
Caro Salvini, abbiamo letto la sua intervista sul Corriere della Sera e come in altre occasioni siamo a proporle qualche approfondimento unito a spiccioli consigli. Se qualche volta le è capitato di leggerci, e speriamo di sì, avrà capito la nostra simpatia e la nostra attenzione al suo “viaggio” politico, ovviamente altrettanto avrà preso atto di suggerimenti e critiche. A partire dalla Costituzione e dalla nascita della nostra Repubblica, fare politica è stato quasi sempre considerato un mestiere semplice per ottenere potere, guadagnare molto bene, riservarsi privilegi e, nella stragrande parte dei casi, lavorare per interessi di bottega piuttosto che per quelli di tutti e del sistema paese.
Come se non bastasse, le sarà chiaro che il peccato originale di scegliere l’opzione cattocomunista a sfavore di quella liberale e laica abbia mortalmente ferito la democrazia italiana, spingendola lungo un percorso di ipocrisie, demagogie, illusioni populiste, che hanno devastato le possibilità di rendere concreta e sostenibile, economicamente e socialmente, la crescita e lo sviluppo della nostra società. Gli italiani, creduloni, disponibili, buoni e accomodanti, hanno abboccato e per decenni hanno così organizzato la loro vita e soprattutto votato, più o meno, sempre in modo che tale modello non fosse né cambiato né sostituito. Per questa ragione e per oltre cinquant’anni, la politica da una parte curava i suoi meno nobili affari, dall’altra continuava a tenere buoni i cittadini, realizzando uno stato sociale, un apparato di impiego pubblico e parapubblico gigantesco, un sistema burocratico enorme centralista da socialismo reale con servizi però di qualità terzomondista.
Nascevano così posti fissi a gogò, una previdenza da zio d’America, una sanità da Bengodi, imprese statali come funghi, interventi e salvataggi pubblici per tutto e tutti, privilegi e concessioni contrattuali da sceicchi al costo di una spesa dieci volte più grande del possibile. Durante tutto questo fasullo ben di Dio, ovviamente, la politica, la classe dirigente, i grandi burocrati e la sequela di Governi succedutisi ci mettevano il carico da undici, sperperando, dissipando, distorcendo il mercato per finanziamenti illegali e disponendo in modo a dir poco opaco del denaro pubblico. Più l’albero si piegava sotto il peso di costi insostenibili e più per non cambiare si faceva debito. Poi quando questo fu impedito, si decise, sempre per non cambiare, di iniziare il massacro e l’estorsione fiscale ai danni della gente, fino a renderla insopportabile tanto da creare nei contribuenti odio e rabbia verso lo Stato.
La giustificazione di tutto ciò, naturalmente, è sempre stata la lotta all’evasione, in nome della quale furono nascoste le ragioni vere, legate invece alle ruberie, agli sprechi, agli scandali, al malaffare della politica. Certo che l’evasione c’era e c’è ancora, certo che debba essere combattuta e seriamente, ma altrettanto certo è che lo sfascio del Paese a cui siamo arrivati non sia legato a questa. Dunque, caro Salvini, passo dopo passo mentre l’albero si inclinava sempre più pericolosamente per colpa della politica cattocomunista, siamo arrivati a Berlusconi (saltiamo Tangentopoli per andare dritti al 2001) e lì, cioè nel 2001, c’eravate anche voi, c’era anche la Lega al Governo e anche la Lega così come il Cavaliere bucò la famosa rivoluzione liberale, il cambiamento epocale verso uno Stato minimo, il mutamento copernicano del sistema Italia che tutti ci attendevamo. In quegli anni, Lega e Casa delle Libertà persero una straordinaria occasione pur disponendo di una maggioranza forte, per dare all’Italia un futuro liberale, laico e democratico e la persero così male da riconsegnare il Paese nelle mani del peggiore centrosinistra.
La colpa, caro Salvini, è stata certo di Silvio Berlusconi e dei pessimi consiglieri che purtroppo ancora gli stanno intorno, ma anche della Lega e di alcuni suoi leader che permangono. Dunque, la prima cosa che le consigliamo di fare è quella di completare l’opera di rinnovamento totale del suo movimento e dei suoi rappresentanti. La seconda cosa, più difficile da realizzare per via di un’Italia ormai devastata nei conti, nell’organizzazione, nella macchina operativa, nel sistema statuale, è quella di rivoluzionare completamente il nostro Paese, emancipandolo dalle catene di un assistenzialismo disastroso. Infatti, ormai riformare non basta più, occorre invece rivoluzionare, trasformare totalmente e in modo progressivo l’Italia, per affermare l’opzione liberale, laica e democratica.
Caro Salvini, per realizzare questo non basta predicare e stare in politica ma ci vuole una forza e un coraggio da leoni, se possibile superiore allo stile thatcheriano; ci vuole un programma chiaro e profondo (che ancora non si vede), ci vuole una classe dirigente di altissimo livello (di cui ancora non si ha traccia). Soprattutto ci vuole, prima possibile, prima che altri rubino idee e spazio (a buon intenditore poche parole...), di annunciare al Paese la nascita di un’alleanza coesa e trasparente, necessaria se si vuole puntare a vincere. Lei, infatti, cavalcando un’insofferenza, che in larga parte condividiamo, può crescere ancora e magari arrivare al 20/22 per cento, numeri molto ragguardevoli per carità, ma non sufficienti per sbaragliare definitivamente il centrosinistra e Renzi.
Per quanto riguarda il tema fiscale, la “flat tax” è suggestiva e può funzionare, ma ha bisogno di alcune precondizioni essenziali a partire da una grande pacificazione fiscale, capace di azzerare l’immenso contenzioso che ossessiona gli italiani e di far emergere così quella fascia di evasione che permane, aumentando per questo la base imponibile. Solo in questo modo l’applicazione della tassa unica può ammortizzarsi dall’inevitabile flessione iniziale, per dispiegare poi tutti i positivi effetti complessivi. Inoltre, la flat tax deve essere accompagnata da una nuova forma di fiscalità che ridisegni l’imposizione indiretta e le patrimoniali nascoste (sulla casa, sui terreni, sui risparmi...) e da pene certe e rigorose per gli inadempienti.
Sulla Legge Fornero poi, non basta avversarla, ma occorre proporre un sistema previdenziale alternativo e nuovo di zecca, sostenibile ed equo, secondo modelli econometrici che impediscano le assurde sperequazioni tra chi ha troppo poco e chi ha invece quello che mai avrebbe dovuto avere. Sul tema dell’Europa e dell’Euro, caro Salvini, non ci si affanni più di tanto; infatti, siamo convinti che il sistema non potrà reggere, prima o poi salterà da solo, è semplicemente un fatto di numeri. Meglio dunque concentrarsi sull’elaborazione ex ante di un nuovo modello di sovranità monetaria in grado di fronteggiare l’inevitabile contraccolpo, perché sia chiaro, la fine della moneta unica non sarà indolore, soprattutto per noi. Sul dramma dell’immigrazione poi, non bisogna fermarsi alla necessità eventuale di bloccarla anche militarmente, ma occorre stanare l’Europa dal suo bluff e sfidarla proponendo un immenso “Piano Marshall” da offrire ai Paesi in guerra da cui parte l’esodo, in cambio di una pace garantita.
Da ultimo, anziché riformette alla Renzi, proponga una nuova Repubblica da varare con una Costituzione nuova di zecca, elaborata da una assemblea costituente, che preveda il presidenzialismo, il federalismo vero magari per macroregioni, nessuno statuto speciale, un sistema giudiziario all’americana così come quello fiscale, uno Stato minimo e una Chiesa finalmente non interferente nella laicità del Paese e della sua politica. Insomma, caro Salvini serve un vero manifesto per una nuova Italia, proposte e coperture certe per realizzarla, tempi, squadra, alleanze per fare dell’Italia un Paese liberaldemocratico.
Serve un terremoto culturale e non bastano felpe, proteste, tweet e il 20 per cento dei consensi. Però si può fare e noi ci auguriamo che ci si riesca, è l’unica strada, è l’unica speranza per tagliare un albero storto e piantarne uno nuovo, forte e rigoglioso. Se pensa di farcela e di avere così tanta forza ci provi caro Salvini e noi saremo con lei, ma non ci prenda in giro con illusioni e favolette di Andersen, perché la pazienza sarebbe finita anche con lei e milioni di italiani concorderebbero. Se la sente? Magari ci risponda e saremo pronti a parlarne insieme!
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:30