
Tari: 29 milioni di euro evasi da ministeri e Agenzia delle entrate. Il ministero dell’Interno non ha pagato 3.459.000 di euro, quello delle Infrastrutture 2,2 milioni, la Presidenza del Consiglio 616mila, il ministero della Giustizia deve 700mila euro e quello dell’Economia 709mila euro. Insomma, tartassano gli italiani onesti, alzano loro le tasse a dismisura e poi sono i primi a non pagarle. Tra gli evasori c’è persino l’Agenzia delle entrate, per la quale ci si chiede qui ad esempio come faranno gli esattori a sanzionare se stessi per le somme dovute da centinaia di migliaia di euro? I cittadini italiani annaspano e le istituzioni evadono.
Il popolo elettorale liberale di centrodestra tornerà a votare solo ed unicamente un centrodestra rifondato e liberatosi di Alfano e alfaniani in quanto conniventi con il terzo governo non eletto, l’ultimo dei tre impostici da Napolitano senza voto democratico, il governo illegittimo di Renzi. La fondazione di un grande centro liberale di centro e centrodestra può inglobare benissimo una Meloni di Fratelli d’Italia, un Di Maio grillesco dei Cinque Stelle, così come un Salvini della Lega di Maroni e di Zaia alleggeritasi di Bossi. I voti sono lì e da lì potranno venire. E verranno a iosa con la drastica riduzione delle tasse e della spesa pubblica, il riordino dello Stato in senso minimo. I moderati potrebbero “uscire” dalle fila del novello partito repubblicano, nuove forze laiche liberali che non devono aver paura di emergere prima sotto il “cappello” della struttura di un Berlusconi in cerca di eredi, poi voce e presenza autonoma e indipendente politicamente ed economicamente. Riproporre Alfano e alfaniani tipo Quagliariello nelle file del centrodestra significherebbe schifare l’elettorato, che resterà a casa propria.
Questo è lo schieramento di centro/centrodestra che deve conquistare elettorato e voti, una volta costretto Sergio Mattarella a mandare finalmente gli italiani al voto. La sinistra ha stufato, politicamente e socialmente, ed è destinata a trafficare ancora per molto tempo alla ricerca di frodi e furti di governo, unitamente a giudici in cerca di visibilità come, solo da ultimo, Raffaele Cantone, ed ad occupare l’occupabile in termini di posti pubblici stipendiati da noi.
Una volta al potere è necessario, nell’interesse del Paese, compiere la rivoluzione liberale tanto auspicata in passato quanto necessaria oggi. E cioè organizzare e prevedere un programma strategico per l’Italia che ne preveda la conversione in ente a valenza e natura prevalentemente privatistica, efficace ed effettivamente produttivo nel mercato economico internazionale, competitivo. Vale a dire che le risorse pubbliche devono essere indirizzate ad infrastrutture ed investimenti pubblici in grado di camminare da soli, economicamente autonomi.
La politica deve essere alleggerita enormemente e resa funzionale alle attività produttive italiane nel mondo. L’industria e l’impresa, defiscalizzate e sgravate totalmente del peso della burocrazia, incentivate e messe in condizione di produrre e di “correre” competitive nel mondo. Le istituzioni italiane devono essere convertite in attività utili, scorporate, sminuzzate, snellite, decentrate. I ministeri ad esempio devono diventare industrie atte alla produzione di ciò che è utile nel e per il mondo, ciò che un cinese o un arabo comprerebbe perché piace. Bisogna “rincorrere” il mercato economico-globale, non perché sia bello o giusto, ma perché serve a far mangiare e “campare” le future generazioni italiane, quelle ricche come quelle povere. Il mercato aiuta e rende molto meno poveri i poveri.
Nell’arco di una quindicina d’anni è necessario snellire lo Stato, renderlo minimo e funzionalizzarlo alla produzione ed alla produttività. È un percorso apparentemente difficile, molto più semplice nei fatti, perché lo si percorrerà comunque. È la realtà che lo sta già facendo procedere, nei fatti. Si tratta di assecondarlo e non ostacolarlo o impedirlo. La sinistra è un ostacolo perché attua politiche dirigiste e stataliste, mancandone ormai ogni presupposto e possibilità. Si tratta di andare al voto. Gli italiani sanno benissimo se votare, quando e cosa votare. La situazione e la condizione del Paese attuali sono una sorta di insulto agli italiani. Passare oltre è d’obbligo, pena la rivolta più o meno silenziosa, già peraltro in atto, degli italiani. Lasciamo che si esprimano e prontamente si dia loro il Paese che serve. Che poi è quello che vogliamo tutti.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:34