
A pochi giorni dal referendum che nella cattolicissima Irlanda ha dato il feu vert ai matrimoni tra persone dello stesso sesso - portando a 14 i Paesi Ue che hanno adottato una regolamentazione in materia - sono ancora 9 (tra cui l’Italia) quelli che non hanno previsto alcun tipo di tutela per le coppie omosessuali. Tuttavia anche dalle istituzioni europee è giunto un segnale importante.
Lo scorso 9 giugno il Parlamento Europeo di Strasburgo, con 341 voti favorevoli, 281 contrari e 81 astensioni, ha approvato a larga maggioranza un rapporto sull’uguaglianza di genere in Europa in cui si parla - per la prima volta - di “famiglie gay”, che altro non sono se non una evoluzione della definizione di famiglia. Il Parlamento ha inoltre sottolineato che anche le famiglie gay e le famiglie monoparentali dovranno essere regolamentate dalle medesime norme esistenti, come, ad esempio, i congedi parentali in ambito lavorativo.
Il riconoscimento delle nuove forme di famiglia si inserisce in una risoluzione sulle nuove strategie sulla parità di genere in cui si invita l’Unione ad adottare norme specifiche sui diritti dei migranti, delle minoranze etniche, delle donne. Il rapporto offre anche una fotografia della legislazione e delle politiche in materia di parità di genere. Da quanto emerge, l’Italia è ancora lontana da risultati soddisfacenti, nonostante alcuni passi avanti raggiunti grazie alla pressione del movimento delle donne, della società civile e finanche della legislazione europea. In materia di flessibilità familiare diciamo pure che in Italia si è poco “flessibili”, e non serviva purtroppo questo rapporto a portare a galla i colli di bottiglia della situazione italiana in termini di riconoscimento dei “diritti di coloro che sono diversi”, siano essi migranti od omosessuali. Sui migranti, tema peraltro molto caldo in queste settimane, è sufficiente sfogliare un qualsiasi giornale per avere un’idea. Quanto all’omosessualità, le sortite del cardinale Pietro Parolin all’indomani del referendum irlandese sono state sufficienti a fornire una visione chiara di quale sia il livello di apertura in materia dell’area cattolica. “Apertura” alla quale si associa tutta l’area di centrodestra della politica italiana che, di fronte a quest’ultimo traguardo, ha gridato all’orrore, preannunciando una manifestazione in difesa della famiglia tradizionale per il prossimo 20 giugno. Per non parlare del fatto che ancora qualcuno mira a “guarire” i gay dall’omosessualità, quasi si trattasse di un morbo o di un’infezione...
Il punto nodale sta nel fatto che la famiglia non è un concetto di esclusivo appannaggio cattolico. La famiglia esiste prima e oltre qualsiasi credo e può assumere diverse forme, diversi colori. Paradossale che i nostri politici, cattolici e bigotti - ma molto spesso corrotti - non si facciano scrupolo alcuno nel mettere in atto comportamenti non particolarmente commendevoli, ma si accaniscano tanto verso scelte - che riguardano le singole soggettività - a proposito delle quali sarebbe preferibile tacere.
Nella Capitale intanto, in vista del “Roma Pride” del 13 giugno, tre artisti contemporanei hanno concettualizzato, in una sola opera, l’amore omosessuale. Uno dei tre, il romano Solo - autore di un bacio tra due ragazzi - ha commentato che un gesto così semplice dovrebbe interessare solo le persone che lo condividono. Eppure sconvolge ancora molta gente. Già. La discriminazione verso chi ha scelto un amore diverso è ancora così tristemente radicata da lasciare senza fiato. Eppure sarebbe così facile comprendere che l’amore ha tante forme, è comunque una cosa bella e pertanto va rispettato. I bambini lo capiscono al volo, chissà perché a tanti adulti resti così difficile!
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:30