Hollywood Party

Che il Premier sappia usare la grande scaltrezza di cui dispone è assodato, da qualche tempo infatti, fiutando per un verso l’inezia di ripresa e per l’altro una caduta nei sondaggi, ha lanciato l’attacco più massiccio possibile per la conquista del paradiso terrestre.

Renzi ovviamente l’ha fatto a modo suo, come sa fare straordinariamente bene, ha utilizzato la formula enfasi, più luci psichedeliche, più bombardamento mediatico, più regalini fiscali, più fanfaluche per condimento e ha trasformato così il Paese in una gigantesca Hollywood, anzi Hollywood più Las Vegas. Del resto l’America affascina particolarmente il nostro Presidente del Consiglio, non solo ogni motivo è buono per andarci, ma in questi giorni dal palco dell’Onu ha addirittura garantito che molto presto supereremo la Germania ed è tutto da dire in quanto ad Actors Studio...

In cuor suo il Premier si sente un po’ la rincarnazione di Roosevelt e Kennedy sommati e potenziati. Va da sé che l’adagio “chi non risica non rosica” funzioni sempre, ma per l’Italia il confine fra rischio e incoscienza, audacia e delirio di onnipotenza, ottimismo ed esagerazione, è veramente sottile. Non siamo a Hollywood, tantomeno a Hollywood più Las Vegas, siamo invece in Europa il Paese che cresce meno di tutti, che mantiene una disoccupazione altissima, che evidenzia un disagio sociale tra i più elevati.

Detto ciò, non vi è dubbio che la quantità di fattori esogeni e positivi concomitanti in questo periodo, stiano generando accenni di ripresa anche da noi, l’Euro basso, il petrolio ai minimi, il costo del denaro prossimo allo zero e il prorompente flusso di liquidità iniettato da Eurotower, qualchecosa ottengono. La differenza però tra il resto dell’Europa e noi, sta nel fatto che, come dicevamo, gli altri crescono del due, tre per cento, invece l’Italia dello zero virgola. Eppure tanto è bastato al Premier per cogliere la palla al volo e sferrare il suo affondo a tutto campo e a manetta, diffondendo e facendo diffondere a gogò messaggi di successo e di rinascita del benessere e della ricchezza per tutto e tutti. Insomma, Renzi ha iniziato non solo la sua scommessa finale, ma la sua lunga partita elettorale che a partire dalle amministrative del 2016 finirà con le politiche del 2018, sempreché ci si arrivi. Non è infatti da escludere, in un Paese come il nostro, la solita buccia di banana che in una infinità di casi ha interrotto i sogni dei primi ministri. Tante possono essere le ragioni di scivolata, prime fra tutte le continue inchieste giudiziarie che sotto la cenere ardono sempre, così come la tenuta di maggioranze ipocrite in piedi solo per convenienza, come appunto, il cattivo esito delle scommesse azzardate.

Sia come sia, Renzi nel suo migliore spolvero è partito lancia in resta per la madre di tutte le battaglie, la conquista dell’Impero e la conseguente incoronazione con l’alloro sul Campidoglio. Alla luce di tutto ciò nascono una serie di domande irrefrenabili, è possibile che un Premier arrivi a scommettere tanto rischiosamente la vita di tutti senza che nessuno sia in grado di riportarlo sulla terra? È possibile che per fare ciò un Premier si serva di transfughi e trasformisti dell’ultima ora? Possibile insomma, che i voti degli italiani vengano usati contrariamente alla loro volontà elettorale? Bene, se in punta di diritto costituzionale la risposta è sì, in punta di democrazia autentica e di onestà politica e intellettuale, la risposta dovrebbe essere no e sempre.

Dunque siamo finiti in un cul-de-sac, dentro una scommessa fatale per il Paese, dentro un azzardo di variabili che basta un niente per precipitarci all’inferno più nero. Va da se che pur avversando Renzi, ci auguriamo il buon esito di tutto, ma la speranza e l’augurio non modificano né il livello dei rischi né l’essenza del problema. Al di là della frazionale ripresa, in Italia ancora troppo funziona male, troppo è nelle mani dello Stato, troppo è studiato per complicare fino all’inverosimile la vita della gente, troppo è nelle mani di persone che non pensano al Paese e gli scandali lo testimoniano.

Come se non bastasse in questi anni fisco, giustizia e immigrazione incontrollata hanno generato una frattura totale fra Stato e contribuenti, politica e cittadini, istituzioni e popolo, per questo i timori hanno surclassato la voglia di fare, l’ossessione fiscale la propensione al consumo, la sfiducia l’intenzione di intraprendere.

Non sarà dunque una Hollywood fasulla o una Las Vegas mediatica a rilanciare il Paese e nemmeno le riforme inutili e parziali che vediamo in Parlamento. Per rilanciare l’Italia serve un progetto e una rivoluzione culturale che Renzi nemmeno lontanamente ha proposto, non basta lo zero virgola di crescita per spendere, spandere e brindare, per rilanciare il Paese serve un terremoto strutturale capace di estirpare uno Stato da socialismo reale, trasformandolo in una vera e moderna liberal-democrazia. Serve pace tra fisco e contribuenti, serve decapitare i passaggi burocratici, serve un sistema bancario limpido, trasparente e al servizio dello sviluppo, serve il vincolo di mandato per i parlamentari, il presidenzialismo e una classe politica e manageriale più onesta e preparata. Prima del Senato serviva di riformare e abolire i privilegi di stato, i diritti acquisiti sulle spalle dei contribuenti, le migliaia di leggi inutili e perverse, l’articolazione della giustizia, la partecipazione dello Stato ovunque, tutti temi ai quali le riforme di Renzi non si sono nemmeno avvicinate. Ecco perché il Premier bluffa, ecco perché servirebbe una alternativa liberale, democratica e laica, ecco perché servirebbe un centrodestra che ancora non c’è e continuando così non potrà esserci, ecco perché Grillo cresce e si avvia al ballottaggio.

Per questo abbiamo detto e scritto di riflettere e aprire gli occhi, di pensare alla prerogativa straordinaria del nostro voto, di evitare il rifugio nell’astensionismo e il richiamo delle sirene. L’Italia è veramente a una svolta, per renderla positiva occorre il coraggio degli italiani, una partecipazione nuova, corale e consapevole, un segnale grande e definitivo di stop alle bugie, alle ipocrisie, alle ruberie verso un popolo che ne ha viste e subite troppe per avere altra pazienza.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 14:40