Tanti, troppi  “dottori”   sul capezzale della Rai

Due settimane cruciali per la Rai. Rivoluzione e conservazione si scontrano nelle ipotesi dei vari soggetti interessati ai cambiamenti. Sono in tanti a voler mettere le mani sulla riforma del servizio pubblico di radiotelevisione: dai partiti al sindacato interno dei giornalisti fino ai dirigenti d’azienda.

Si parte da Palazzo Chigi. Il premier Matteo Renzi si è convinto (o è stato convinto dopo lo scontro con la Presidente della Camera, Laura Boldrini) che non si può procedere con decreto legge. Rientra più allora nello schema mentale del segretario del Partito democratico quello di procedere per annunci successivi. Al prossimo Consiglio dei ministri si procederà ad un confronto preliminare sulla base del dossier predisposto dal sottosegretario Giacomelli, ma anche l’attuale ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha qualcosa da dire date le sue precedenti esperienze in materia televisiva.

All’esterno è molto attivo il presidente della Commissione parlamentare di vigilanza, il grillino Roberto Fico, che tiene i contatti dello schieramento pentastellato sia con i vertici di viale Mazzini sia con gli esponenti del Pd e lo stesso Renzi.

Dopo il piano del direttore generale, Luigi Gubitosi, del 15 dicembre (in scadenza come il Cda zoppo per le dimissioni della signora Todini non rimpiazzata e la querelle sulla lettera del consigliere Verro) in tutte le redazioni centrali e periferiche dell’azienda di viale Mazzini si sta discutendo la piattaforma dell’Usigrai intitolata “Raipiù”.

È una corsa a chi fa prima. Renzi ha fatto filtrare l’intenzione di voler adottare per la Rai “un modello codice civile”, ossia superare la legge Gasparri nominando direttamente un amministratore delegato unico con ampi poteri, eliminando la figura del direttore generale, stabilendo anche la separazione netta tra la gestione e il controllo che spetterebbe ad un organismo tutto da definire.

L’Usigrai ha iniziato le assemblee a Perugia, Firenze, Genova, Torino e Aosta. Il club dovrebbe essere l’assemblea di venerdì al Tg3 per concludere a Palermo prima del referendum del 19-22 su questa piattaforma: nomina di un New Gathering unico (un solo centro di raccolta dell’informazioni), direttore delle news scelto con una selezione pubblica, l’informazione di rete che torna all’interno dei Tg (caso Porta a Porta di Vespa, Virus, Ballarò, Agorà), presenza capillare sul territorio (ristrutturazione delle sedi regionali). Per il sindacato si tratta di una grande occasione di partecipare per dire che “il cambiamento, il rilancio e il futuro della Rai servizio pubblico parte dall’interno”.

Con tanti dottori in campo quella della Rai sarà “una riforma radicale, coraggiosa”? Ci credono in pochi. Un primo assaggio si avrà dalle linee guida che varerà il Consiglio dei ministri prima di mettere nero su bianco l’articolazione del disegno di legge. È probabile che farà la fine dell’annunciata riforma della scuola. Andrà ad intasare l’attività parlamentare che già non riesce a procedere al varo dei tanti decreti attuativi in discussione, senza parlare dei ritardi sulla riforma fiscale.

 

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:25