
Il 16 settembre scorso, presso la sala Aldo Moro della Camera dei deputati, la Lidu Onlus ha partecipato, con il suo presidente Alfredo Arpaia ed il segretario generale Roberto Vismara, alla presentazione dell’“Annuario italiano dei diritti umani” redatto dal Centro diritti umani dell’Università di Padova.
La presentazione è stata inaugurata dal saluto introduttivo della presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, la quale dopo aver evidenziato la qualità e l’utilità dell’Annuario, capace di combinare un quadro informativo accurato con proposte costruttive stimolanti, ha sottolineato l’importanza di due raccomandazioni rivolte al Parlamento europeo, ovvero l’istituzione di una Commissione nazionale indipendente per i diritti umani e l’invito a svolgere un dibattito parlamentare con cadenza annuale sui diritti fondamentali all’interno dei Parlamenti di ciascun Paese. Se, in ordine al primo aspetto la presidente della Camera ha affermato la necessità di un intervento legislativo, per quanto concerne il secondo aspetto si è impegnata a proporre alla Conferenza dei presidenti dei gruppi la calendarizzazione nei lavori dell’Assemblea della Camera una sessione parlamentare dedicata alla verifica del rispetto delle libertà e dei diritti fondamentali nel nostro Paese. Lo svolgimento di questo dibattito sarà la base di partenza per stimolare anche altri Parlamenti dell’Unione europea a fare altrettanto, scambiandosi informazioni e valutazioni sulle rispettive esperienze. È infatti dovere dei Parlamenti contribuire a rafforzare i meccanismi per la salvaguardia dei diritti fondamentali all’interno dell’Unione europea. A tal proposito la Boldrini ha suggerito di istituire un rapporto sistematico di collaborazione tra i Parlamenti nazionali e l’Agenzia europea per i diritti fondamentali,in modo da valorizzare il patrimonio di conoscenza di quest’ultima, spesso non messo sufficientemente a frutto.
Infine, la Lidu concorda pienamente sulla necessità espressa dalla Boldrini di ricollocare la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali al centro dell’azione e delle politiche dell’Unione europea, nella consapevolezza che questo è il primo e più qualificante connotato che rende l’esperienza dell’Unione europea un modello unico ed esemplare a livello internazionale. Questo è quanto mai vero oggi, in un’Europa in cui sta prendendo piede una dimensione politico-culturale che si allontana da questo substrato comune con Stati che ritengono di doversi difendere da quanti fuggono da violazioni di diritti umani, erigendo dei muri. Ora come non mai si avverte la necessità di un’“Europa 2.0” basata sulla tutela dei diritti e delle libertà della persona umana e capace di rispondere ai bisogni dei propri cittadini.
Ai saluti della Boldrini fa eco l’intervento di Luigi Manconi, presidente della Commissione straordinaria dei diritti umani: “L’annuario italiano costituisce un monito autorevole, quanto mai necessario in un momento come questo in cui la categoria dei diritti umani vive un momento di crisi cruciale”: se finora i diritti umani non sono sembrati un problema dell’Occidente sviluppato ma dei Paesi del Terzo o Quarto mondo; tutto ciò è ormai stato messo in discussione dai processi involutivi che le nostre stesse democrazie sviluppate hanno conosciuto, con violazioni dei diritti della persone che tendono addirittura ad acuirsi, specie se si guarda alla gestione europea dei flussi migratori. Per quanto riguarda i punti di maggior rilievo dell’Annuario 2015, essi sono stati evidenziati da Antonio Papisca, professore emerito dell’Università di Padova e direttore dell’Annuario italiano dei diritti umani. Un primo passo è sicuramente costituito dalla ratifica, da parte del Parlamento italiano, del Protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti economici e sociali del 2008 che prevede la possibilità per il cittadino di adire il Comitato sui diritti economici, sociali e culturali in caso di violazioni di tali diritti. Tale Comitato non ha il potere di emettere decisioni giuridicamente vincolanti ma si limita a produrre una serie di osservazioni e raccomandazioni rivolte agli Stati affinché si adoperino al meglio nel garantire la protezione e la promozione dei diritti economici, sociali e culturali a livello interno. In particolare, Papisca evidenzia la necessità che tale Comitato lavori in sinergia con gli organismi istituiti in sede di Consiglio d’Europa.
Fra i principali punti deboli in ordine alla situazione dei diritti umani in Italia, Papisca segnala il crollo del finanziamento italiano agli organismi internazionali preposti alla tutela dei diritti umani e la mancata istituzione di una Commissione indipendente sui diritti umani. A tali questioni, Marco Mascia, direttore del Centro di Ateneo per i Diritti Umani, aggiunge tre punti sul quale il nostro paese risulta carente: la mancata ratifica, sia da parte dell’Italia (e da parte dei Paesi membri dell’Ue) della Convenzione per la protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti, di cui proprio quest’anno ricorre il venticinquesimo anniversario dall’entrata in vigore; la questione dei diritti dei rifugiati e dei richiedenti asilo in cui si denota un’incapacità del nostro paese di rispondere agli standard internazionali prevalenti; la mancata previsione del reato di tortura all’interno del sistema giuridico italiano. Riguardo a quest’ultimo punto il presidente della commissione diritti umani ha sottolineato come attualmente un disegno di legge sull’introduzione del reato di tortura stia per essere approvato nella versione licenziata in Commissione Giustizia, che tuttavia non rispecchia gli auspici iniziali avendo cancellato il riferimento allo stato di privazione della libertà e alla condizione di minorata difesa che nel testo del senato erano il necessario corollario della scelta di qualificare la tortura come un reato comune.
Fra le proposte più importanti avanzate dall’Annuario segnaliamo l’opportunità di introdurre l’insegnamento dei diritti umani nei corsi di formazione destinati alla Pubblica amministrazione e soprattutto, nei programmi scolastici delle scuole di ogni ordine e grado. Temi, questi su cui la Lidu si batte da anni attraverso l’implementazione di progetti miranti alla diffusione dei principi della Dichiarazione universale e della Convenzione europea dei diritti dell’uomo all’interno degli istituti scolastici.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:21