Le cronache familiari

La partecipazione a un progetto di ricostruzione del centrodestra in senso federato, come ovvio, dipende dalle idee, dall’appartenenza e dal peso elettorale. Bene, leggendo queste tre ragioni si capisce subito perché Angelino Alfano e il Nuovo Centrodestra non c’entrino niente. Oltretutto, non pochi esponenti di area popolare (Alfano + Casini, il chiarimento è d’obbligo per l’evanescenza dell’alleanza) sono pronti a passare o con la Lega o con Giorgia Meloni. Dunque, tolto Angelino dal ragionamento... Scusate lo strano giro di parole, la rinascita di un polo antagonista a Matteo Renzi è questione a tre: Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Detto ciò, nasce il paradossale problema, trattandosi appunto di una alleanza contro Renzi, lontana da Renzi, opposta a Renzi, alternativa a Renzi, di chiedere a Forza Italia di scegliere una volta per tutte. Va da sé che il piede in due staffe non paghi, né con gli elettori, né con i potenziali alleati e più si avvicina il momento del confronto e della scelta e più gli italiani chiedono chiarezza, ecco perché Matteo Salvini cresce e in proporzione anche Giorgia Meloni.

Quei milioni di persone avvelenate per la Tasi, l’Equitalia, la Legge Fornero, il lavoro, l’immigrazione selvaggia, la sicurezza e la burocrazia, in un quadro politico come il nostro non possono che scegliere Salvini o Fratelli d’Italia. Nel nostro Paese, infatti, c’è voglia di schierarsi, di prendere posizione, c’è voglia insomma, seppure con diverse sfumature, di stare in due poli avversari e alternativi, il doppiogiochismo non funziona più. Sia chiaro, noi non siamo fascisti come non lo sono i milioni di elettori che vogliono mandare a casa Renzi, solo l’ipocrisia e la falsità dei cattocomunisti può mettere in giro questa voce, quella che chi simpatizza con lega e con Salvini sia pronto a marciare su Roma. Stupidaggini becere che si attaccano a quattro scalmanati di CasaPound, per omologare tutto e tutti, dimenticando poi che per la legge dell’equivalenza, altrettanto dovrebbe valere per gli scalmanati opposti che alle manifestazioni portano magliette di Che Guevara, Fidel Castro o Lenin che sia.

Bene, noi diciamo che la stragrande parte degli italiani che si schierano, che contano e che fanno la differenza non portano magliette né rosse né nere, portano solo la voglia di essere ascoltati, come la democrazia impone. Salvini l’ha capito e intelligentemente offre sponda e asilo a questa gente, additarlo di estremismo e autoritarismo nostalgico è semplicemente ridicolo e antidemocratico dal momento che la democrazia, se è tale, non può che nutrirsi dell’attenzione al malessere, al disagio e al malcontento di chi si oppone e manifesta la voglia di cambiare. Dunque, il futuro del centrodestra è un affare a tre, politicamente parlando, Salvini, Berlusconi e Meloni. È solo con loro che può giocarsi la partita di un polo antagonista a Renzi e visto che due hanno già scelto, non resta che scelga il Cavaliere, l’abbiamo detto e ridetto. Berlusconi deve decidersi e per quanto sia difficile per lui prima lo fa e meglio è, ogni mese in più di indecisione non può che favorire la crescita degli altri e se, poco poco, Forza Italia scendesse ancora, il potere contrattuale di Silvio Berlusconi evaporerebbe. Non serve, infatti, evocare l’unità ed essere ambigui, fare appello alla coesione e non parlare più di Tasi, tasse, Europa e sicurezza, richiamare all’alleanza e dare, poi, sponda al trinchetto fiorentino. Serve che Forza Italia si schieri e insieme a Lega e Fratelli d’Italia prepari un programma forte e alternativo, di politica economica, sociale, industriale e culturale; serve un grande manifesto per rilanciare un modello liberale di crescita e sviluppo.

Non c’è molto tempo per farlo, i segnali del Paese non sono quelli che la grancassa mediatica funzionale a Renzi ci indica, balliamo sul fuoco e basta niente per bruciarci, a partire dall’insostenibilità del peso fiscale con il quale si tiene in piedi il debito. Per questo lanciamo un accorato appello a Berlusconi: caro Silvio puoi essere centrale per il futuro del Paese, pensa alla gente e traine coraggio (quello che nella tua storia non è mai mancato), se non lo facessi per noi non ci sarebbero più scuse.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 14:36