Cosa fare per Roma

Roma va disinfettata, igienizzata. È zozza e puteolente. Va anche disinfestata dai politici infetti, resi produttivi, utili, privatizzando il privatizzabile, contro l’incapacità e l’insipienza, e contro la sporcizia. Il lavoro dipendente del Comune e di tutti i Comuni deve essere trasformato in privato, di modo che, come nel resto delle altre capitali europee, funzioni. Roma va pulita, disinfettata per esteso, e riorganizzata. Pulire vuole dire igienizzare, spruzzare varechina due-tre volte al giorno, disinfettare ripetutamente, in ogni suo angolo, in centro come in periferia. Roma non può essere la melma immonda che è adesso.

Altra cosa da fare di corsa è, per razionalizzare il traffico e salvare le vite umane, collocare divisori di cemento, o, per l’estetica, piante e fiori, al centro delle strade; tappare le buche, veri e propri solchi mortali, e mandare a casa le imprese che finora se ne sono occupate. È evidente che non lavorano, e in ogni caso non lavorano bene. Per le strade di Roma succede di tutto. La segnaletica, ad esempio la doppia riga al centro delle strade, non viene rispettata da nessuno, né dagli automobilisti né dai conducenti degli autobus pubblici, tantomeno da scooter e moto. Gli automobilisti ed i conducenti dei mezzi pubblici sono diventati dei potenziali assassini, e a Roma si contano i morti per le strade. In coincidenza della doppia riga, anche della sola riga unica, deve essere eretto un muro di cemento armato, o una linea divisoria alta e solida di piante, una in fila all’altra, in modo da non lasciare nessuno spazio e nessuna possibilità di attraversamento o “taglio” al centro. Nessuno deve poter superare quello spazio.

Altra questione da affrontare è per Roma la creazione ed implementazione, ove ci siano, di servizi pubblici igienici. A Roma è la sozzeria fatta sistema. Come le strade devono essere pulite e disinfettate, lo stesso deve essere per i bagni pubblici, che innanzitutto devono esistere ad ogni angolo della città e che devono essere a pagamento e fruibili. Perché ad esempio Papa Bergoglio e il Vaticano, tanto populisti e che dicono di volere tanto bene ai popoli, non danno a Roma cattoliche e pubbliche latrine? Perché non cominciano da Roma? Il Vaticano se ne sta asserragliato tra le sue mura e le parrocchie rimangono chiuse e sorde alle necessità degli immigrati tanto quanto del popolo romano, cui il Pontefice dice di volere così bene. Cominci Papa Francesco dai bagni pubblici per i romani e per i migranti. Roma, tra l’altro, è la città che paga acqua, Imu, Ici, Tares e quant’altro alle entità religiose sul territorio, le quali, come è stato provato, fanno affari d’oro quali strutture alberghiere “religiose”, vivendo fuori da ogni regola rispetto ai comuni mortali romani già tartassati di tasse.

Roma ha bisogno anche di un cambiamento “estetico”, di una rinfrescata pittorica. I palazzi e le case sono sporchi, deteriorati. Si ridipinga, facendo lavorare imbianchini e restauratori. Ma si controlli anche che finiscano in tempi certi, non come quelli cui è stato affidato il restauro della Fontana di Trevi; lavori che non finiscono mai pur di protrarre all’infinito lo stipendio che sborsa il gruppo privato Fendi, sponsor pagatore dell’attuale remise en forme della fontana.

Come Della Valle per il Colosseo. Si destinino soldi pubblici per dare lavoro e per migliorare l’Urbe. C’è stata tempo fa un’iniziativa molto interessante con cui sono stati chiamati pittori ed artisti emergenti, nazionali ed internazionali, a dipingere e ad “affrescare” i palazzi deteriorati delle periferie romane di modo da creare non solo luoghi più vivibili ma in modo anche da renderli attrattivi quali luoghi di turismo. L’esperimento è riuscito e, decentrando le attrazioni turistiche di Roma, se ne è migliorata la vivibilità oltre che l’aspetto delle periferie. Si cooptino i nostri migliori architetti, noti nel mondo, per la ristrutturazione della nostra Capitale.

Roma deve essere oggetto anche di un significativo decentramento dal centro verso le periferie. “Ridisegnate” le periferie, si deve decentrare l’affollamento del centro storico, potenziando, implementando e spostando masse di romani nelle periferie che, una volta riqualificate, possano diventare luoghi piacevoli dove vivere, lavorare e trascorrere il tempo libero. È necessario un piano di architetti, ingegneri e geometri mirato ed idoneo al decentramento dal centro verso le periferie. Scuole, uffici, ministeri, Camera, Senato, Province (mai abolite), Comuni, Regioni, istituzioni, Corti. Spazi e servizi devono essere dislocati fuori dal centro storico, in modo da sopperire alla oggettiva mancanza di spazio nel cuore della Capitale. Spazi e servizi che devono poi essere resi raggiungibili con mezzi pubblici. Si deve dare praticabilità, bellezza, comodità e vivibilità contro l’accatastamento oggi del centro storico di Roma, che deve diventare piuttosto l’opera d’arte che è ad uso per lo più dei turisti del mondo. Il trasporto pubblico deve essere appaltato e gestito da società private.

Pulire, disinfettare, igienizzare, decentrare, costruire, rendere vivibile ogni angolo e luogo di Roma. Costruire ed implementare i parchi delle periferie, che devono essere verdi e ben tenuti, per le corse mattutine, per i giochi, per il passeggio e lo svago. Parchi verdi di erba fresca e ben tenuti. Villa Borghese, Villa Ada e ogni parco a Roma oggi è uno sconcio. Bisogna costruire e restituire anche le terme ai romani. I bagni pubblici termali sono stati sottratti al popolo romano nei secoli dai Papi, che hanno requisito interi terreni di Roma per collocare chiese e celebrare fondamentalmente se stessi. Servono invece ai romani, anche quale attrazione turistica. Si pensi alle immense e grandiose Terme di Diocleziano che sorgevano vicino alla stazione Termini, là dove oggi si erge l’ennesima Basilica. Le terme rappresentavano la magnificenza e la gloria di Roma, ne manifestavano la grandiosità e la civiltà di un intero popolo. I percorsi erano mirati all’estrema pulizia e benessere del corpo di un intero popolo. Come per la pulizia delle strade, lo stesso vale per il corpo dei cittadini. Terme pubbliche gestite da imprese e società private. Le avevano gli antichi romani, e invece oggi i romani hanno solo sozzeria capitale, come “Mafia Capitale”, come Marino che finalmente se ne è andato. Ci si ricordi di farsi risarcire i danni e restituire i pranzi scroccati ai romani...

Si riorganizzi la città per farla finalmente funzionare. Se non funziona ciò che è pubblico, lo si privatizzi. E chi sbaglia paga. I soldi di Roma vadano a Roma e per Roma. Ne guadagnerà un popolo, un Paese, l’idea stessa dell’Italia nel mondo.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 15:06