
Ancora una volta Matteo Renzi e i suoi comandanti si accingono a dare testimonianza del rispetto del diritto e soprattutto delle persone. Così come per gli 80 euro, sulla sentenza della Consulta la strada sarà quella del: “tu mi piaci e tu no”, una vergogna illiberale, che poi nel secondo caso, entra a pieno titolo nel campo dell’incostituzionalità. Del resto, stupidaggini a parte, non c’è una lira e quella che c’era, racimolata estorcendo sudori e sacrifici della gente, è stata sprecata proprio con l’elargizione elettorale degli 80 euro e adesso non resta altro che imbrogliare di nuovo tutto e tutti infischiandosene dei dispositivi costituzionali.
In questo quadro colpiscono due cose: la prima è il silenzio del Capo dello Stato che fino a pochi mesi fa era anche membro autorevole della Alta Corte; la seconda è la pervicacia con la quale gli italiani continuino a farsi intortare dall’esecutivo e dalla maggioranza. Sono queste connotazioni esemplari perché da una parte Sergio Mattarella rappresenta la tutela suprema della carta e dunque dell’uguaglianza dei cittadini, dall’altra il popolo e la gente rappresentano, nel nostro ordinamento, la sovranità unica. Eppure, in modo diverso, le due vette della democrazia tacciono. Infatti, il Quirinale zittisce sull’interpretazione di parte di una sentenza che, al contrario, andrebbe applicata per intero e basta e il popolo, anziché alzare la voce per chiedere il rispetto della sua sovranità e dei diritti costituzionali, finisce per accettare l’ennesimo sopruso magari, peggio ancora, continuando a votare centrosinistra.
Insomma, continuiamo ad essere uno strano Paese dove tutti si lamentano nei luoghi pubblici ma, poi, nel privato della cabina elettorale finiscono nel non trovare la forza per cambiare. È proprio la mancanza di questa forza che trasforma Renzi in un titano, specialmente oggi vista la totale assenza di opposizione, di un’area antagonista di centrodestra e di un polo forte e alternativo. In buona sostanza si sono paradossalmente create le peggiori condizioni perché la democrazia abbia un senso compiuto per questo, a giusta ragione, si parla di democrazia ferita, azzoppata o malata. Per noi, sarebbe stato ovvio un garbato ma fermo richiamo del Capo dello Stato all’ottemperanza pedissequa della sentenza. Del resto chi se non lui, fine giurista, esperto del diritto e garante della Repubblica, può farlo? A dirla tutta sarebbe anche lecito supporre che Mattarella da giudice costituzionale abbia, nei mesi scorsi, analizzato il problema assieme ai colleghi di allora; dunque, quale migliore occasione per un limpido messaggio sul funzionamento dei poteri costituzionali in Italia? Eppure tant’è. E dopo il silenzio sul metodo con il quale l’Italicum è stato approvato arriva anche quello sulla perequazione pensionistica sentenziata dalla Consulta. Una grande opportunità sciupata specialmente in un momento come questo che vede gli italiani confusi, smarriti e disorientati. Per tale ragione, nei giorni scorsi, avevamo scritto che la democrazia siamo noi e prendendo spunto da una nota pubblicità dicevamo: “possono toglierci tutto ma non il voto”. È proprio dal voto e con il voto che noi possiamo ripartire e cambiare ciò che fino ad oggi non si è cambiato. È nelle nostre mani la più potente arma per riformare il Paese e per cacciare chi ci ha illuso, deluso, tartassato ed esasperato sperperando un’enormità di soldi pubblici.
Del resto a che serve lamentare e imprecare contro una giustizia ingiusta, contro un fisco aggressivo e persecutorio, contro un servizio pubblico da terzo mondo e contro un’immigrazione devastante e incontrollata se poi chiamati a decidere non si decide, o peggio ci si dà la zappa sui piedi da soli. Se il Capo dello Stato sceglie la via del silenzio, il Premier quella della discriminazione e il Governo quella della finzione, almeno noi potremmo una volta buona sceglierne una diversa, quella di farci sentire cambiando tutto e tutti in modo democratico e certo. Tra qualche giorno saremo soli in una cabina elettorale per il governo di alcune regioni, ricordiamocelo, può essere uno straordinario punto di partenza.
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 15:21