
Non verso il socialismo reale, ma verso il mercato. Il sistema previdenziale italiano deve essere riformato e svoltare verso il mercato. La riforma deve essere adeguata per rendere il sistema elastico e funzionale al mercato. L’Inps non deve certo farsi promotore della redistribuzione sociale, tantomeno occuparsi di equità o giustizia sociale. L’equità, poi, non esiste oggettivamente perché è la sua stessa idea a cambiare a seconda di chi la esprime o vaglia. Come si dice, ogni testa, il suo tribunale.
L’Inps deve erogare pensioni a fronte di versamenti di contributi proporzionati. Oggi gestisce la somma monstre di diciassette milioni di trattamenti pensionistici al mese, e per fare questo ha bisogno di miliardi di euro trasferiti e versati dallo Stato. Le storture delle pensioni erogate in base ad altri sistemi, cioè non contributivi, devono essere riviste e ricondotte prontamente alla realtà. Chi ha versato prende, chi non ha versato non prende. Il problema è di tutti. L’Inps dovrebbe (e dovrà) facilitare la nostra esistenza, non impedirla. Così com’è non funziona perché non può funzionare. È il sistema previdenziale italiano che fa acqua da tutte le parti. È lo stesso ente-Inps a dover essere riformato. Ma nella direzione corretta, cioè quella del mercato, non nella direzione del socialismo reale, che non funziona e non ha mai funzionato da nessuna parte, salvo impoverire tutti i Paesi che l’hanno applicato o avuto. I Paesi del socialismo reale sono poveri, hanno impoverito se stessi e tutti gli altri. Non a caso, quando hanno potuto si sono gettati anima e corpo sull’Europa, sull’Unione europea che ha consentito che i Paesi ricchi come il nostro trasferisse insensatamente loro una valanga dei nostri soldi. Se ne chieda conto a Romano Prodi, per esempio, di quanto versato.
Come riformare dunque? Innanzitutto occorre che le leggi di riforma di sistemi che coinvolgono ed appartengono a tutti vengano fatte dal legislatore eletto, non dall’ente di turno, né tantomeno dal legislatore mai eletto come Matteo Renzi. Secondo, il sistema previdenziale non deve funzionare con la redistribuzione del reddito o di patrimoni che è di per sé nocivissima per tutte le società, figuriamoci per quella italiana. Il nuovo sistema previdenziale deve essere “costruito” avvicinandolo il più possibile a quello privato, che difatti funziona. Si prendano ad esempio le pensioni private erogate con il sistema contributivo, e si lasci da parte ogni assistenzialismo e redistribuzione di tipo pubblico. Tale ultimo sistema non è in grado né creerà lavoro, anzi lo distruggerà, ne distruggerà ogni possibile considerazione e valore.
Creare un sistema socialista in cui tutti sono retribuiti allo stesso modo è una stupidata da cui guardarsi perché non funziona e non fa funzionare le cose. Serve mordacchia, soprattutto in Italia. Come ha detto Steve Jobs: “Stay hungry, stay foolish”, che vuol dire di dover essere “affamati” e “folli” (nel senso di creativi). La traduzione letterale è “siate curiosi, siate imprevedibili”. Per rendere qualcosa sul campo, nel lavoro, bisogna stare all’erta, non spalmare le proprie giornate tra il timbro del cartellino e la pausa caffè. Bisogna far diventare “nervosetti” sul lavoro gli italiani e “nervosetti” gli italiani nel percepimento della agognata ma guadagnata pensione. Bisogna tornare indietro, riavvolgere il nastro, e riprendere le fila, mettendo ordine, allo sconcio delle baby pensioni e ad ogni trattamento concesso, elargito ed erogato a soggetti che non hanno contribuito affatto in maniera proporzionata e proporzionale rispetto a quanto versato/lavorato.
Si deve andare nella direzione corretta, anche perché il tempo dell’Italia/Pantalone è finito. È necessario industriarsi per allacciare e collegare il Paese al tempo che viene e che già in parte è, cioè al mercato, traendo ispirazione dal sistema previdenziale privato. Bisogna convertire l’Inps, cominciando con il collegare gli stipendi e le funzioni dell’ente a quello che realmente valgono e procedere nel cambiamento e rettifica di attuazione della funzione, cioè sempre previdenziale ma con modalità simil-privata.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:37