“De mafia et politica”, la lettera ai romani

Fratelli, non venite ora a dirmi che è tutto una casualità, che il sindaco poveretto per carità non c’entra! Un bambino precipita nel vano ascensore della metropolitana? Un contrattempo tra tanti altri, visto che non passa giorno che a Roma e dintorni non capiti che passeggeri di mezzi pubblici incorrano in drammi quali l’abbandono sotto il bollore di un sole rovente rinchiusi in un treno, o nell’angosciante buio di una galleria magari anche feriti per l’urto tra convogli o, meglio, che si trovino appiedati per l’improvvisa interruzione del servizio causa manifestazione, incidente o voragine! Che parti intere di una Capitale come Roma possano rimanere isolate ed irraggiungibili da parte di normali esseri terrestri, secondo chi di voi potrebbero essere ritenuti eventi del tutto normali?

Sgomberiamo però il campo dagli equivoci. Non è stato sempre così! Posso garantire, per chiarire a tutti le idee (essendo uno che di amministrazioni regionali e comunali di ogni colore ne ha vissute tante, sin dagli anni Sessanta), che per ogni servizio pubblico erogato (pubblico normalmente anche di proprietà, Regione o Comune che siano) il “gestore” ha sempre dovuto operare nel rispetto di precisi obblighi nei confronti sia degli utenti (Carta dei servizi) che della proprietà (Contratto di servizio).

Così è sempre successo fino ad una bella mattina, giornata nella quale la “politica” ha scoperto che dirigenti e manager dovessero appartenere anch’essi alla categoria dei “tuttologi”, come i politici stessi, magari poeti sì, ma meglio di tutto se non competenti della particolare materia da maneggiare! Da quel momento in poi si è acuito al massimo un problema già in larga parte esistente nell’apparato burocratico-amministrativo di tutto il nostro Paese: quello di individuare il “responsabile” di un qualunque evento, magari anche criminoso, e dipendente da evidenti deficienze della Pubblica amministrazione. Soprattutto per quanto attiene ai trasporti di una grande città, sia nei suoi trasporti pubblici e sia nell’organizzazione della circolazione e sosta dei mezzi privati, sistemazioni dalle quali dipende grandissima parte della vita economica e sociale dell’intera collettività urbana, è saltato da tempo il principio che regolarità ed efficienza dei servizi, nonché la loro sicurezza, abbiano sempre responsabili certi, e che per ogni singola attività o servizio esista una precisa catena e gradualità nella responsabilità.

Nel caso dei trasporti ferroviari metropolitani questo requisito è praticamente esistito da sempre (addirittura l’impronta originale era di tipo militare), fin dai primordi del pubblico trasporto di linea. Nello specifico caso del bambino caduto nel vano dell’ascensore, ad esempio, il primo responsabile, per normativa vigente per il trasporto metropolitano, dovrebbe essere il direttore di esercizio della linea stessa, dal quale dipende tutto ciò che sulla linea stessa succede, appunto nel corso del suo esercizio, con responsabilità indiretta anche del direttore generale di Atac – ove persona diversa dal primo, come in questo caso – dal quale la designazione dei direttori dei diversi servizi dovrebbe dipendere.

Tutto chiaro, quindi: nessuna iniziativa avrebbe dovuto essere presa prima dell’intervento diretto (istruzioni) del direttore d’esercizio o, meglio, del direttore generale, ed immediatamente dopo oltre alla presenza dello stesso avrebbe dovuto essere preferibilmente garantita anche la presenza dei tecnici degli assessorati degli enti o dell’ente proprietario della linea (sempre in questo caso Comune di Roma, ma anche, data la partecipazione finanziaria dell’ente al trasporto Metro, Regione Lazio).

Fino ad una decina di anni fa questo è sempre successo a Roma e nel Lazio nel caso di gravi incidenti nei trasporti. Quasi in tempo reale venivano avvertiti gli assessorati del ramo, i direttori dei Dipartimenti in Regione e del Comune, ed ovviamente il direttore dell’azienda coinvolta. Non solo, ma che questi fosse normalmente il primo a precipitarsi sul posto con i propri tecnici è sempre stato, e questo anche per sostenere i possibili contradditori con eventuali esperti della Procura e/o inviati dal Mit e dalla Regione.

Invece oggi, fratelli cittadini romani, vi siete mai accorti, in occasione degli ultimi incidenti, della presenza di un dirigente di Atac, del Comune o della Regione? No, perché grazie ai Marino, Improta e Zingaretti, questi personaggi non esistono più! Alla guida dell’Atac è stato infatti da poco chiamato un “sociologo”, privo di qualunque conoscenza del mondo dei trasporti (evidenziata anche nel curriculum!); a dirigere il Dipartimento del Comune, anche lì, qualcuno che di trasporti non conosce neppure il significato del termine, ed il tutto grazie anche alla genialità della rotazione dei dirigenti tra dipartimenti voluta da Marino e Sabelli! (la rotazione dei dirigenti è sempre esistita, ma nell’ambito della stessa specializzazione, ovvero nei trasporti un capo da un compartimento ad un altro, come un generale da Milano a Napoli, non dai Trasporti alla Scuola o alla Sanità, dai Lavori pubblici alla Sociologia! E perché tanto silenzio in materia da parte Anac, ma anche dalle associazioni di categoria, e nello specifico del trasporto pubblico, da Anav ed Asstra?). Cosa ne possono sapere infatti personaggi del tipo di quelli che ci sono oggi in giro, di marcia e distanziamento dei treni, di modalità e sistemi di frenatura dei convogli, del perché due treni potrebbero tamponarsi, di cosa fare per far evacuare eventuali passeggeri rimasti in una galleria, di sistemi di sicurezza, di ascensori e di montacarichi, di automatismi, di guida “a vista” e di treni? Cosa, se a volte questi sono costretti a viaggiare lentamente perché disturbati dalle “armoniche”? E chi più ne ha più ne metta! Sul luogo dei disastri quale aiuto possono portare “sociologi” e “letterati”? Ecco le responsabilità ed i reati del nostro candido sindaco duce, caro dottor Gabrielli, cosa di peggio vorrebbe trovare?

La domanda che allora oggi pongo è questa: è obbligatorio o no che esista per i decisori dei destini di intere collettività di cittadini, almeno per… il comune senso del pudore, una scala di valori per la selezione del personale cui affidare gli incarichi più delicati? Ed a quale gradino di questa scala si trova la “competenza”, la conoscenza del funzionamento dell’oggetto che si dovrebbe “maneggiare”, e del quale si dovrebbe divenire “manager”? Non è che per tale inglesismo s’intende oggi “maneggioni”? Non è che s’intende così proteggere qualsiasi libertà di “manovra”?

Perdonate quindi, fratelli romani, se potete, l’evidente “coda di paglia“ che le precipitose ed ingenue comparsate del dimissionario, ormai “per definizione” assessore Improta, tentano di mascherare per l’assenza dei vertici Atac e tecnica del Comune sui luoghi di ogni incidente, nel tentativo di evitare che voi giustamente scendiate in piazza a pretendere che sia l’azienda con il responsabile del servizio a rispondere. Egli sa bene di essere colpevole di avere appena nominato uno sicuramente incompetente come direttore generale “sociologo”. È giustificato almeno che ciò induca voi cittadini a dubitare che nomine tanto “strane” siano state fatte non tanto a vostro vantaggio, ma a quello di “altri”? E se “altri” non è l’azienda stessa, potrete legittimamente chiedervi: “cui prodest”?

Né diversa soddisfazione avrete nei confronti di altri uomini-ombra che per conto del vostro patrigno Campidoglio vi somministrano a scadenze decennali un cosiddetto Piano generale del traffico urbano, o meglio un Piano delle vessazioni cui voi sareste obbligati a sottostare limitando e mai migliorando la vostra libertà di movimento, sottoponendo a tariffazione anche le più incredibili delle attività. Sì, è vero, vincerete quasi tutti i vostri ricorsi al Tar, ma avete mai avuto soddisfazione nel veder sanzionato un qualche responsabile per quegli illegittimi provvedimenti che siete stati costretti, seppur temporaneamente, a subire? Ma di comportamenti di più che dubbia correttezza amministrativa, proprio nel senso di operazioni volte ad indurre extra costi sugli utenti e sull’intera collettività di cittadini (e chissà forse anche extra guadagni da parte di qualcun altro!), non c’è solo quella della nomina di un “sociologo” (quindi un ignorante della materia) come direttore generale, e pure sotto gli occhi indifferenti degli organi d’informazione, ma anche quella che parrebbe pura “follia”, e cioè l’affidamento “in house” alla stessa Atac della redazione per conto dell’amministrazione del proprio Contratto di servizio con la stessa proprietaria Roma Capitale!

Come dire, cari fratelli romani, che il controllore chiede al controllato di farsi da solo l’elenco degli obblighi da soddisfare nei confronti del concessionario dei servizi (anche di scegliersi quali servizi avere in carico con relativi compensi!). Come dire, romani, tanto gli stessi dipendenti mo’ stanno al Comune, mo’ stanno in Atac (in funzione degli umori della prevalente corrente politica di turno): l’importante è che rimanga a posto fisso nel circuito alla faccia di coloro (magari competenti) che stanno fuori (ed alla faccia della meritocrazia se non rischiano mai niente)!

Insomma, se il sottoscritto non fosse stato protagonista di prima linea, e se già nel dicembre 2009 non avesse allertato tutti gli organi istituzionali del Comune, da quelli di Governo a quelli di controllo, anche giudiziari, non saprei che questo significa semplicemente rischiare di tornare alla situazione di 6 anni fa, quando il socio unico proprietario dell’azienda non aveva la possibilità, stanti i numeri ufficialmente e per contratto fornitigli, di riconoscere i più elementari indicatori di efficienza, efficacia economicità, produttività aziendale... insomma!

Quando già nel luglio dello stesso 2009 fu lasciata ad Atac in sede ufficiale dal sottoscritto presidente della vigilanza una nota contenente dettagliate informazioni che l’azienda, al di là del contratto vigente, avrebbe dovuto fornire all’amministrazione centrale onde evitare che questa non risultasse neppure a sapere quante persone la propria azienda di trasporto quotidianamente trasportasse, a quali costi, e quanti giorni all’anno i propri dipendenti lavorassero, i contenuti di un nuovo Contratto di servizio ad evitare il totale dissesto furono già chiariti. Perché se dal 2009 ad oggi nulla è successo, decine di presidenti, amministratori delegati e direttori si siano succeduti, ed oggi si ricorra ad un “sociologo”, se non fosse da piangere per i tanti soldi nostri buttati ci sarebbe proprio da ridere!

A pensar male, cittadini, si pecca è vero, ma se come nel caso dei trasporti Atac e del dipartimento di suo riferimento si continuassero a porre persone incompetenti anche ai Lavori pubblici, questo non preluderebbe ad una sicura riduzione generalizzata di sorveglianza su tutti i maggiori appalti, e questo “ben guidato”, anche alla protezione di interessi... non proprio pubblici? E se a tutto ciò aggiungiamo (e adesso mi riferisco alla Metro C di Roma sulla quale parlo per esperienza diretta in quanto nel CdA di “Roma Metropolitane”, e successivamente anche candidato alla sua presidenza) l’andazzo di nomine di direttori dei lavori, collaudatori, commissari di gara, su personaggi privi dei requisiti di minima “competenza” documentata da “curricula” attestanti le proprie attività “con modalità giurata” (del quale nessuno ha più considerazione), ed oltre tutto con seri “codici etici” impegnativamente ed allegramente sottoscritti, e come sempre largamente disattesi con false dichiarazioni di non sussistenza di parentele o rapporti lavorativi, ecc., avvenute nel totale disprezzo del principio dell’evidenza pubblica? Il sottoscritto p.e. non ha nomine e nessun collaudo... eppure ha competenze dimostrate! O è quello il problema?

E allora? E allora ecco perché non viene esercitato più alcun controllo sui costi finali delle opere: le imprese impongono varianti con aumento dei costi che vengono sempre accolte e questo incrementa la fetta di torta che va inevitabilmente ad alimentare l’“ambiente” politico – mafioso – camorristico! Il direttore dei lavori? Le commissioni di collaudo? Soprammobili, e le mucche dànno molto latte!

Quindi le colpe generali, oltre ad alcune specifiche individuali, dei Marino & Company attuali, sono quelle di non sapere scegliere (per imperizia, negligenza, incompetenza o, peggio, per dolo!) veri competenti in materia, indipendenti per quanto possibile dal potere politico, alla guida di aziende ed amministrazioni pubbliche, a garanzia dei diritti di tutti i cittadini e non solo dell’occasionale “padrone nominante”! E ciò è un reato.

 

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:28