
Una bomba atomica sociale, quella dell’immigrazione incontrollata, è né più né meno una delle tante e devastanti bombe sociali ed economiche che il cattocomunismo da decenni ci regala. Per farsene un’idea migliore basterebbe rileggere le interviste dei giorni scorsi sul tema, rilasciate dal cardinale Bagnasco, dal senatore Napolitano e dall’immancabile premier Renzi. Le interviste, infatti, rappresentano la sintesi più alta dell’emulsione fra “chiesa pensiero”, “bandiera rossa pensiero” e “boy scout pensiero”, il cattocomunismo attualizzato, che ha fatto e fa dell’Italia lo sfascio conosciuto. Sull’immigrazione era chiaro che andasse a finire così, lo era dai tempi di Mare Nostrum; accettare in modo ciclopico e invasivo centinaia di migliaia di persone da scaricare sulle nostre coste non poteva che portare i cittadini all’esasperazione e al limite della rivolta.
Lo abbiamo detto e scritto in tanti, abbiamo segnalato accoratamente che l’unica soluzione sarebbe stata (ed è ancora) quella di fermare anche militarmente il fenomeno, eppure non solo non siamo stati ascoltati, ma (peggio) accusati delle più basse infamie: “Razzisti, fascisti, estremisti, e quanto altro”. Orbene, delle accuse ce ne infischiamo totalmente, per quel che ci riguarda tutta la nostra storia politica, personale e familiare testimonia l’esatto e più nobile contrario; dunque, essere considerati fascisti e razzisti ci fa il solletico, ma dell’Italia noi non ce ne infischiamo. Questo perché non siamo cattocomunisti, perché abbiamo a cuore tutti, ma particolarmente gli italiani, perché è ora di finirla con l’ipocrisia, perché l’Italia ha enormi problemi da risolvere e deve ritrovare speranza, dignità e futuro, perché siamo liberali e democratici nell’animo e nella mente e riteniamo che il buonismo peloso, l’assistenzialismo tout court e l’appiattimento fasullo siano tutto fuorché democrazia.
La prima regola della democrazia è, infatti, quella del possibile e non dell’impossibile, della sostenibilità civile e concreta e non di quella ideale e speciosa, della garanzia reale e non di quella a chiacchiere, della forza... Avete letto bene, forza, con la quale si deve agire secondo il buon senso, per farsi rispettare. Le grandi democrazie del mondo sono forti eccome, a partire dall’America sanno imporre le regole stabilite, ecco perché scrivevamo che se di fronte all’Africa ci fosse stata per esempio la California, da quel dì che i barconi sarebbero stati fermati! Da noi no, il cattocomunismo dominante dice che la democrazia è accoglienza senza limiti e senza regole; è consentire l’invasione di sconosciuti a centinaia di migliaia che si sparpagliano ovunque; è aprire le braccia a chiunque senza essere in grado di offrirgli poi civiltà, regole e integrazione. Ecco perché siamo arrivati all’allarme sociale, agli accampamenti urbani, al pericolo della scabbia e di altre malattie, alla criminalità che finisce per ingaggiare molti di questi disperati, che per fame, alla fine qualcosa - anche di brutto - sono costretti a fare.
Ecco perché la gente è imbestialita, preoccupata e stufa, perché lo Stato anziché aiutarla a risolvere la miriade di problemi che gli ha creato con decenni di malaffare e soprusi, continua a creargliene altri, fregandosene delle conseguenze. Del resto vi siete chiesti perché abbiamo il debito che abbiamo; perché il nostro sistema previdenziale è tanto sballato da richiedere follie, come la Legge Fornero; perché la nostra burocrazia è soffocante; perché lo Stato si sia infilato ovunque senza saperlo fare; perché infine, paghiamo tasse da aguzzini? Perché siamo nati e cresciuti in una democrazia falsata, cattocomunista, perché ci è stata negata l’opzione liberale, laica e democratica, sostituendola con la sudditanza, la falsificazione e la disonestà intellettuale. Ecco perché siamo arrivati a tanto, e questo tanto, sommato alle demenzialità di un’Europa sbagliata e germanocentrica, alla quale ci siamo inginocchiati per obbedire, sta portando al pettine decenni di errori e di orrori sociali, economici e politici, che i cittadini sono obbligati a pagare zitti e buoni, in nome di un progetto chiaramente fallito.
Del resto per portare gli italiani, che storicamente sono tolleranti, generosi e anche ingenui, a essere fuori della grazia divina ed esasperati con il sistema, con le tasse, con la politica, con la giustizia e con le istituzioni, ce ne è voluta eccome. Oggi siamo al limite. Lo stesso astensionismo elettorale - che pure è sbagliatissimo - lo dimostra. Non è l’Italia in senso astratto ad essere stanca, sono gli italiani ad esserlo; è la nostra gente, è il popolo ad essere stufo di scandali, sperperi, ingiustizie, tasse, promesse fasulle, boriosità di capetti mediocri che si sentono onnipotenti. Sono i cittadini a non poterne più di servizi pubblici da Terzo Mondo, di essere accerchiati da una burocrazia che serve solo ad erogare stipendi, di sentirsi insicuri dentro casa, di una giustizia lenta ed ingiusta, di sentirsi eterni secondi di fronte ai rom, agli immigrati, agli imbroglioni. Siamo arrivati ad un punto di non ritorno, o questa politica che tanto parla, promette e garantisce, cambia davvero il Paese, oppure sarà il Paese a cambiare la politica e il suo destino. La gente non ne vuole più sapere di una classe politica di predicatori, ometti e ballerine, c’è una voglia enorme di libertà, onestà e sicurezza, una gran voglia di dire basta al bluff di Renzi. C’è, insomma, voglia d’Italia.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:33