
Venti milioni (quasi) di lettori di quotidiani al giorno è un buon segno? Va aggiunta o sottratta poi la lettura in digitale che coinvolge circa 2,5 milioni di persone? I dati dell’ultima rilevazione Audipress, che si è svolta tra settembre 2014 e luglio 2015 con 47.662 interviste, si prestano a varie considerazioni. C’è innanzitutto una bella differenza tra tiratura, vendite in edicola o in abbonamento e lettori. In famiglia il giornale è letto o visto da più persone. Basta recarsi in uno dei tanti bar di grandi città o di piccoli centri per trovare sui tavoli almeno due giornali da sfogliare e uno su due è sportivo. Lo stesso avviene dal barbiere o nelle sale d’aspetto.
L’Italia non è messa bene infatti nell’analisi del rapporto tra giornali e media giornaliera. Nel 1990 le copie di quotidiani vendute al giorno erano quasi sette milioni (6.808.501), dopo pochi anni si è scesi a sei milioni, in meno di otto anni dal 2001 la quota si è abbassata sotto i cinque milioni, sono passati appena altri tre anni per scendere sotto i quattro milioni. Gli ultimi dati dicono che siamo a 3.722mila, quindi poco più della metà che si vendevano all’inizio degli anni Novanta. La fonte principale d’informazione è la televisione che registra l’80%, seguita dai quotidiani al 43%, a Internet 40%, radio 18% e periodici 10,5%.
Passando al dettaglio la leadership spetta alla “Gazzetta dello Sport” con 3.380mila lettori medi (di cui 119 digitali). Al secondo posto si piazza il “Corriere dello Sport” a quota 1.462mila e al terzo posto “Tuttosport” con 849mila lettori di media.
Per i quotidiani d’informazione in testa alla classifica si trova ancora il “Corriere della Sera” con 2.477mila lettori di media al giorno, insidiato con una distanza di appena 20mila copie da “Repubblica” con 2.458mila (ma in questo caso l’esplosione di circa 220mila copie derivano da tablet ed altri device). Altri tre quotidiani superano il milione di lettori al giorno. Si tratta de “La Stampa” della famiglia Agnelli a Torino (che si sono regalati anche il settimanale inglese “Economist”) con 1.354mila lettori di cui 65mila su copie digitali, alla quale seguono “Il Messaggero” di Caltagirone a Roma con 1.250mila (27mila su copie digitali) e il quotidiano “Resto del Carlino” di Riffeser a Bologna con 1.124mila e soltanto 16mila in digitale. Soltanto sesto è il quotidiano economico della Confindustria “Il Sole 24 Ore” con 957mila lettori al giorno, ma ben 154mila lo fanno su copie digitali.
La rilevazione ha riguardato anche la free press (la stampa gratis ma con tanta pubblicità). Domina ancora il campo “Metro” con 841mila lettori, seguito da “Leggo” con 752mila. Uno sguardo è stato posto da Audipress anche sui settimanali. Lontanissimi i due generalisti d’inchiesta “l’Espresso” (che compie 60 anni) e “Panorama”, prevalgono quelli più popolari per famiglie. Regge il primo posto “Tv Sorrisi e Canzoni” con 2.977mila, al quale fanno seguito “Chi” di Cairo con 2.586mila, il settimanale “Di più” di Sandro Mayer con 2.329mila e il nuovo “Oggi” con 2.095mila.
Si può essere soddisfatti dello stato di salute dell’editoria italiana? Tutti gli osservatori dicono che i problemi sono profondi, dalle tasse all’aumento dei costi, dal taglio dei giornalisti e collaboratori alla mancanza di un giornalismo d’inchiesta e di qualità. L’uso dei mezzi d’informazione sta cambiando come evidenziato qualche mese fa dal dibattito tra 4 direttori dei grandi giornali americani (New York Times, Los Angeles Times, Wall Street Journal e Washington Post) organizzato dall’Osservatorio Giovani - Editori a Bagnaia sul domani dei media.
Si vivacchia anche in attesa dei famosi stati generali dell’editoria promessi dal Governo attesi da 143 testate quotidiane, 105 società editrici, 72 stabilimenti di stampa, 80 concessionarie di pubblicità, 139 agenzie d’informazione, 135 mila edicole, poi il mondo della radio e della televisione che è in grande movimento. S’impone allora una profonda riflessione sul giornalismo di qualità nell’Era digitale. Nel frattempo è il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, guidato da Enzo Iacopino, a lanciare un appello alla Federazione della stampa affinché intervenga per sostenere con gli editori un percorso di regolarizzazione e contrattualizzazione dei collaboratori precari sottopagati. Si stanno registrando sacrifici ai giornalisti contrattualizzati e tutelati mentre si abbattono tagli pesanti sulle categorie più deboli, tra cui i collaboratori storici che aspettano di essere regolarizzati da anni. E questo avviene anche in mancanza degli obblighi di vigilanza stabiliti dalla carta di Firenze, che attribuisce ai Comitati di redazione un ruolo di coordinamento del lavoro giornalistico. Anche in Rai, come ha fatto rilevare il consigliere Arturo Diaconale, la situazione sta aggravandosi con la presenza di oltre 1300 vertenze in atto tra dipendenti ed azienda.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:23