
Ecco le “riforme” di Renzi: le Province esistono eccome, vivono e lottano insieme a noi, meglio e più di prima. La Provincia di Firenze, che oggi si chiama Città metropolitana ed è presieduta dal renziano sindaco fiorentino Dario Nardella, questa estate ha aumentato l’imposta provinciale sulla Rc auto dal 10,5 al 16 per cento, ovvero il massimo consentito per legge. Così ha emulato e fatto subito anche la Provincia di Pistoia, portando prontamente la tassa sull’assicurazione delle auto al 16 per cento. Ad inizio 2015 l’hanno fatto le Province di Cuneo e di Reggio Calabria, quella di Vicenza e quella di Cagliari, e quasi tutte le altre.
In pratica le Province, vivissime, hanno scaricato i tagli su tutti gli italiani dotati di automobile. La tassa provinciale sulla Rc auto è al 16 per cento dappertutto, tranne a Treviso (15%), L’Aquila (15,5%) e Aosta (9%). Tutta questa ottima tassazione sulle nostre spalle dà un gettito complessivo di oltre due miliardi e mezzo di euro che Renzi, privo di legittimazione a governare, sperpera. Automobilisti e motociclisti tartassati a dovere, per il nulla.
Il caro Nardella, che non ha mai svolto un lavoro se non quello di scodinzolare all’altro non lavoratore Renzi, da bravo presidente della Città metropolitana di Firenze ha anche aumentato il prelievo sul passaggio di proprietà dei veicoli dal 6 al 9 per cento e l’addizionale sui rifiuti dal 3 al 5 per cento, perché secondo lui doveva “compensare i minori trasferimenti pubblici”. Certo è che, al contrario del soldo sonante che chiedono ed escutono prontamente dagli italiani, la “riforma” delle Province non esiste. È piuttosto esistita a parole, come tutto di Renzi, governo & Co. Le società partecipate delle Province sono ancora tutte lì, vive e vegete. Si prendano ad esempio la Florence multimedia, società che cura l’ufficio stampa della fu Provincia e ne gestisce il portale, la napoletana Ar.Me.Na., nata nel 2007 con il centrosinistra per rastrellare i denari europei provenienti da Bruxelles, e che senza i nostri soldi pubblici muore perché non ha ragione oggettiva di esistere.
Questa società creata per raccogliere i fondi europei è infatti, nella realtà vera, una sorta di ditta di manutenzione in house per gli immobili della Provincia di Napoli, con il compito di provvedere alle difficili esigenze del “bosco inferiore della Reggia di Portici”. In pratica cura il bosco, e con ben 330 addetti circa alla pratica. Tutti stipendiati da noi italiani. Poi c’è la Proservice, società della Provincia di Cagliari incaricata anch’essa della manutenzione degli edifici provinciali, dei servizi di portierato, della disinfestazione nonché della manutenzione di alcune strade e del parco di Monte Claro con ben 170 addetti. E la Capitale Lavoro, una società istituita nel 2002 dalla Provincia di Roma che si occupa di formazione professionale e servizi per l’impiego; funzioni che dopo la riforma non sono più delle Province. È un feudo della sinistra Pd, e da poco ha inglobato il personale di un ente provinciale sciolto, l’Agenzia Colline Romane, e stabilizzato, sempre con i nostri soldi, una trentina di precari, fatti direttamente anche dirigenti. I suoi dipendenti da 307 sono diventati 350, sempre sul nostro groppone, in più un esercito di collaboratori, più dieci fra consiglieri di amministrazione e revisori dei conti. E che dire dell’Azienda bergamasca formazione con i suoi 337 dipendenti? O dell’Agenzia per i servizi formativi e per il lavoro controllata al 100 per cento dalla Provincia di Latina con una decina di dipendenti a tempo indeterminato tra cui anche il sindaco di un paesino lì vicino? E cosa vogliamo dire di Rinascita e Sviluppo, società costituita nel 1999 per il patto territoriale della Provincia di Macerata, o di Parma turismi, azienda di promozione turistica controllata al 56 per cento dalla Provincia di Parma (dieci soci e sette addetti)? O ancora Tonnara Su Pranu di Porto Scuso, di cui la Provincia di Cagliari è il principale azionista, con 57mila euro di fatturato e 170mila di perdite, nonché un contenzioso con il fisco da due milioni che pende da quindici anni?
Ovviamente perdite di tutti, che paghiamo noi tutti, mentre stipendi, Province e agenzie sono loro, di chi intasca gratis soldi pubblici in base ad enti che ufficialmente sarebbero soppressi. Per ulteriori balle si chieda al ballaro number one: Renzi.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:33