La cultura a Roma  è giunta al tramonto

Non è certo un mistero per nessuno che la Capitale stia vivendo un periodo particolarmente difficile: Ignazio Marino riveste il ruolo di primo cittadino di Roma da poco più di 2 anni, ma, nonostante il suo impegno e le buone intenzioni, le cose sembrano aver preso una brutta piega. Amministrare una città come Roma non è certo un compito facile, sia ben chiaro, ma forse le aspettative erano eccessive, così come il suo entusiasmo, e, a conti fatti, i risultati stentano a venire.

Marino è stato progressivamente abbandonato dal suo partito (ammesso che si possa ancora parlare di forma partito, date le molteplici correnti interne, quasi fosse una lotta tra bande), e il suo iter è stato accompagnato da un rimpasto di giunta, dalle “magagne” emerse recentemente con lo scandalo Mafia Capitale – che hanno sollevato i diversi quintali di “polvere nascosta sotto il tappeto” – cui ha fatto seguito un progressivo sgretolamento della giunta, ultime le dimissioni del vicesindaco Luigi Nieri. A tutto questo si accompagna il caos cittadino condito con scioperi e cortei a giorni alterni e il comprensibile malcontento generale dei cittadini.

Ma, nonostante tutto, the show must go on, e quindi ad inizio luglio, come di consueto, presso la Centrale Montemartini, il sindaco e l’assessore alla Cultura – Giovanna Marinelli – hanno presentato un bilancio dell’ultimo anno di cultura a Roma, congiuntamente alle iniziative messe in campo per l’Estate Romana 2015. Numerosi i dati sciorinati, dai 70mila romani alle domeniche gratuite nei musei, all’incremento del 13 per cento di visitatori dei musei civici, dalla crescita nell’affluenza delle biblioteche, all’aumento del 28 per cento di biglietti staccati all’Auditorium nella prima metà dell’anno.

Ad aumentare anche le presenze alle Scuderie del Quirinale (basti ricordare le chilometriche code all’ingresso per la mostra di Frida Khalo). Casa del Jazz e Palazzo delle Esposizioni non hanno registrato performance straordinarie, ma appare quasi un miracolo che si sia evitata la chiusura. E proprio al Palaexpò – dopo le dimissioni di giugno dell’ex Presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè – è confermato l’arrivo di Innocenzo Cipolletta in qualità di commissario si è parlato anche di grandi progettualità per il futuro che devono inserire Roma in un contesto di respiro più internazionale. Belle iniziative, ma in assenza di budget adeguati è sempre latente il rischio di far le “nozze con i fichi secchi”.

Interessante il progetto promosso nelle periferie sulla street art, che ha interessato, tra gli altri, i casermoni di San Basilio, ma i nodi irrisolti restano numerosi, dal Teatro Valle – chiuso fino a nuovo avviso – ai teatri di cintura – che dovrebbero (speriamo) riaprire a gennaio 2016 per l’estate romana sono stati annunciati 53 eventi in 70 luoghi e un’app dedicata. Marino ha chiuso con grande entusiasmo parlando di cambiamento epocale, per aver già approvato il bilancio, al fine di avere bandi più trasparenti dove a vincere sia il merito e non le amicizie. Ridurre i tanti e diffusi fenomeni clientelari è certamente un importante passo avanti – di civiltà innanzitutto – ma, stando ai fatti, non sarà questo a salvare il primo cittadino, attaccato da ogni parte.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:29