La fiducia e aria nuova

Nel giorno in cui Bersani si accorge che il Partito Democratico non è più la sua “ditta” (sebbene Renzi glielo abbia cantato, da mesi, in tutte le lingue) e Boccia imputa alla “sua base” (tanto per non parlare di partito personale) il suo voto di fiducia, gli italiani si sono perfettamente resi conto di quanti “cuor di leone” abitino la sinistra Dem e quanto vuoto gonfi le vele del demagogico ululare alla “morte” della democrazia. In democrazia le lacrime di coccodrillo non fanno farina. Chi dissente ha un’unica arma: il voto! E nella fattispecie, il voto di sfiducia al Governo. Non l’uscita dall’aula; non l’astensione; non le furbate varie, ma la chiarezza di un no all’Italicum, a Renzi e al “suo” partito.

La sfida politica lanciata dal Premier, nel suo stile garibaldino, rischia di essere umiliata dalla codardia di un’opposizione (tanto di destra quanto di sinistra) incolore, in-credibile, incapace (o impossibilitata per le mille e mille contraddizioni) persino di argomentare - nel merito - un dissenso per tantissimi versi anche giustificato. I convenevoli “vaffa” d’aula, ben rappresentati dalle cronache parlamentari, descrivono meglio di ogni altra immagine l’inadeguatezza di una classe politica abbarbicata alle “fisime” di palazzo, terrorizzata dalle urne ed annichilita da una leadership resa invincibile dal non-coraggio dei suoi avversari interni ed esterni e sublimata dalla inconsistenza di un’alternativa di governo credibile.

Da tempo avevamo individuato nell’Italicum la cruna dell’ago di un sistema politico al collasso. La “bomba rigeneratrice” in mano di un Premier tanto “spregiudicato” quanto deciso e - a suo modo - chiaro. Le “colonne d’Ercole” di una democrazia italiana sbattuta nella cenere. La fiducia non è sull’Italicum -per tanti aspetti criticato e criticabile- quanto su di un futuro che, per una volta, ha bisogno di una vera e netta rottura con l’ultimo passato. A sinistra come a destra!

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 15:12