovani alla Regione Lombardia senza che ne sia ricorso alcun motivo di legge previsto per la carcerazione preventiva) politicismo (Grasso al Senato nominato dal comunista Napolitano?), lentezza (l’arretrato e i provvedimenti che non arrivano mai), la mancanza di indipendenza (i giudici sono di fatto un gregge impazzito in preda agli umori e alle folle). Le disfunzioni del sistema giudiziario sono evidenti, sotto gli occhi (e la pelle) di noi tutti, ma in Italia non si fa una riforma che sia tale perché è il Paese stesso ad essere in balìa di questa amministrazione e gestione della giustizia sostanzialmente ingiuste.

Le storture della giustizia gridano al nostro cospetto, i vizi dei magistrati sono visibili e “sofferti” da un’intera classe numerosissima di avvocati, ma nessuno dice niente. I magistrati, è un dato di fatto, usano la politica e la politica usa i magistrati, in un passaggio privo di interruzione tra parlamento ed aule di giustizia, Tribunali o Corti che siano. La politica e la magistratura devono essere due cose distinte e camminare ciascuna autonomamente dall’altra, in un Paese civile, al contrario nel nostro vanno a braccetto e corrompono, si inseriscono e danneggiano l’una l’altra vicendevolmente, rendendo pessimi servizi ai cittadini, a tutti gli italiani.

Lo si ripete, politica e magistratura devono essere separate, la politica deve uscire cioè dalla magistratura e la magistratura deve uscire dalla politica. Oggi il funzionamento del sistema giudiziario è capillarmente condizionato dalle correnti, che sono la riproduzione dei partiti politici su scala giudiziale, appunto. La magistratura è cioè interamente partitizzata, politicizzata, aiutata ed ammantata in ciò dalla cosiddetta giurisprudenza creativa che significa che i giudici inventano e creano di sana pianta reati e categorie illecite che poi mandano in galera o la fanno pagare cara ai cittadini senza che vi sia uno straccio di legge scritta. La magistratura di oggi manipola di fatto le norme, quando non le scrive e crea da sé. È necessario fare entrare il merito nel nostro sistema giudiziario. Non è possibile che gli scatti siano automatici e/o per anzianità. Si guardi Esposito, da anziano non deve essere certo stato migliore di prima, ed ha danneggiato e continuato a danneggiare il Paese salendo di grado perché invecchiava, crescendo nel settarismo, di parte. E’ necessario inserire il merito da valutare anche in base alla velocità e prontezza nel dare provvedimenti.

Oggi la giustizia è lenta come una lumaca e l’Italia viene per questo condannata a pagare: otto anni per una causa civile, cinque per una penale, un arretrato monstre che paralizza l’intera giustizia. Ciò determina la violazione stessa della legalità, e la pena perde ogni carattere rieducativo che vorrebbe attribuirle la nostra Costituzione. La colpa di ciò è del rito accusatorio introdotto nel 1989 che ha fatto uscire dalla porta il procedimento inquisitorio facendolo rientrare dalla finestra. La discrezionalità dei giudici impazza, soprattutto con le misure cautelari in carcere, con l’uso delle intercettazioni, la cosiddetta obbligatorietà dell’azione penale, le modalità dell’inchiesta e la conseguente gogna giudiziaria, l’uso del reato del concorso esterno in associazione mafiosa.

È più che mai necessario oggi separare le carriere e disciplinare i limiti e le circostanze del ricorso alla carcerazione preventiva prevedendo la responsabilità dei magistrati. I giudici devono essere responsabili di ciò che fanno e di come lo fanno. Parimenti ai medici dotati di assicurazione per la loro responsabilità, allo stesso modo i giudici devono essere responsabili e assicurati per ciò che fanno. Non è certo meno grave un errore o una volontà distorta di carcerazione e imputazione di reato, da un’operazione medica sbagliata o dolosa per partito preso. La giustizia è un servizio che deve servire al vivere civile, non alla carriera di chi la amministra. Oggi c’è solo difesa corporativa da parte dei giudici, e ambizioni personali della parte più organizzata, armata, del corpo dei magistrati. La politica tace collusa ed utilizzatrice di cotanta porcheria, si guardi a Renzi e Cantone, e a tutti gli altri giudici arruolati da Renzi/Napolitano.

L’attuale ministro Orlando non farà niente perché niente vuole fare, essendo il figlioccio comunista di Napolitano, messo lì al governo illegittimo, mai eletto dagli italiani, a fare il nulla. La magistratura, per come è oggi, non è garanzia di alcunché, se non dell’arbitrio e la discrezionalità di se stessa contro i cittadini italiani, e della carriera dei giudici retribuiti da noi, privi di qualsivoglia responsabilità. Separare le carriere, inserire merito e responsabilità personale dei giudici, depoliticizzare, rendere la magistratura autonoma dalla politica, e anche da se stessa, non solo rispondendo come tutti di ciò che si fa ma anche rimanendo squisitamente economicamente autonoma, in grado cioè di camminare e svolgere il servizio agli italiani, economicamente autonomamente. Non come è oggi, cioè sul groppone e contro gli italiani.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:26