
Due tegole si sono abbattute sul mondo giornalistico: l’improvvisa morte del presidente della Fnsi Santo Della Volpe (nella foto) e il rinvio a giudizio del presidente dell’Inpgi, Andrea Camporese. Sessant’anni, inviato per lungo tempo del Tg3, esponente di primo piano dell’Usigrai e tra i fondatori di “Articolo 21” con Giuseppe Giulietti, Della Volpe aveva accettato la presidenza della Federazione nazionale della stampa italiana al congresso di Chianciano del gennaio 2015 nel tentativo di ritrovare la perduta unità delle varie anime della corrente di maggioranza “Rinnovamento e Autonomia”.
Consapevole della sua malattia e delle difficoltà che avrebbe dovuto affrontare, Della Volpe non si era tirato indietro quando il ritorno al vertice della Fnsi di Beppe Giulietti (un passaggio anche come deputato del Pd) avrebbe allargato le divisioni e i contrasti. Cronista di punta, si era formato nei giornali e radio locali della sinistra prima di approdate nel 1982 alla redazione Rai di Torino. Aveva portato nel giornalismo del Tg3 un’impronta nuova anche ai limiti, con il bolognese Roberto Scardova, dell’informazione del servizio pubblico, nella convinzione curziana che il giornalismo d’assalto era quello che meglio difendeva la libertà d’espressione e la democrazia del Paese, a contatto con la gente. Il suo ultimo articolo ha riguardato un tema delicato: quello della diffamazione a mezzo stampa la cui riforma, attesa dal 1948, è ancora in discussione in Parlamento. Ha combattuto sempre a testa alta per le idee in cui credeva seguendo tutti i più importanti avvenimenti e processi (Falcone, Borsellino, Andreotti), poi inviato nel Golfo Persico, in Iraq, in Albania e in Kosovo.
I vertici della Fnsi sono tirati in ballo in questi giorni anche per la vicenda Sopaf-Camporese e per la riforma dell’Inpgi, per la quale la giunta ha dato il via libera ritenendo fondamentale che “la manovra sia equa, sostenibile, e avvii un processo di solidarietà inter-generazionale”. Secondo i gruppi di minoranza, con la riforma il presidente Camporese metterà mano nelle tasche dei pensionati. Lo può fare? Statuto e Cassazione dicono di no, ha osservato in maniera critica Franco Abruzzo che vuol portare tutti in Tribunale. In Tribunale dovrà andarci Andrea Camporese che, chiusa l’inchiesta Sopaf, con un comunicato respinge gli addebiti di corruzione e di truffa per 7,6 milioni ai danni dell’Inpgi, di cui è presidente.
Secondo il pubblico ministero di Milano, Gaetano Ruta, “ammonterebbero ad almeno 200mila euro i soldi che Camporese avrebbe ricevuto da Andrea Toschi, amministratore delegato della società Adenium del gruppo Sopaf per “il comportamento di atti contrari ai doveri d’ufficio, in particolare per gli investimenti che Camporese aveva veicolato quale presidente dell’Inpgi su Adenium, nonché sui contatti che aveva offerto a Toschi per la propria attività”.
Secondo molti ambienti della categoria, il sindacato sta tenendo un comportamento poco trasparente anche perché la Fnsi riceve dall’Inpgi un finanziamento di 2,5 milioni di euro all’anno. La maggioranza risponde con 10 voti favorevoli, 1 contrario e 2 astenuti. Dopo mesi di discussioni, la Fnsi non ha potuto fare a meno di chiedere alcuni miglioramenti sulle parti più critiche della manovra che riguardano il welfare e il sussidio di disoccupazione.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:32