Dipende solo da noi

L’unica cosa certa è il clima pessimo che pervade politica e società in questo nostro passaggio storico. Tutto quel che accade, infatti, segnala un decadimento pericoloso del senso stesso della democrazia. Del resto se l’Italia negli ultimi anni è così perpendicolarmente scesa in tutti i suoi indicatori sarebbe stato assai strano che non lo fosse anche in quello del livello democratico. A partire dall’incredibile licenziamento di Silvio Berlusconi nel 2011, la picchiata è diventata irrefrenabile. Mario Monti prima, Enrico Letta dopo e oggi Matteo Renzi hanno sfilacciato e deteriorato la trama e l’ordito del nostro intero sistema Paese. Non si guardi infatti ai jolly che, per sua stessa ammissione, il Premier sta giocando; queste carte rappresentano solo il tentativo di Renzi di trovare il colpo di fortuna per sbancare la roulette elettorale.

La realtà è diversa e l’economia, al di là di tutte le bugie che ci dicono e ci fanno dire, è tutt’altro che ripartita in modo forte e strutturale. L’Italia cresce poco e male. Salgono infatti, meno di quel che servirebbe, i segmenti favoriti dalla congiuntura esterna mentre ristagnano tutti gli altri; cresce l’occupazione drogata dalla temporaneità del Jobs Act ma peggiora quella giovanile al Centro Sud e nelle Isole, sale l’export per l’effetto Euro ma non salgono consumi e inflazione. Siamo dunque di fronte ad un motore, che con le candele tutt’altro che nuove, procede a scatti e sobbalzi senza entrare in coppia per accelerare come sarebbe necessario. L’inquietudine e il disagio sociale è da Nord a Sud permanentemente alto, anzi per l’immigrazione incontrollata, la sicurezza, la mancanza di liquidità e i disservizi crescenti se possibile sale pericolosamente.

Inoltre, gli spettacoli parlamentari ai quali vengono sottoposti i cittadini hanno raggiunto oramai livelli da sceneggiata napoletana anche di fronte ai passaggi più delicati per la democrazia e cioè quelli delle modifiche costituzionali. La riforma del Senato appena approvata del resto ne è la plastica testimonianza. Siamo insomma in un “cul-de-sac”, suonati a bordo ring, piegati su di un crinale che preoccupa, indigna e per certi versi fomenta la maggior parte della gente. Come se non bastasse ci avviamo ad un campagna elettorale che, oltre ad essere molto lunga (si voterà infatti fra sei/sette mesi), si annuncia come spesso accade da noi all’insegna della magistratura cosiddetta spettacolo.

É strano, infatti, che a stretto giro dalle dimissioni di Ignazio Marino (dovute alle indagini sulle spese personali) arrivino puntuali arresti eccellenti a Milano. È strano perché, se da una parte il caso Marino a Roma colpisce il Pd a vantaggio degli altri quello dell’ex senatore Mario Mantovani in Lombardia colpisce il centrodestra e in particolare Forza Italia. Insomma, sarà come sarà ma la campagna elettorale si annuncia sotto pessimi auspici. Prepariamoci dunque a vederne di tutti i colori, soprattutto prepariamoci a votare consapevoli dell’importanza straordinaria che stavolta avrà la partecipazione alla chiamata elettorale. Per questo insistiamo nel nostro appello al rifiuto all’astensionismo in qualsiasi forma avvenga, l’Italia siamo noi e solo noi possiamo cambiarla, solo noi possiamo fermare questa deriva di ipocrisie, malaffare e false promesse.

Da sempre la politica ha cercato di cambiare noi, riducendoci piano piano a semplici spettatori obbligati a pagare le sue pessime performance e pièce teatrali. Stavolta potremo essere noi a cambiare finalmente la politica per un’Italia diversa, migliore, democraticamente e civilmente intesa.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 15:23