Capitalismo, non comunismo

L’Italia che funziona è quella capitalista, o meglio quella che rimane, strascicata, dal capitalismo del miracolo economico del dopoguerra, con Alcide De Gasperi e Luigi Einaudi. Se ancora il nostro Paese esiste nel mondo economico globale lo si deve al capitalismo, non certo al socialismo reale e al comunismo imperante dei governi illegittimi Monti, Letta e Renzi impostici da Napolitano. Si tratta cioè di governi che, sulla scia di quelli precedenti comunisti, hanno distrutto il nostro sviluppo orientandosi ed orientando il Paese verso una sostanziale dittatura burocratica, verso lo Stato onnipresente dirigista, pretendendo di disciplinare e regolare tutti con balzelli, imposte, permessi e licenze, tassazioni, veti e divieti tipici degli Stati del socialismo reale.

La storia stessa ha dimostrato platealmente come, al contrario, quegli stessi Stati siano falliti dappertutto, procurando danni gravi in luogo di soluzioni possibili. Renzi, Monti, Letta, Napolitano e tutti gli altri sono cioè portatori di un’idea sostanzialmente fallimentare e dimostratasi tale nei fatti, non solo recenti ma anche passati e financo futuri. Prima se ne prende atto e si volta pagina e meglio è. Il mercato, la libertà e la libertà di concorrenza sono mal digeriti, molto poco assimilati, in Italia come in questa Europa tedesca merkelliana dove si ripropone lo stesso burocratismo centralizzato e dirigista.

Il comunismo è morto, è stato un fallimento storico. L'Occidente democratico, liberale e capitalista è la strada maestra da seguire e perseguire. Bisogna scrollarsi di dosso la catena comunista, è necessario guardare avanti, emanciparsi dalla programmazione statale del dopoguerra, superarne le convinzioni errate dell’interventismo pubblico e guardare coraggiosamente avanti al mercato ed alla produzione, rendendola ad esempio effettiva e possibile a cominciare dal nostro Paese.

Oggi siamo nelle mani dell’ennesimo imbroglione di sinistra che cura unicamente gli affari suoi nel solito modo dei comunisti al potere, cioè lucrando sugli italiani; si vedano i 48mila euro di trattamento di fine rapporto di un lavoro mai esistito di Renzi, somma estorta a noi contribuenti, a nostre spese, con il trucco furbesco della chiusura di società personali e accaparramento di posizioni nella provincia e nel comune toscano.

Oggi il Fondo monetario internazionale ci informa con cura che all’Italia ci vorranno anni per uscire dalla crisi, e noi ne usciremo appena orientati al mercato ed al capitalismo, oltre che provvedendo in tale riordino necessario e complessivo alla cancellazione dell’Fmi medesimo, sovrastruttura istituzionale a pieno titolo rientrante nel dirigismo europeo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:29