Pd: il Pci travestito

Nel listone della nazione l’ufficializzazione del Partito di Renzi. Nella bagarre per il nuovo Senato in cui i voti di Ala, la nuova formazione parlamentare nata dall’iniziativa pro-governativa del senatore Denis Verdini, potrebbero unirsi a quelli della maggioranza e rivelarsi decisivi per l’approvazione delle riforme costituzionali, si inserisce a “gamba tesa” un sondaggio dalla tempistica assai sospetta con l’intuibile intento non di bloccare l’iter delle riforme (per questo l’appuntamento è rinviato al referendum confermativo), quanto piuttosto per ostacolare e, possibilmente, scongiurare la nascita del “Partito della Nazione”: il vero cruccio di Arcore.

Arguzie usurate! Anche al tempo della Democrazia cristiana pochi si professavano democristiani ma poi, nelle urne, Piazza del Gesù trionfava regolarmente. E l’italiano, come il lupo, sa perdere il pelo ma è affezionato al vizio. Ciò che si tenta di arginare è, in realtà, già nato ed il Cavaliere è il primo a saperlo. Il 41 per cento delle elezioni europee è stato solo un primo timido segnale. Eppure un ostacolo permane ancora ed è su quello che da San Lorenzo in Lucina si tenta, giocando - come si suol dire - a “partita persa”, di far breccia: la mancata scissione del Partito democratico con la fuoriuscita, a sinistra, degli ex-Pci.

Quindi - ecco il ragionamento di ciò che resta dell’establishment azzurro - il Pd non è altro che il vecchio Pci travestito, un moderato non potrà mai votarlo. Altre lance spuntate! Ai più, infatti, il Pd appare un “partito a termine”, dalla data di scadenza certa e forse prossima. Data che la cosiddetta sinistra Pd, quella che si straccia le vesti per e su tutto perché consapevole di essere “all’ultimo giro di giostra”, ha contribuito (altrimenti non avrebbe terminato neppure quest’ultimo valzer dorato) a scrivere con il varo dell’Italicum. Il ragionamento è presto detto: con il premio alla lista e non alla coalizione, destra e sinistra, eccetto - forse - i grillini, saranno giocoforza costrette ad indirizzarsi verso la strategia del “listone” in cui inserire quanto utile per il superamento del fatidico 40 per cento, con il conseguente incasso del maxi-premio di maggioranza.

Un “tutti dentro” che porterebbe il Pd a rinsaldare l’alleanza di Governo, imbarcando tra le proprie fila (e concedendo, fra l’altro, anche qualche posto di capolista “blindato”) esponenti di Udc, Ncd, Verdiniani e rappresentanti delle autonomie. Un mix comprensibilmente asfittico per i vetero-comunisti ed indigesto per le rinnovate ambizioni azzurre, ma destinato a preludere a nuovi, utili scenari... E dal listone di Renzi al Partito della Nazione il “predellino” è breve!

 

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 15:22