Il fatto è la recente sentenza della Corte di Cassazione che ha stabilito per la prima volta in Italia che due scuole cattoliche di Livorno devono pagare gli arretrati di ICI-IMU per gli anni 2004-2009. Le considerazioni sono a vario titolo, cominciamo da quelle a carattere economico. A fronte dei 520 milioni erogati, lo Stato risparmia 6 miliardi e mezzo circa. Un’altra considerazione come lo stesso ministro Giannini in maniera illuminata, sta cercando di fare percepire, è questa, cioè che le scuole paritarie sono pubbliche.
Lo stesso concetto ha riferito il segretario della CEI monsignor Nunzio Galantino :“non stiamo parlando solo di scuole cattoliche, impariamo a chiamare le cose con il loro nome: parliamo di scuole pubbliche paritarie.” Inoltre: “Il dispositivo, che classifica l’attività dei due istituti livornesi “commerciale”, ignora la legge 62 del 2000, che definisce la scuola paritaria, la scuola cattolica come le scuole per l'infanzia comunali, parte integrante del sistema scolastico italiano composto, appunto, da scuole statali e scuole paritarie – ha dichiarato l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia. In Italia sono oltre 13.000 le scuole paritarie, di ogni ordine e grado.
“Sei su dieci sono cattoliche e molte, con tradizioni ultracentenarie, sono costrette a chiudere per difficoltà economiche - ha riferito Fratel Donato Petti, direttore di Rivista Lasalliana e professore delle Scuole Cristiane e anche lui ha fatto riferimento alla Legge n. 62 del 2000 – se questa riconosce il servizio pubblico delle scuole paritarie e impone la parità giuridica tra scuole pubbliche statali e non statali, non si capisce il senso della sentenza della Cassazione e cioè, se le scuole pubbliche statali non pagano l’Ici-Imu, è giusto che lo stesso valga anche per le scuole pubbliche non statali”.
Poi un’altra considerazione, è giusto fare : quella più importante. Non solo non sarebbe corretto quindi pagare l’Ici-Imu, ma come ribatte Fratel Donato Petti, ancora peggio c’è da dire, e cioè che “in Italia non c’è libertà di scelta”…e perché? E questo lo sottolinea anche l’arcivescovo di Torino che fa osservare:”Il fatto che le scuole paritarie cattoliche debbano chiedere una retta alle famiglie che le scelgono per i propri figli è una anomalia ed una ingiusta penalizzazione per le famiglie stesse, rispetto a quelle che scelgono la scuola statale.” “Il contribuente che sceglie in base all'art. 30 della Costituzione una scuola non statale, paga due volte con le imposte per un servizio statale di cui non si avvale e con la retta scolastica – ha sottolineato fratel Donato – quindi il sistema richiede un lusso che non tutti si possono permettere e restringe la libertà di scelta dei meno abbienti.”
Il rimedio è una scuola veramente "libera" sempre secondo fratel Donato, nella quale, cioè, venga riconosciuta realmente ai cittadini la libertà di scegliere la scuola più idonea ai loro convincimenti educativi, morali e religiosi, in un sistema di libera emulazione, a parità di condizioni di partenza, senza alcuna discriminazione. E’ chiaro che a questo punto prende piede l’idea della motivazione ideologica, cioè che nonostante l’irragionevolezza e la sconvenienza della posizione, si voglia far pagare a tutti i costi l’Ici-Imu alle scuole paritarie, per colpire soprattutto la maggioranza di queste, che sono quelle cattoliche. “Siamo davanti a una sentenza pericolosa – ha detto il segretario della CEI monsignor Nunzio Galantino - chi prende decisioni lo faccia con meno ideologia. Quello che pericolosamente caratterizza l'Italia è l'ideologizzazione all'estremo.”
A differenza di quanto accade in Europa, dove le scuole paritarie vengono sostenute dagli Stati sotto il profilo legislativo, economico e fiscale, in Italia vengono ripetutamente emarginate e penalizzate, secondo fratel Donato. Far pagare l’Imu alle scuole paritarie (cattoliche e non) significa contrastarle ancora di più. Lo Stato dovrebbe finalmente aprire gli occhi sulla realtà vera delle scuole paritarie, senza demagogie e pregiudizi ideologici, culturali e religiosi, per consentire un’autentica libertà di scelta educativa come accade in Europa, tranne che in Grecia. “Si rivendicano i diritti delle unioni gay, il diritto di abortire, il diritto all'eutanasia e come mai, sistematicamente in Italia vengono disattese le risoluzioni del Parlamento Europeo di Strasburgo del 14 marzo 1984 e del 4 ottobre 2012 relative all'esercizio effettivo della libertà di scelta educativa, senza discriminazioni economiche” ha insistito fratel Donato.
E l’arcivescovo Nosiglia la pensa allo stesso modo, sono sue tutte le osservazioni che seguono. Non ci si deve nascondere dunque dietro considerazioni giuridiche, per non dire chiaramente che la ragione vera della disposizione è costringere a chiudere le scuole cattoliche visto che, malgrado tante restrizioni, centinaia di migliaia di famiglie, spesso con sacrificio, le scelgono per i loro figli, una posizione chiaramente ideologica, ma anche di inconcepibile miopia politica e finanziaria, in quanto si sa bene che se chiudessero le scuole cattoliche lo Stato sarebbe gravato di un carico finanziario notevolissimo dovendo far fronte a oltre un milione di studenti e decine di migliaia di insegnanti.
Inoltre è risaputo che un alunno che frequenta oggi la scuola paritaria cattolica non costa nemmeno un terzo del suo compagno che frequenta quella statale. Nessun Paese democratico d'Europa dimostra un accanimento così continuo e devastante contro la scuola paritaria cattolica come il nostro ma, al contrario, si agevolano e sostengono tali scuole sapendo che costringere una scuola a chiudere, significa impoverire l'intero Paese, ipotecando il suo stesso futuro - sono sempre le osservazioni dell’arcivescovo. Purtroppo questa sentenza conferma quanto sia ancora molto presente un anacronistico laicismo fondamentalista che tende - non solo nel campo della scuola - ma anche in altri importanti campi del vivere civile, a diminuire ogni pur modesta presenza della tradizione e cultura cattolica nel Paese. E infine facciamo nostro l’interrogativo di fratel Donato Petti: in Italia chi ha paura del pluralismo scolastico e della libertà di scelta educativa delle famiglie?
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 15:16