Libertà e liberaldemocrazia

Rozzo e sciocco l’errore di Giorgia Meloni su Pietrangelo Buttafuoco, e francamente non ci aspettavamo una scivolata così grave e per certi versi inutile. Sia chiaro, noi non potremmo nemmeno pensare a una scelta di fede come quella di Buttafuoco, ciononostante siamo liberali sul serio, per cui non discriminiamo, figuriamoci sulla fede religiosa.

Oltretutto il noto giornalista è comunque una persona civilmente impegnata contro tante ipocrisie e tante vergogne della politica nostrana. Il fatto che abbia deciso di aderire alla fede islamica non può e non deve rappresentare motivo né di emarginazione né di esclusione da una ipotetica griglia di competitor alle eventuali elezioni siciliane. Detto questo, è poi per noi assolutamente lecito non condividere, anzi contrastare dialetticamente, in modo magari determinato ma democratico, qualsiasi posizione altrui. Per esempio, sul cosiddetto Islam moderato, noi restiamo con mille perplessità. Per quel che ci riguarda ovunque ci sia odore di stato etico c’è puzza di bruciato, quale che sia la veste che porta. Ecco perché a nostro giudizio la Meloni ha grossolanamente sbagliato, ed ecco perché la invitiamo a rivedere una posizione limitata, eccentrica e ingiustificata.

Oltretutto, la Meloni ha consapevolmente aperto un nuovo fronte di scontro con Matteo Salvini e nel centrodestra, che di tutto ha bisogno fuorché di ulteriori divisioni. L’Italia sta vivendo il peggior momento politico degli ultimi anni, il Paese sbanda pericolosamente ad ogni curva e il Governo, già mediocre di suo, è sorretto da una maggioranza confusa, debole culturalmente ma arrogante politicamente. È la solita solfa del centrosinistra che da sempre trasforma le sue frustrazioni e le sue ipocrisie ideologiche in comportamenti beceri, intrisi di onnipotenza e senso di superiorità.

In fondo da Prodi a Renzi nulla è cambiato e, per quanto i due si odino, non riescono a nascondere il minimo denominatore che li unisce e cioè la contraddizione cattocomunista, amalgamata dal delirio di onnipotenza e dal complesso di Bismark, in patria... Per questo motivo il centrodestra dovrebbe più che mai unirsi, raggrupparsi o federarsi in modo utile a contrastare definitivamente questa sorta di virus che dalla nascita della Repubblica ha rovinato il sistema paese. L’Italia, se fosse cresciuta secondo l’opzione liberaldemocratica, oggi sì che sarebbe tra le prime nazioni al mondo, avrebbe avuto un diverso e più giusto welfare, una fiscalità equa e amica, una macchina statale leggera ed efficiente, un sistema paese sospinto dalla cultura dello sviluppo anziché dell’assistenza.

Al contrario, ci ritroviamo come ci ritroviamo proprio per aver generato un inferno di socialismo pseudo-reale, che ha creato debiti, ingiustizie, disuguaglianze, oltreché sperperi e malaffare. In un Paese dove tutto è titanicamente e antieconomicamente pubblico, il privato soffoca, muore o non ce la fa a sopportarne il peso. Si tratta di una elementare questione di logica e di numeri. La produzione della ricchezza dei Paesi e nei Paesi è un valore da proteggere e stimolare; solamente così può crescere, consolidarsi e distribuirsi secondo regole economiche e fiscali intelligenti, giuste e coerenti.

Non c’è Santo che tenga, nel mondo i tentativi collettivisti, statalisti e social-dirigisti hanno sempre fallito e bucato ogni traguardo, creando le premesse per squilibri macroeconomici insostenibili. Ecco perché in Italia serve un terremoto culturale, una rivoluzione nel concetto di sviluppo e di pubblico, un cambiamento totale, possibile solo con un coraggio radicale e con una svolta liberaldemocratica. L’unica, per noi, in grado di riuscirci e l’unica che guarda caso è sempre mancata.

 

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 15:02