Lo spirito europeo  insidiato dalla xenofobia

Le immagini che raccontano in questi giorni il dramma vissuto dai migranti in fuga dalla guerra e dalla miseria stanno facendo emergere divisioni in seno al vecchio continente che erano sepolte e si sperava, forse ingenuamente, superate in modo definitivo. E’ inevitabile di fronte alla moltitudine dei migranti ricordare ciò che ha scritto in un suo bellissimo libro intitolato la Mente Colorata Pietro Citati, libro nel quale il grande studioso di letteratura ha reinterpretato l’Odissea di Omero, dimostrando come l’ospitalità concessa allo straniero, visto che nel corso delle sue peregrinazioni Ulisse è accolto come ospite in diversi luoghi prima di rientrare a Itaca, costituisce il caposaldo della civiltà Europea.

L’Europa del nostro tempo è attraversata da divisioni che per gli osservatori di politica internazionale rischiano di incrinare e minare l’architettura istituzionale della Ue, fragile e incompleta, su cui si è retta fino ai nostri giorni, nelle varie trasformazioni che ha subito dal 1956, quando venne creata e fondata, perché il vecchio continente divenisse il luogo della libertà e della democrazia. La crisi economica del 2008 ha fatto emergere la contrapposizione tra l’Europa del nord virtuosa e prospera e quella del sud incline a dissipare risorse e a non mantenere gli impegni, in base alle rigide regole in materia di finanza pubblica.

Nel nostro tempo, al cospetto della ondata straordinaria dei migranti, l’Europa si divide tra l’ovest e l’est, tra i Paesi che hanno compreso la esigenza di garantire il diritto di asilo ai rifugiati, e altri Paesi, come l’Ungheria, la Slovacchia, la Repubblica Ceca e la Romania, che sono riluttanti ad accogliere i migranti. Questa divisione tra le democrazie dell’ovest e i Paesi dell’est, liberatesi dal giogo comunista dopo la caduta del muro di Berlino del 1989, mette in discussione l’idea che in Europa i Paesi del vecchio continente siano uniti da un comune destino, legato alla difesa dei valori che hanno fondato la identità culturale del vecchio continente. In particolare in Ungheria, come hanno raccontato con toni e accenti preoccupati i maggiori quotidiani internazionali, sta dilagando uno spirito nazionalistico dalla forti venature xenofobe, per effetto del quale i migranti vengono posti sullo stesso piano dei criminali.

Il governo di Victor Orban ha non solo ha eretto un muro ai confini con la Serbia, per impedire ai migranti di spostarsi liberamente, ma ha anche approvato una legge che prevede una sanzione penale di tre anni per gli immigrati illegali. Tutto questo, oltre a violare le regole previste nei trattati Europei, mostra e implica che in questo momento in un Paese della Nato e membro delle U.E. vengono ignorati e offesi i principi e i valori su cui si fonda lo spirito Europeo, legato alla cultura dei diritti universali, evocato con insistenza da Angela Merkel. Se l’Europa, a causa di quella che è stata definita la paranoia xenofoba, rischia di divenire un arcipelago di Paesi trasformati in tante enclave fortificate per proteggersi dal contagio degli stranieri, poiché i Paesi dell’est Europa temono la formazione e la nascita della società multirazziale, questo fatto si spiega con la persistenza in questi Paesi di una Concezione Etnica dello stato.

Per questa concezione non ha alcun valore la visione filosofica della cittadinanza fondata sulla condivisione dei valori e dei principi della cultura Europea, che ripudia e non accetta la regola retriva del sangue e del suolo, da cui la cittadinanza in via esclusiva dovrebbe derivare. Questa visione della cittadinanza Europea, basata sulla condivisione dei valori e delle regole della democrazia, è nata con la rivoluzione Francese ed è alla origine del modello della società multiculturale, che è destinato a trionfare e ad imporsi nel vecchio continente. E pur vero che i Paesi dell’est Europa, che oppongono un netto rifiuto alla richiesta di accogliere i rifugiati e gli immigrati, sono spesso frustati sia per il fallimento del comunismo sia per le delusioni dovute al post comunismo, che, come ha ricordato Bernardo Valli in un suo splendido articolo, si è rivelato incapace politicamente di guidare questi Paesi verso la modernità e la civiltà liberale.

Per questo motivo, come ha notato Danilo Taino sul Corriere della Sera, l’Europa in questo momento appare divisa sia sulla analisi nei riguardi di quanto sta accadendo, il fenomeno immigratorio e le sue implicazioni, sia sulle soluzioni da adottare per governarlo e gestirlo. L’inerzia dell’Europa e l’assenza di una linea politica rischiano, come è facile comprendere, di dare luogo a tensioni politiche ed economiche dagli esiti imprevedibili e inimmaginabili. E’ opportuno ricordare che la riunione dei ministri degli esteri di lunedì scorso, quando si doveva scegliere il sistema delle quote per distribuire i 120 mila migranti tra i 28 Pesi del vecchio continente, non ha prodotto alcun esito né sono state adottate decisioni effettive per fronteggiare l’emergenza. La presidenza di turno lussemburghese ha chiesto che i ministri degli esteri dei Paesi della U.E. si riuniscano martedì prossimo.

Intanto Angela Merkel, Cancelliere della Germania, ha incontrato il primo Ministro austriaco Wermen Fayman, e alla fine di questo incontro i due i Premier hanno sollecitato la convocazione di un vertice straordinario del Consiglio Europeo per valutare come superare le opposizioni dei Paesi dell’est, che si oppongono sia al sistema delle quote, con cui ridistribuire i migranti tra i 28 paesi della U.E., sia ad accogliere e riconoscere il diritto di asilo ai rifugiati. Come è stato notato, i Paesi dell’area dell’ovest potrebbero assumere una decisione, per imporre il sistema delle quote a quelli dell’est e l’obbligo dell’accoglienza, in sede Europea con un voto a maggioranza qualificata.

Tuttavia, come ha riconosciuto Federica Migherini, alto rappresentante della politica estera, proprio perché esiste il rischio che sia incrinato e indebolito il progetto della integrazione politica del vecchio continente, una soluzione efficace politicamente deve essere trovata e individuata. Altri osservatori hanno rilevato che i trattati Europei, pur prevedendo il voto per adottare alcune decisioni a maggioranza qualificata nel Consiglio Europeo, non contemplano procedure per imporne il rispetto ai Paesi che si dimostrino riluttanti ad attuarle e a porle in essere. A questo proposito occorre ricordare che una grande impressione ha suscitato nelle Cancellerie del vecchio continente la dichiarazione del presidente della Commissione Juncker, in base alla quale si dovrebbero infliggere sanzioni ai Paesi che si rifiutano di accettare il sistema delle quote e di partecipare alla azione di governo nel vecchio continente per fronteggiare l’emergenza legata alla immigrazione, che comprende sia i rifugiati politici sia gli immigrati che fuggono dalla miseria e dalla povertà.

Si spera che nei Paesi del vecchio continente si possa diffondere la convinzione che la gestione del fenomeno della immigrazione è fondamentale per preservare lo spirito Europeo e i valori costitutivi della identità del vecchio continente: la libertà, la solidarietà inclusiva, l’accoglienza a chi fugge dalla violenza e dalla guerra, la civiltà del diritto e delle regole condivise per la tutela della cittadinanza cosmopolita evocata dal grande filosofo tedesco Jurgen Habermas.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:29