
“Il Foglio” delle cause perse ha una certa simpatia neanche troppo velata per le posizioni di Denis Verdini e degli statisti che lo accompagnano. Ho più volte sottolineato che la cucciolata nata da Giuliano Ferrara soffre di una strana sindrome da originalità a tutti i costi. Fosse per loro ci si potrebbe esercitare a trovare del buono anche in Hannibal Lecter. Il tutto, ovviamente, a patto che si riesca a tirar fuori un ragionamento infarcito di sofismi e di arzigogoli più o meno intelligentoidi.
Insomma, andiamo anche ad una cena di gala in mutande purché la cosa sia riconosciuta come gesto intellettuale e produca visibilità. Il “fogliopensiero” è il seguente: coloro che pensano che Verdini sia un trasformista prezzolato sono dei volgaracci e sempliciotti, perché non colgono il “patto di sistema” alto e nobile stipulato dall’ex macellaio fiorentino con Matteo Renzi in nome e per conto di Forza Italia.
La sponda parlamentare offerta a Renzi, sempre secondo “Il Foglio”, ha contribuito a ricompattare la maggioranza di centrosinistra e ciò, lungi dall’essere un autogol da pivelli, avrebbe disinnescato gli intenti ricattatori dei dissidenti democratici nel nome del supremo bene del Paese (cioè, ma davvero quella riforma orribile sarebbe il bene del Paese? Mistero). In più, visto che gli oppositori di Renzi sono gli stessi gruppi di potere che si coagularono contro Silvio Berlusconi (magistratura, grande stampa, antagonisti e burocrati), contribuire - come vuole fare Verdini - alla sconfitta di queste categorie, rappresenterebbe la vittoria del sogno liberal che Berlusconi non è riuscito a realizzare. Quindi una simile operazione - che solo i sempliciotti possono definire di basso cabotaggio opportunista - è la naturale conseguenza della disgregazione del centrodestra e contribuirà a salvare la democrazia dell’alternanza.
Confesso, ma sarà un mio limite, che mi risulta difficile capire come un’operazione consociativa che azzera ogni differenza tra gli opposti schieramenti nel nome del nulla possa salvare l’alternanza. Che Verdini sia un eroe e che stia facendo tutto questo per il bene della Patria e per la sopravvivenza del fronte moderato, pur sforzandomi, non riesco proprio ad immaginarlo. Denis si sta comportando come Alfano e non mi pare, tranne forse agli esordi, che da “Il Foglio” siano giunti apprezzamenti sperticati verso la politica di Angelino. Dato per scontato che tale sacrificio per le riforme non giovi al Paese, mi spiace ma proprio non si comprende in che modo tutto ciò possa giovare al futuro del centrodestra. Se il fine ultimo è almeno quello di dare nuova linfa alla coalizione (e sottolineo, “se”), farsi annettere da Renzi (e Verdini va in questa direzione) come un Alfano qualsiasi è da dementi e non da grandissimi strateghi.
Posto che notoriamente non si tratti di riforme di portata storica, piacerebbe che gli illuminati de “Il Foglio” facessero comprendere anche a noi poveri mortali attraverso quale misterioso e complesso ragionamento un simile disegno possa giungere a rendere il centrodestra più forte e competitivo o non sia invece l’ennesimo suicidio del transfuga in cerca di fortuna. A noi, ma non abbiamo l’acume degli elefantini, pare che, se per assurdo Berlusconi avesse seguito Verdini alla corte di Renzi, avrebbe lasciato libera la prateria dell’opposizione alla mercé di populisti e demagoghi non in grado di rappresentare la maggioranza del Paese che di sinistra non è. Per noi osservatori disattenti e poco intelligenti sembra più corretto che il centrodestra organizzi l’alternativa traendo un giusto insegnamento da questa vicenda: la classe dirigente è importante e conferire troppo potere a persone che, da plenipotenziari del centrodestra, prendono armi e bagagli avendo il coraggio di cambiare casacca, è indice che ci sono grosse falle nella scelta delle teste. La storia ci insegna che di Angelini e di Denis è pieno il fronte moderato. Delegare la strategia a persone abituate ad osannare il Capo indiscutibile ed indiscusso non è cosa positiva perché un simile atteggiamento non è indice di attaccamento alla maglia, ma implica soltanto che ci si sta circondando di lacchè pronti ad osannare il prossimo Papa Re che dovesse dimostrarsi più potente e generoso.
Ma noi siamo capaci di pensieri molto modesti rispetto alle grandi elucubrazioni forbite dei “Foglianti”. Che ingenui: pensiamo ancora banalmente che il centrodestra possa rinascere solo sulla base di un nuovo programma, di una ricetta economica liberal che rifiuti l'austerità, di nuovi valori adeguati ai tempi, di una classe dirigente migliore e di un sistema culturale/giornalistico “di area” meno fumoso e sguaiato. Tutto ciò a patto che Verdini e Berlusconi non siano d'accordo e non stiano giocando al “poliziotto buono e poliziotto cattivo”. Se così fosse, Verdini ci starebbe solo indicando la strada perché moriremmo tutti renziani.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:36