L’aberrante discriminazione gay

Il 20 maggio, in occasione della “Giornata internazionale contro l’omofobia”, il Robert Kennedy Human Rights Europe di Firenze ha proiettato il documentario “Global Gay. L’ultima frontiera dei diritti umani”, di Frédéric Martel e Rémi Lainé. Global Gay ci guida in un viaggio attraverso i cinque Continenti per seguire da vicino gli attivisti che si battono per il riconoscimento dei diritti Lgbt nel mondo. La visione del documentario ha rappresentato un’esperienza toccante (e scioccante) per chi scrive. Global Gay apre mostrando le impiccagioni di piazza di due ragazzi accusati di omosessualità in Iran nel 2005, e prosegue mostrando numerosi casi di discriminazione e allontanamento di omosessuali dalla propria comunità e dalla propria famiglia. Una donna africana racconta di non avere più chance di vedere i propri cari e la propria figlia. Le persone della sua comunità le hanno detto: “Dio non ti conosce”.

Nel mondo milioni di uomini e donne sono tuttora costretti a vivere nell’ombra a causa del proprio orientamento sessuale. Dei 196 stati membri delle Nazioni Unite, l’omosessualità viene punita in 84 Paesi con la pena detentiva o i trattamenti psichiatrici. In 7 Paesi si ricorre addirittura alla pena di morte. Ma a quanto pare anche nella nostra “civilissima” Europa continuano ad accadere cose imbarazzanti, anche se almeno le impiccagioni di piazza non fanno parte della nostra cronaca. Pochi giorni fa attraverso un referendum gli irlandesi hanno dato il loro convinto “sì” alle nozze gay. Un risultato importante verso una parità di diritto che non ha alcun senso negare. Ma ovviamente la Chiesa, che a sproposito crede ancora di essere l’ombelico del mondo, ha commentato la notizia in modo spiacevole e inadeguato. Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha definito le nozze gay “una sconfitta per l’umanità”, per poi proseguire dicendo che “la Chiesa deve tener conto di questa realtà nel senso di rafforzare il suo impegno per l’evangelizzazione. Questa non è infatti soltanto una sconfitta dei principi cristiani, ma dell’umanità”.

Le affermazioni del cardinale Parolin lasciano davvero di stucco. E almeno due sono le considerazioni che emergono in modo pressoché spontaneo. La religione cristiana non era forse una religione tollerante e aperta alla diversità? Non si raccontava forse che Dio amasse tutti i suoi figli allo stesso modo? Forse a margine di questa affermazione esisteva un asterisco con relativa nota a pié di pagina – che come d’uso nessuno ha letto – che diceva “tutti, tranne gli omosessuali?”. Allo stesso modo il cardinale ritiene di dover difendere la famiglia, che rimane comunque centrale. E chi la sta minacciando, forse l’Isis? Scherzi a parte, il riconoscimento di un diritto come quello ai matrimoni tra persone dello stesso sesso non mina in alcun modo “la sacra famiglia” tanto cara a santa romana Chiesa. Di fronte a queste aberranti ed insultanti dichiarazioni, Papa Francesco, che sembra “illuminato” e in un certo qual senso “anticonformista”, dovrebbe intervenire. Perché anche questa è omofobia, anche questa è discriminazione, e come tale dovrebbe essere inammissibile.

 

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:33