Marino vola alto, ma Roma annega

Non ci va di processare il sindaco Ignazio Marino per i suoi ripetuti viaggi all’estero, e nemmeno per le polemiche col Pontefice. Una sudditanza al Papa del sindaco di Roma significherebbe trasformare la città Eterna in un dormitorio a cielo aperto, nel più grande campo profughi d’Europa. A muovere i nostri strali sono i problemi della Capitale, i tanti disservizi che sanno quasi di sale sparso sulla carne viva del contribuente romano. Andiamo con ordine. Sui romani pesano tra i più alti costi in Italia (ed in Europa) di raccolta rifiuti, i cassonetti della raccolta differenziata (cartone e carta, plastica e metalli vari) sono quasi sempre stracolmi (ed inutilizzabili) perché raccogliere la differenziata costa troppo nella Capitale. Ignazio Marino è informatissimo sui prezzi dei trasporti aerei nell’intero orbe terraqueo, ma ad oggi ancora non osa esprimersi su quanto debba incrementarsi la Tarsu (Tariffa per la Gestione dei Rifiuti). Così i romani sono costretti a fare risparmi fino all’osso, perché nessuno osa correre il rischio di non poter pagare la Tarsu, che nella Capitale è quasi sempre una sorpresa. Anzi viene usata dall’amministrazione per coprire i buchi di bilancio (parecchio oscuri) della municipalizzata Ama. Rammentiamo che il comune riscuote la tassa con l’iscrizione a ruolo del tributo dovuto, quindi con l’emissione di cartelle esattoriali, che devono essere anticipate da un avviso di pagamento, detto anche avviso bonario, che permette al cittadino di pagare senza i costi aggiuntivi di notifica della cartella ed al comune d’incassare prima le somme. Il romano gradirebbe sapere con largo anticipo l’entità della cartella, ma le troppe incognite sui costi della raccolta spingono il Comune ad azzardati rialzi. Così ogni cartella Tarsu equivale ad una doccia fredda. Caro Sindaco lei può viaggiare quanto le pare, ma eviti questi scherzi da prete al portafoglio della gente comune che, causa anche la Tarsu, non riesce a mettere insieme pranzo e cena.

Amministrare bene una città significa anche mettersi nei panni dei soggetti passivi delle tasse: ovvero i detentori di immobili e superfici scoperte operative che insistono nel territorio del comune di Roma. Lei nell’occupare l’alto scranno del Campidoglio (quello dove un tempo sedevano i principi romani, ovvero la nobiltà nera papalina) ha detto che, con la sua amministrazione, il mattone non sarebbe stato più la prima voce del Pil romano. Dimenticando che, sin dai tempi di Traiano, l’edilizia è la prima industria di Roma, che nessun pontefice osava non ammalarsi di “mal della pietra”, che l’Eur è stato un fulgido esempio di modernità, e che la Roma del boom economico era cemento e mattone. Dando uno schiaffo all’edilizia lei ha contribuito alla crisi delle imprese romane, già disastrate da una idiota politica fiscale nazionale. Lei non può ergersi a sindaco dei migranti, delle genti, della pace nel mondo… quello è il ruolo di chi viene mandato a far teatro all’Onu. Il suo compito è garantire ordine, sicurezza, igiene e legalità ai romani, al patrimonio cittadino, alle superfici commerciali e produttive, ovvero ai veri contribuenti. Garantire massima sicurezza ai cittadini nella mobilità e nell’usufruire di servizi sanitari. Invece lei ha preferito il popolo dei migranti rispetto agli stanziali, ovvero i milioni di romani censiti attraverso dati catastali, professionali e personali. Lei nella vicenda di Casal San Nicola s’è schierato con chi non ha numero di casa, calpestando i diritti chi s’è costruito la casa con i sacrifici, con anni di risparmi.

Consci che lei conosca gli Usa meglio delle agenzie di viaggio, ci duole ricordarle che da circa due mesi i romani ricevono dall’Acea (Azienda comunale energia e ambiente, multiservizi attiva nella gestione e sviluppo di reti e servizi nei settori dell’acqua, dell’energia e dell’ambiente) assurdi conguagli dal sapore di “cartella pazza”. Circa due giorni fa un pensionato di 92 anni, dopo aver ricevuto circa 10mila euro di conguaglio forfettario, s’è sentito dire dall’ufficio Acea “non paghi che tanto le pignoriamo casa, con Equitalia godiamo di corridoio preferenziale”. Dalla conta delle associazioni in difesa dei contribuenti, di queste cartelle ne sarebbero partite più di 50mila: ignora che anche i conti dell’Acea si starebbero aggiustando con il metodo Ama?

O forse sta preferendo viaggiare per evitare d’essere coinvolto dai suoi tecnici su come il Comune spalmerà su Cosap e Tosap il non futuro gettito della Tasi? Da voci di capitoline di corridoio c’è già giunta voce che il Comune di Roma farà da apripista (e tra i comuni d’Italia) a come supplire al mancato gettito della prima casa, ovvero spalmando un miliardo di euro su altre tasse locali. Sappiamo che un mesetto fa, all’indomani degli incidenti incorsi a Metrobus e Atac, tecnici dell’Ue e del ministero delle Infrastrutture avrebbero gradito una riduzione drastica del trasporto pubblico, e perché i vettori romani non sarebbero più negli standard di sicurezza europei. Poi la politica l’ha salvata, evitando che milioni di romani dovessero arrangiarsi a piedi o con mezzi di fortuna, come s’usava nel dopoguerra: autobus fuorilegge e metropolitane con carichi fuori norma continuano a muoversi, incuranti dei rischi. Ma questa è materia davvero noiosa, roba da poveracci, da gentucola. Voli alto Marino, continui così se vuole un seggio all’Onu.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:35