Ha vinto l’Isis?

Ha vinto l’Isis, comunque la si veda è la strategia del terrorismo islamico che incassa successi su successi e i teorici dello stato islamico lo sapevano molo bene. Sapevano bene che la mollagine delle democrazie occidentali non avrebbe né voluto né saputo reagire adeguatamente alle guerre scatenate dal fondamentalismo religioso e che la naturale conseguenza di questo sarebbe stata una progressiva e ciclopica invasione biblica dell’Europa, da parte di milioni di persone in fuga nella stragrande parte islamiche.

Era proprio su questo che l’Isis faceva e fa ancora conto ed era l’unica diabolica possibilità per penetrare in maniera gigantesca e pervasiva nel cuore dell’Occidente, l’emigrazione esplosiva prima per mare poi per terra, di una enormità di disperati in cerca di rifugio. Era tutto studiato a tavolino in ogni particolare, dalla spettacolarizzazione della efferatezza, alle minacciose immagini mediatiche, alla demolizione dei monumenti e alla tempistica. Come se non bastasse l’Isis conosce bene i falsi moralismi dell’Occidente, i suoi facili intenerimenti ideologici, il buonismo deteriore così come quel pacifismo indecifrato e ondivago che attraversa l’Europa e il mondo occidentale. Il terrore indegno dell’integralismo era certo, non solo, che non ci sarebbe stata alcuna concreta reazione anti-Isis, ma che prima o poi anche i riottosi avrebbero ceduto e con l’apertura delle frontiere l’Europa sarebbe stata come è, letteralmente invasa da popolazioni in gran parte islamiche. A ripensarci oggi fa purtroppo sorridere il commento dei tanti guru della politica e del giornalismo e della cultura che, all’inizio delle sommosse tunisine del 2011, gridavano e brindavano alla “Primavera araba”. Quella era solo la prima mossa di un gioco diabolico che, per dirla tutta fino in fondo, solamente Israele aveva compreso mettendoci in guardia.

Per tutta risposta a partire dalla Francia, fu demenzialmente attaccato e distrutto il regime di Gheddafi, rompendo così l’ultimo diaframma di contenimento e accendendo in questo modo il falò delle guerre locali. A partire dunque, dalla previsione di quella che sarebbe stata la prima scellerata mossa dell’Occidente su Gheddafi, l’Isis aveva azzeccato tutto, immancabilmente aveva ragione. Infatti da allora, in lento e progressivo esponenziale aumento, è iniziato da una parte l’attacco totale in Africa e in Medioriente delle forze del terrorismo islamico, dall’altra l’esodo dei barconi verso l’Italia. Non che prima qualche barcone non arrivasse, ma il fenomeno grazie agli accordi con il regime libico del Colonnello e ai controlli che i governi ancora in piedi come quelli di Mubarak in Egitto, Ben Ali in Tunisia e per così dire il primo Assad in Siria esercitavano, era piuttosto contenuto e controllabile. Con l’abbattimento di quei regimi e il violento e contemporaneo scatenarsi dell’offensiva Isis tutto è precipitato drammaticamente.

L’Occidente è rimasto a guardare, l’Onu a fare inutili e sciocche conferenze, l’Europa ad infischiarsene scaricando tutto sulla nostra pelle e sulla nostra debolezza, in fondo i barconi approdavano in Italia, sbarcando decine di migliaia di persone pronte a fuggire per sparpagliarsi senza identificazione verso tutte le mete, incrementando così anche l’eventuale pericolo terroristico. La mancanza di ogni politica internazionale di reazione e governo del fenomeno, l’assenza di ogni volontà di prendere atto di una strategia precisa e pericolosissima dell’Isis e il simultaneo espandersi dei focolai di guerra, ha poi trasformato l’emigrazione dai conflitti in un dramma senza fine. L’Italia è stata ed è sommersa da centinaia di migliaia di arrivi che non era e non è in grado di governare, lo stesso è toccato alla disperata Grecia e piano piano per via terra, all’area balcanica e dell’est, un oceano di persone in fuga che oggi premono alle frontiere del Nord Europa tanto da costringere anche Austria, Germania, Francia e perfino l’Inghilterra ad aprire varchi per evitare il peggio.

Insomma, volendo interpretarla in questo modo, una strategia diabolica quella dell’Isis, che possiamo sintetizzare così: “scateno una guerra totale e brutale in nome dell’integralismo, metto a ferro e fuoco Africa e Medioriente, l’Occidente molliccio sta a guardare, milioni e milioni di persone fuggiranno in Europa e anno dopo anno pervaderanno il continente cristiano giudaico”. Si tratta ovviamente di una strategia lunga e non c’era bisogno che ce lo dicesse l’America, di generazioni, ma a pensarci bene satanica ed efficacissima, il diavolo del resto le inventa tutte pur di raggiungere il fine e per impedirglielo bisogna essere forti e determinati. Piaccia oppure no, nel giro di cinquanta, sessanta anni, moderato, laico o peggio integralista che sia, in Europa l’islam la farà da padrone e non si potrà mai più tornare indietro, altro che integrazione.

Ecco perché non essere intervenuti anche militarmente per porre fine alla guerra e sconfiggere l’Isis, potendo in questo modo aiutare sul posto tutte le popolazioni acquisendo a loro sviluppo e dignità, lavoro e pace, ma nelle loro terre, è stato ed è un errore imperdonabile oltreché una ipocrisia politica senza eguali che pagheremo a prezzi oggi impensabili. Eppure nonostante tutto c’è ancora una possibilità di rimediare, può farlo l’Europa insieme all’Onu, agli Stati Uniti e forse alla Russia, insieme non può esserci Isis che tenga, serve imporre con ogni mezzo la pace in quelle regioni e subito dopo predisporre un immenso piano Marshall per crescerle e svilupparle come è giusto che sia per loro e ovviamente per noi. Chissà, forse Oriana Fallaci prima e Michel Houellebecq dopo, avevano davvero azzeccato tutto.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 14:47