
Il Corriere della Sera primo per diffusione totale. Il Sole 24 Ore primo nel digitale. Gli ultimi dati dell’Ads sulla diffusione dei quotidiani di marzo 2015 confermano l’espansione del fenomeno della crescita delle edizioni digitali e il regresso delle copie cartacee. Se si analizzano le diffusioni totali (che non sono le vendite) si ricava che i primi due giornali italiani (Corriere della Sera e Repubblica) indietreggiano rispetto a marzo del 2014 del 10,1 per cento il primo con 405.703 copie e del 7,4 per cento il secondo con 338.431 copie.
Cresce il quotidiano economico della Confindustria dell’8,1 per cento con 398.018 copie grazie alle 213.530 digitali totali, mentre le copie digitali del Corriere della Sera sono 86mila e quelle di Repubblica circa 63mila. È da questi elementi che bisogna partire per avere un quadro preciso dello stato di salute dell’informazione italiana.
Per fare il punto, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ha interpellato 2.300 professionisti del settore e ascoltato 400 editori nazionali e locali. Il materiale raccolto è stato messo a disposizione dell’Ordine dei giornalisti, della Fnsi, della cassa di previdenza e della Fieg.
Ci sono pertanto tutti i presupposti per valutare quali misure adottare per affrontare una delle più gravi crisi dell’editoria. Palazzo Chigi, dopo il rinvio per impegni del sottosegretario all’editoria, deve riconvocare il tavolo con tutti i protagonisti del settore, edicolanti compresi. C’è l’urgenza, come dimostrano i bilanci in rosso dell’Inpgi, della Casagit e il massiccio ricorso alla cassa integrazione ed ai prepensionamenti.
Gli spunti di riflessione sono molti, a partire dai dati di Report senza frontiere sulla libertà di stampa. Dai dati si evince che la maggior parte dei cittadini s’informa attraverso i media tradizionali (tv, radio, quotidiani, periodici) cui seguono le testate on-line, i social network, i blog e le agenzie di stampa. L’affermazione di Internet come mezzo di comunicazione di massa è dovuta alla preferenza dei giovani per questo strumento e la diffusione dei cellulari e dei tablet. Conta però soprattutto il concetto di reputazione che acquista una rilevanza centrale nel sistema informativo. Così le testate con marchio consolidato e riconosciuto (L’Opinione, ad esempio, giornale fondato da Camillo Benso conte di Cavour) acquistano maggiore autorevolezza rispetto alle nuove.
Circa il 30 per cento degli editori italiani dal lato dell’offerta di quotidiani è presente nel comparto da almeno 30 anni, mentre le società in attività da meno di 10 anni sono poco più del 20 per cento. Per ora comunque l’incidenza delle entrate generate dal prodotto cartaceo è di gran lunga maggiore rispetto al prodotto digitale. Quest’ultimo però negli ultimi 5 anni ha raddoppiato il suo peso e continua l’espansione. Da un confronto tra editori digitali e tradizionali, tra quotidiani on-line e cartacei, emerge che i ricavi degli editori digitali siano meno della metà di quello degli altri a causa della differenza della raccolta della pubblicità ancora a favore dei secondi.
Interessanti i dati sull’occupazione. Negli ultimi 15 anni l’assorbimento dei lavoratori da parte delle imprese editrici è drammaticamente sceso del 50 per cento del totale dei rapporti di lavoro scendendo al 34 per cento nel 2014 a fronte di una crescita del ruolo delle televisioni nazionali e locali e soprattutto degli uffici stampa e comunicazioni aziendali e pubblici. I giovani, al di sotto dei 40 anni, rappresentano nelle redazioni on-line quasi l’80 per cento. I dati, pertanto, per affrontare la crisi ci sono. Serve la volontà politica per 3 aspetti messi in evidenza nel dossier: l’evoluzione della professione giornalistica, le caratteristiche nuove dell’offerta e la peculiarità della domanda d’informazione in tempi di Internet e di Rete.
Il punto di partenza è la constatazione dell’affermazione dell’on-line sia come mezzo d’informazione al pubblico sia come fonte d’informazione per altri media. Questo per le sue caratteristiche d’immediatezza, copertura in tempo reale della notizia e gratuità. Con una riflessione su un punto critico del web: la diffusione di quelle che vengono chiamate “bufale”. Cresce allora nel pianeta dell’editoria il rapporto di fiducia tra lettore e giornale, rapporto che si costruisce anche con la trasparenza che deve arrivare alle spiegazioni in caso di errori.
Nel giornalismo si fa strada una metamorfosi rispetto al modello tradizionale in cui la notizia sembrava calata dall’alto al lettore. Questo cambiamento porta a maggiori competenze specifiche e ad utilizzare più tempo per le verifiche delle fonti. Va quindi approfondita la discussione su quale sia il modello di business in grado di garantire all’editoria qualità e autorevolezza dell’informazione e adeguati ritorni economici.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:25