
Procede come nelle trincee di guerra il dibattito parlamentare sulla riforma costituzionale. Da un lato il Governo e la maggioranza cercano di ridurre al minimo ogni dibattito, le opposizioni di allungare i tempi.
I contenuti della riscrittura della Carta rischiano di passare all’ultimo posto. 10 gennaio, seduta 374 della Camera, XVII Legislatura: pur di non intralciare la marcia governativa, gli onorevoli Quintarelli e Coppola, che nell’agenzia Digitale rivestono i ruoli di presidente del comitato di indirizzo e di consigliere del Direttore, avrebbero rinunciato all'inserimento in Costituzione della trasparenza negli atti della pubblica amministrazione e della competenza esclusiva dello Stato nel coordinamento digitale dei dati e delle piattaforme (emendamenti 31.26 e 31.708). Dalla sciagurata riforma del titolo V delle competenze statali, regionali e comunali, l’Italia dell’amministrazione pubblica digitale è divenuta una tuta di Arlecchino di mille prodotti, sistemi, standard, piattaforme e codici informatici, cui ha posto un freno solo la standardizzazione evoluta degli operatori privati del mercato globale dell’Ict.
Quando l’autonomia territoriale dei progetti, contenuti ed iniziative si trasforma in un dedalo di lingue e alfabeti, gli strumenti della comunicazione digitale diventano il regno della incomunicabilità. Senza un cambiamento chiaro, il senso stesso dell’esistenza dell’Agenzia Digitale sarebbe stato compromesso (infatti ad oggi appare sostanzialmente un ente dedito solo alla produzione di linee guida per bandi gestiti da altri). Con la gentile tenacia che lo contraddistingue è intervenuto Antonio Palmieri, l’unico deputato di FI da sempre impegnato nell’innovazione, dai tempi dei due Codici dell’Amministrazione Digitale dei Ministri Stanca e Brunetta. Si è impuntato ed ha fatto un vero miracolo, convincendo il suo gruppo e gli altri partiti, incluso il Movimento5Stelle fino a far cambiare parere alla ministra Boschi ed al governo.
La modifica dell’art. 117 della Costituzione, c.2, lettera r) per la riunificazione digitale nazionale, a firma Palmieri, è stata approvata da 364 deputati su 368. Restano due annotazioni paradossali. La prima è sul parere ufficiale del Governo rimasto contrario in quanto immodificabile per motivi di regolamento!. La seconda è per il ruolo giocato da Quintarelli in linea con il suo gruppo di Scelta civica. L’onorevole presentava un’idea a lungo coltivata dai protagonisti del intergruppo parlamentare Innovazione (Coppola, Palmieri, Quintarelli). Malgrado i mille articoli e le mille medaglie, era al suo primo emendamento ed al suo intervento. Avrebbe gettato tutto subito alle ortiche di fronte ad un alzar di ciglio del Governo, come un ufficiale che ai primi scoppi si ritira in disordine.
Dopo che Palmieri ha ripreso la proposta, torcendo l’opposizione governativa, Scelta Civica ed il suo esponente sono stati ben felici di accodarsi. Non è però che il digitale non preveda, per il successo, le migliori caratteristiche dell’uomo: coraggio, convinzione, caparbietà e amor proprio. Gli ingredienti del miracolo di Palmieri.
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 15:05