
"Siamo noi quelle che rubiamo sulla metro, sì, mille euro li facciamo in un giorno quindi sto meglio a rubare, chi se ne frega se la vecchietta dopo muore, non mi dispiace io mi prendo i soldi e sto a posto".
Sono queste le tristi dichiarazioni di due rom,13 anni una e 15 l’altra, rilasciate al microfono di Francesca Bastone, inviata per Mattino Cinque. Non hanno paura, si beffano della telecamera e si preoccupano di sapere quando andrà in onda la loro performance da fiere ladruncole. Un delirio di arroganza e strafottenza. E gli occhiali non li indossano per coprire la vergogna, ma perché “così sembro più sexy”.
E assordante è il silenzio della Procura della Repubblica di Roma, che non ha fatto sapere di avere aperto ufficialmente nessun indagine sui reati di cui si sono accusate, senza senso di colpa alcuno, le due minorenni, supportate dal buonismo della Presidente della Camera, Laura Boldrini, che non perde occasione per difendere diritti di rom e immigrati, nonostante la consapevolezza generale degli italiani, che siamo in presenza di un problema grave che va assolutamente risolto senza che questo implichi in alcun modo l’appellativo di “razzista”.
Da tempo la magistratura non fa mistero di intervenire per ristabilire un ordine etico nella società. Lo ha fatto in maniera eclatante nel perseguire il leader del centro destra, accusato di aver avuto rapporti con una minore e non avverte la stessa impellente necessità nei confronti di un fenomeno diffuso e condannato dal comune sentire della quasi totalità della popolazione. Il fatto che le due ragazze siano minorenni non impedisce di procedere contro chi ne organizza il sistematico sfruttamento che in questo caso non è della prostituzione ma di furto. Il cittadino ha il dovere di sapere se l’obbligatorietà dell’azione penale è valida per casi che danno pubblicità sui media, oppure se l’azione del giudice è tesa al perseguimento del reato nell’interesse più generale del cittadino onesto.
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 14:49