Chiediamo i danni a Renzi & Company

Il deficit/Pil, senza la smargiassata degli ottanta euro regalati dall’imbroglio-Renzi, sarebbe all’1,6 anziché al 2,6, e non ci dovremmo preoccupare di un aumento dello spread del nostro debito pubblico che, peggiorando il nostro bilancio, esporrebbe l’Italia alla necessità di manovre aggiuntive. Con un bilancio in quasi pareggio, avremmo voce in Europa e non faremmo la non-politica di quelli che versano soldi senza neanche essere invitati ai tavoli delle decisioni che contano, come ad esempio “Grexit”. Ma questo non è che solo uno dei disastri che lascia Renzi all’Italia, cioè a noi tutti, perché ci ha addossato, assumendoli a vita, altri centomila precari nelle scuole pubbliche (che paghiamo noi), quattrocento nuovi giudici di Cassazione a oltre quindicimila euro al mese e successivamente pensionati pubblici con mega-pensione da pagare sempre sulle nostre spalle. Poi, il miserabile “statista” di provincia ci lascia un sistema elettorale in mano alle Regioni, cioè alle idrovore pubbliche numero uno, per non parlare di tutti gli errori e fallimenti che ha inanellato stante la sua inadeguatezza al governo, non a caso da una parte regalatogli dal veterocomunista Giorgio Napolitano e dall’altra pure rubato con l’imbroglio.

Cosa facciamo? Glieli chiediamo i danni, o non basta? Il risarcimento dei danni prodotti è tale da non bastare più. Bisogna sperimentare nuove formule, ad esempio una sorta di rimessione in pristino, vale a dire che Renzi e i suoi devono rimettere le cose almeno come le hanno trovate, tamquam non esset. Cioè l’Italia ha perso quasi due anni appresso all’idiota presuntuoso toscano, e deve rimettere le cose com’erano. Gli italiani ricordino bene chi ha avallato, chi ha acconsentito al peggio e lo eliminino dal panorama politico futuro. Vadano a trovarsi un lavoro vero. Qui l’Italia chiede i danni, dunque, finalmente, vuole ed esige responsabilità. Che non è un optional, ma è il normale corollario della gestione politica. Se in Italia non esiste - ancora - come in tutto il nostro passato, la categoria della responsabilità politica né alcuna regolamentazione dei partiti politici, né essenzialmente della politica in generale, ci si arriva lo stesso chiedendo i danni e facendoli pagare a chi ha fatto male a nome di tutti. Sarebbe troppo bello se, come ha fatto Napolitano, si vivesse negli agi e negli allori e, combinati i danni, non se ne rispondesse. Il Paese oggi ha bisogno di responsabilità, e di cose ben fatte.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:22